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Grazie all’intelligenza artificiale i parlamentari saranno in grado di identificare informazioni utili all’interno di una grande quantità di documenti, preparare al meglio un’iniziativa legislativa o un intervento su un tema specifico avendo a disposizione in poco tempo tutti gli elementi necessari. Sarà più semplice anche ricostruire il quadro normativo o gli interventi già fatti su un particolare dossier, ma può diventare uno strumento utile anche per i cittadini che possono trovare più facilmente notizie o aggiornamenti sui lavori parlamentari. Mercoledì alla Camera il Comitato di vigilanza presenterà il rapporto sull’intelligenza artificiale a supporto del lavoro parlamentare. Il Tempo ha intervistato il presidente di questa Commissione nonché vice presidente di Montecitorio Anna Ascani del Partito democratico per capire meglio di cosa si tratta.
Qual è l’utilizzo che può svolgere l’Intelligenza artificiale nei processi di lavoro parlamentare?
“L’intelligenza artificiale generativa può essere di supporto nel semplificare il lavoro dell’amministrazione nella redazione dei dossier, in particolare nella parte comparativa con le legislazioni degli altri Paesi europei e non. Può poi essere utile anche al singolo parlamentare nel momento in cui si trova a redigere una proposta di legge o un intervento su un determinato argomento perché ha maggiore facilità di reperire informazioni di natura comparativa o che ricostruiscano lo stato dell’arte su quello specifico tema. Se un parlamentare vuole intervenire, ad esempio, sull’edilizia scolastica attraverso un’applicazione di IA generativa può sapere più facilmente il quadro della normativa vigente, può trovare quali sono gli interventi fatti ai diversi livelli, quindi regionale, comunale e provinciale. Si avrebbe un grande impatto anche sull’accountability e sulla trasparenza del Parlamento nel momento in cui uno strumento aperto all’opinione pubblica consentisse al cittadino di verificare cosa fa il parlamentare, cosa fa un gruppo parlamentare e i suoi rappresentanti. Ovviamente queste sono le opportunità ma ci sono anche dei rischi legati alla sicurezza dei dati, all’affidabilità delle informazioni e, quindi, il lavoro che sta portando avanti il Parlamento è finalizzato a massimizzare le opportunità minimizzando i rischi. Ovviamente non siamo gli unici a muoverci in questa direzione”.
Proprio riguardo questo aspetto. Come vi siete preparati a minimizzare i possibili scenari di rischio?
“Ci apriremo al mondo dell’università proprio per farci aiutare da tecnici, ricercatori ed esperti nell’implementare applicazioni che siano le più sicure possibili dal punto di vista della catena del dato e rispettose di quei principi che sono alla base dell’Artificial intelligence Act, in cui ci riconosciamo pienamente. Quello che a noi interessa è che la tecnologia, soprattutto quando è applicata alla democrazia, preservi la centralità dei cittadini”.
Quando è iniziata l’indagine conoscitiva della Commissione e come si è svolta?
“L’indagine conoscitiva è iniziata ad aprile 2023 ed è durata fino a febbraio, quasi un anno. Si è svolta ascoltando esperti di intelligenza artificiale, in particolare di intelligenza artificiale generativa, ma anche esperti di etica applicata all’IA e stakeholder, ossia i rappresentanti di quelle aziende, purtroppo tutte basate fuori dall’Europa, da Meta a Google passando per Open AI che ci hanno illustrato qual è la situazione della ricerca che stanno facendo e del mercato in questo momento. Ci hanno fatto capire un po’ meglio quali possono essere i prossimi sviluppi. Poi, a ottobre dello scorso anno, c’è stata una missione negli Stati Uniti dove abbiamo visitato le sedi di queste grandi aziende, sia a Seattle che in Silicon Valley, e anche a Stanford, dove c’è uno dei centri universitari più noti al mondo per la ricerca su Human Centered AI, cioè l’intelligenza artificiale centrata sull’uomo”.
Ci sono esempi di utilizzo dell’IA generativa dentro le istituzioni in altri Paesi?
“Come noi, anche altri paesi stanno facendo un lavoro conoscitivo, poiché in questo ambito conoscere per deliberare diventa ancora più importante che in passato. Noi siamo il primo Parlamento in Europa ad aver avviato questo lavoro di indagine conoscitiva e anche il primo ad aver avviato una sperimentazione specifica all’interno dell’istituzione parlamentare. Si stanno muovendo il Congresso americano, si è mosso il governo francese con una sperimentazione resa nota pochi giorni fa, il governo inglese ha promosso una conferenza internazionale che poi è stata raccontata in tutto il mondo per trovare delle regole comuni. Quindi in realtà sia in Europa che nel mondo c’è grande interesse ma al momento non ci sono esempi veri e propri di applicazione, per questo ci candidiamo a essere pionieri”.
Per utilizzare queste tecnologie ci vuole uno specifico know how, pensate di formare il personale della Camera o di assumere personale esterno? È per questo che avete pensato a call rivolta ai giovani sviluppatori?
“Alla Camera sono stati fatti finalmente tanti concorsi attraverso cui sono entrati anche giovani ingegneri, dotati di competenze anche molto elevate da questo punto di vista. La call è finalizzata a trovare un modo per applicare l’IA generativa minimizzando i rischi. Non immaginiamo di sostituire il personale della Camera con personale esterno. Ovviamente nel momento in cui l’implementazione di questa applicazione dovesse diventare strutturale avremo bisogno di percorsi di aggiornamento anche del personale, ma questo alla Camera si fa abbastanza sistematicamente”.
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