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Ha visto prima Papa Francesco poi il capo dello Stato, Sergio Mattarella, infine è stato un’ora a Palazzo Chigi a colloquio con Giorgia Meloni. Javier Milei, nuovo presidente dell’Argentina, ha confermato anche in Italia tutto il suo repertorio.
Al termine dell’incontro con la presidente del Consiglio, ad esempio, ha postato su X un messaggio dai toni apocalittici: «Trema il comunismo mondiale. L’ultima cosa che vedrà il comunismo mondiale prima di essere distrutto», recita il post accompagnato da una foto ufficiale dell’incontro dei due tenuto a Palazzo Chigi.
Sulla stessa falsariga anche il messaggio successivo, sempre dopo il colloquio con Giorgia Meloni: «Un’alleanza strategica tra Argentina e Italia, guidate da Milei e Meloni, attorno a una visione del mondo ed una filosofia comuni, sarà decisiva per la difesa dell’Occidente».
Per Milei, ultraliberista, l’Occidente sarebbe in pericolo, come ha detto anche a Davos poche settimane fa, perché troppo legato a modelli «di stampo collettivista». Anche nell’intervista a Quarta Repubblica, su Retequattro, ha affermato che «il comunismo è una malattia dell’anima» e «ci sono ancora molti che lo vogliono applicare».
Più sobrio e concreto il commento della capo del governo: «à stato un incontro positivo nel quale abbiamo dialogato sullo sviluppo di nuovi partenariati in settori chiave per le nostre economie come l’energia, le infrastrutture e l’agroalimentare. Italia e Argentina vantano un profondo legame storico e culturale che auspichiamo possa proseguire per una rinnovata cooperazione in diversi ambiti». Sempre su Retequattro, Milei detto di nutrire«un profondo disprezzo per lo Stato: io ritengo che lo Stato sia il nemico, un’associazione criminale, l’unica cosa che fa è tassare i privati».
L’udienza con il Papa è durata un’ora, un tempo-record superiore a quello concesso ai predecessori. C’era tanto di cui parlare. Dopo l’abbraccio («posso darle un bacio?») al termine della Messa di domenica, da fonti argentine filtra che Milei si sia «scusato» con Bergoglio per gli insulti che gli ha rivolto in campagna elettorale, «imbecille», «affine ai comunisti assassini», eccetera. «Ho dovuto riconsiderare alcune posizioni, abbiamo iniziato a costruire un legame positivo», ha detto in tv. Francesco è realista, «sa che era una strategia di marketing elettorale e dialoga con tutti», riassume il cardinale argentino «Tucho» Fernández.
Piuttosto, la nota della Santa Sede dice che «ci si è soffermati sul programma del nuovo governo per contrastare la crisi economica»: Bergoglio è preoccupato per i tagli alla spesa pubblica e la povertà crescente, Milei ha spiegato la sua riforma e di aver trovato una situazione già tragica. Non si fa menzione del viaggio in Argentina: il presidente lo ha invitato ma il Papa ha 87 anni, è «disposto» ad andare, forse a fine anno, però ha già in programma la Polinesia in estate e dipenderà anche dalla salute.
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