Ricostruita l’aggressione a Giulia Cecchettin, ferita già sotto casa. La procura tedesca: ‘La consegna di Filippo Turetta in alcuni giorni’ – Notizie

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È stata trasmessa in Germania la richiesta delle autorità italiane di consegnare al nostro Paese Filippo Turetta. Anche se la richiesta italiana non è ancora arrivata in Germania, la Procura generale competente, quella di Naumburg, si aspetta che Filippo Turetta venga consegnato all’Italia “in alcuni giorni”.

Riguardo a Filippo Turetta “sussiste il pericolo che reiteri condotte violente nei confronti di altre donne”. Vi sono infatti elementi idonei “a fondare un giudizio di estrema pericolosità, che desta allarme, dato che i femminicidi sono all’ordine de giorno”. Lo si legge nell’ordinanza di custodia cautelare del gip di Venezia, datata 20 novembre, che ora si aggiunge alle altre carte dell’indagine inviate al Ministero di Grazia e Giustizia, e che una volta tradotta, sarà girata alle auorità tedesche che hanno in custodia Filippo. Per il giudice “l’inaudita ferocia” del giovane ne dimostra “la totale incapacità di autocontrollo”.

La dinamica dell’omicidio

Sono da collocare in circa 22 minuti, tra le 23.18 e le 23.40 dell’11 novembre le due aggressioni che hanno portato alla morte di Giulia Cecchettin per mano di Filippo Turetta, tra la casa della ragazza e quella la zona industriale di Fossò (Venezia). La ricostruzione è contenuta nell’ordinanza di custodia cautelare del Gip di Venezia emessa ieri, e trasmessa per l’emissione del mandato di arresto europeo nei confronti di Turetta, per i reati di omicidio aggravato dalla relazione affettiva e sequestro di persona. Il primo episodio viene ricostruito dal racconto di un testimone, il secondo dalle telecamere di sorveglianza della zona. 

 Secondo la ricostruzione cronologica effettuata dalla Procura, è alle 23.18 che il teste segnala l’aggressione in via Aldo Moro, a circa 150 metri da casa Cecchettin. Una voce femminile urla “così mi fai male” chiedendo ripetutamente aiuto; poi il teste vede “calciare violentemente una sagoma che si trovava a terra” e poi la Punto allontanarsi.
E’ qui che sono state trovate tracce di sangue e un coltello da cucina di 21 centimetri, senza manico, assieme un’impronta di calzatura, sporca probabilmente di sangue.
Dalle telecamere di Fossò, distante da Vigonovo circa 6 chilometri, è quindi emerso che Giulia, ferita ma non gravemente, sarebbe riuscita a fuggire venendo inseguita da Filippo, che l’ha scaraventata a terra, cade all’altezza del marciapiede e non si muove più. L’aggressore la muove, poi va a prendere la macchina, la carica probabilmente nel sedile posteriore e fugge. Sul marciapiede sono stati poi trovati sangue con capelli sullo spigolo stradale e un pezzo di nastro telato argentato intriso di sangue e capelli “probabilmente applicato alla vittima per impedirle di parlare”, scrive il giudice.
Anche qui è stata poi trovata una impronta sporca di sangue di una calzatura, risultata compatibile con quella del parcheggio di Vigonovo. Erano le 23.40; alle 23.50 la Punto nera è uscita dall’area, poi è stata vista in vari punti delle province di Venezia, Treviso. L’ultima inquadratura è alle 9.07 del 12 novembre, da Cortina in direzione Dobbiaco.

 Giulia Cecchettin è stata uccisa “infierendo con plurimi colpi da arma bianca”, quindi “scaraventandola a terra”, poi “caricandola in auto” e infine “abbandonandola in un luogo isolato”. La sequenza degli episodi è stata ricostruita dal Gip di Venezia, nell’ordinanza di custodia cautelare, per il reato di omicidio volontario.
L’aggravante viene sottolineata dal giudice perché il delitto viene compiuto “contro persona legata al colpevole da relazione affettiva”, anche se terminata.
Infine, il reato di sequestro di persona viene contestato ritenendo che Giulia sia stata trattenuta nella Punto nera “contro la sua volontà per un lasso di tempo apprezzabile”. 

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