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Sassari I disturbi dell’alimentazione sono in netta crescita, e soprattutto si sta abbassando l’età dei pazienti. Se prima l’anoressia era un problema soprattutto delle ragazzine di 15 o 16 anni, adesso si presenta spesso durante l’adolescenza, con bambine di 10 o 13 anni che si trovano a dover fare i conti con il rifiuto verso il cibo. A loro, e chi soffre di bulimia e degli altri disturbi della nutrizione, è dedicata la Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla, che si celebra ogni anno il 15 marzo a partire dal 2018.
Il professor Stefano Sotgiu, direttore della struttura complessa di Neuropsichiatria Infantile dell’Aou di Sassari, oggi alle 15,30 nell’aula “Segni” del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Sassari in viale Mancini 5, modererà il convegno “I disturbi alimentari e della Nutrizione: 10 anni di cambiamenti” che verterà sul delicato tema dell’anoressia, della bulimia e dell’obesità giovanili. «Ci sono altri approcci sbagliati nei confronti del cibo – spiega il professor Sotgiu – l’ortoressia, ad esempio, è l’ossessione per il mangiar sano. È il voler assumere a tutti i costi le proteine contro i carboidrati, è un rapporto distorto che dimentica del tutto il gusto della buona tavola».
La linea di confine è molto vicina a un altro disturbo in crescita: la vigoressia. «Parliamo dell’ossessione per la propria muscolatura. Ne sono affetti soprattutto i frequentatori delle palestre, che stravolgono il loro rapporto con il cibo». E ancora la drunkoressia: «Ne sono affetti coloro che rinunciano alle calorie e mangiano meno durante la settimana, per poi permettersi di bere gli alcolici nel weekend». Tuttavia le patologie più gravi, quelle che cioè comportano un alterato consumo persistente del cibo, e che in seconda battuta compromettono anche il fisico e psiche, restano l’anoressia nervosa e la bulima.
«Il 30 per cento dei ragazzi del liceo tendono ad avere dei disturbi nell’alimentazione e quasi la metà di loro iniziano una dieta. I fattori predisponenti sono i rapporti con i genitori: ci sono quelli che incoraggiano l’assunzione controllata del cibo, quelli che criticano i chili di troppo dei figli. E poi abbiamo i modelli di magrezza, l’esaltazione dell’esercizio fisico. Non è un caso che durante il covid, quando i ragazzi erano isolati e molto più esposti ai condizionamenti dei social, i casi di anoressia si sono triplicati».
Ci sono dei precisi campanelli d’allarme ai quali i genitori è bene che prestino attenzione: «Lo sminuzzamento eccessivo del cibo, i pranzi e le cene che durano ore, perché le ragazze tendono a mangiare molto lentamente. Prima di sedersi a tavola assumono grandi quantità d’acqua per placare l’appetito, e a metà del pasto si alzano per andare in bagno, presumibilmente per vomitare le pietanze. Tutti questi sono segnali ricorrenti che indicano un problema che non va sottovalutato». Quanto alle precauzioni da adottare: «Il rapporto con il cibo deve essere quanto più gioioso e conviviale. Anche con i bambini è inutile forzarli a mangiare, se non ne hanno voglia: Altrimenti si innesca un conflitto con il cibo e col genitore, e stare a tavole non sarà per lui piacevole».
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