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VENEZIA – Le braccia alzate in segno di resa, lungo la corsia di emergenza dell’A9 Berlino-Monaco, vestiti sporchi di sangue e quattro parole in inglese: «I killed my girlfiend», si sono sentiti dire gli agenti tedeschi. Erano intervenuti per una macchina nera a fari spenti, di notte, e invece si sono ritrovarti davanti la primula rossa ricercata in tutto il Nordest italiano, senza capire lì per lì quanto un aggettivo possessivo potesse già raccontare del femminicidio di Giulia Cecchettin, che da agosto non era più fidanzata con Filippo Turetta. «Ho ucciso la mia ragazza», è stata invece la confessione – inutilizzabile in sede processuale – del giovane dopo una settimana di fuga, almeno a leggere il verbale dell’ispettorato di polizia di Halle e le dichiarazioni fatte all’avvocato Emanuele Compagno: «Volevo schiantarmi con l’auto e mi sono puntato più volte il coltello alla gola, ma non sono riuscito a farla finita», ha confidato il 22enne di Torreglia, per il quale il difensore non esclude di chiedere una consulenza psichiatrica.
LA PERQUISIZIONE
Oltre alle macchie di sangue sugli abiti, Filippo presentava anche delle ferite sia sulle dita che sulle caviglie, segno probabilmente della furiosa colluttazione con Giulia tra Vigonovo e Fossò, ma forse anche della discesa nell’impervio canalone di Pian delle More per disfarsi del corpo. Nella Fiat Grande Punto – sotto sequestro a Halle – è stato recuperato un coltello, che ora dovrà essere analizzato: bisognerà capire se sia uno dei due usati per colpire la 22enne: l’altro era stato rinvenuto senza il manico sul luogo del delitto. È stato inoltre sequestrato il telefonino di lui, rimasto spento dalla sera dell’11 novembre, mentre quello di lei non è stato trovato. Il giovane aveva con sé anche un guanto e una carta di credito prepagata.
Intanto il documento inviato dal ministero della Giustizia è arrivato ieri mattina alla Corte d’appello di Venezia.
I TEMPI
«Ringrazio la giustizia tedesca per i tempi rapidi», ha dichiarato il vicepremier Antonio Tajani. L’autorità giudiziaria della Germania parla di “estradizione”, ma tecnicamente si tratta di una “consegna” all’Italia: la procedura non coinvolge gli organi politici, e cioè i due ministri della Giustizia, ma si basa sulla cooperazione giudiziaria fra Paesi in ambito europeo.
Il gip Vitolo ha disposto la misura di custodia cautelare e quel provvedimento è stato riportato nel certificato che ha valore in tutti gli Stati dell’Ue. Il 22enne è stato fermato sabato e portato domenica pomeriggio in tribunale a Halle, dov’è stato convalidato l’arresto. Davanti al giudice il giovane ha prestato il consenso al rimpatrio. Mentre in Italia sarebbe stata necessaria un’udienza davanti alla Corte d’appello, per valutare la richiesta della Procura generale e sentire il detenuto, in Germania è stato ratificato il provvedimento di Halle, per cui l’organo collegiale di Naumburg ha dato il via libera all’operazione dopo l’assenso irrevocabile di Filippo. Ecco perché già domani il Servizio per la cooperazione internazionale di polizia sarà nella cittadina prussiana per prendere in consegna l’indagato e riportarlo in Italia. Passerà per Roma: per i voli di linea, da Leipzig-Halle serve lo scalo a Monaco di Baviera o Francoforte sul Meno, mentre da Berlino c’è il diretto per Fiumicino. In caso di aereo militare, l’atterraggio avverrebbe a Ciampino. Una volta nella Capitale, il 22enne si vedrà notificare l’ordinanza di custodia cautelare. Poi sarà trasferito a Venezia per l’interrogatorio di garanzia. Leggi l’articolo completo
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