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È una storia – di abusi edilizi – che dura da 14 anni. Da tanto Giovanni Malagò sta cercando di evitare, attraverso mille ricorsi, l’abbattimento della sua mega-villa «Le Nanine» (un nome dato in omaggio alle figlie) sorta sulle dune di Sabaudia nel 1991. Ma ora siamo all’atto finale. Il Consiglio di Stato, dopo aver anche indagato sulla vicenda, ha respinto gli appelli del presidente del Coni e avallato così le ordinanze di demolizione.
Più volte in questi ultimi anni la polizia giudiziaria gli ha contestato la realizzazione di opere abusive e quando nel 2009 il Comune di Sabaudia gli ha ordinato le demolizioni ha fatto subito ricorso. Ma è stato sconfitto prima al Tar e ora al Consiglio di Stato. Nel mirino della giustizia amministrativa vani sotterranei estesi per 118 metri quadri in cui Malagò ha ricavato una stanza massaggi con bagno, un’area vogatori sempre con bagno, una stanza pluriuso, un atrio d’ingresso un ripostiglio e un corridoio.
Otto anni dopo il Comune gli ha poi negato la sanatoria per tre dependance, l’ampliamento di una quarta, un locale adibito a stireria e dispensa, l’ampliamento della cucina, una tettoia per le auto, una tettoia adibita a stenditoio, un vialetto, una piattaforma in legno e anche un barbecue.
Ora non c’è più niente da fare. Ora il presidente del Coni dovrà dire addio alle grigliate all’aperto e l’ampia dependance in cui ospitare gli amici.
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