«Principio di infarto a causa dell’influenza ricoverato d’urgenza, così mi sono salvato»

admin
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RIMINI

«Il 30 dicembre ho sentito una fitta al petto, nella zona del cuore, poi dei dolori all’avambraccio destro e sinistro. Mi sono messo nel letto pensando che passasse, invece il dolore non passava e per la prima volta ho preso seriamente in considerazione l’idea di andare in ospedale». Paolo, nome di fantasia per qualificare un riminese di 42 anni, sportivo e in buona salute, è una delle persone che ha avuto a che fare con l’influenza A. Ricoverato nel reparto di Cardiologia dell’ospedale Infermi di Rimini a cavallo tra l’anno vecchio e quello nuovo, può dire di avere avuto a che fare con una brutta forma di influenza, di quelle che, ammette con un pizzico di ironia, «non credi mai possano capitare proprio a te». Ex maratoneta, uomo sano e allenato, Paolo, nonostante ciò, ha riportato una miopericardite, un’infiammazione del pericardio (una membrana che circonda il cuore) che sarebbe potuta anche risultare fatale, senza le cure somministrate in ospedale. «E tutto questo – sottolinea – è stata una diretta conseguenza dell’influenza».

Quali sono stati i primi sintomi?

«Il 26 dicembre ho iniziato ad avere brividi, a non sentirmi bene. Ero ancora in montagna, per l’ultimo giorno di vacanza e il mattino successivo nonostante non fossi in formissima ho guidato fino a Rimini. Ancora non mi sentivo particolarmente male, poi il 28 mi sono svegliato con la febbre a 38, un gran male alla gola e un fastidio terribile alle orecchie. Ho chiamato il medico di base, ma lui era oberato di lavoro e non ha potuto visitarmi. Ci siamo parlati per telefono e su quella base mi ha dato un antibiotico. L’ho preso ma non mi ha fatto effetto: la febbre è rimasta costante, fino al pomeriggio del 30, quando ho sentito la fitta al petto, in zona cuore, oltre a dei dolori che coinvolgevano l’avambraccio destro e anche il sinistro. Non era insopportabile ma non è andata via. Allora ho richiamato il medico, che mi ha detto che se quei sintomi fossero persistiti avrei dovuto fare accertamenti. Ed è stato a quel punto che ho preso in considerazione l’idea di andare all’ospedale, ma di accedere al Pronto soccorso non avevo proprio voglia, immaginavo che avrei dovuto attendere ore e ore, ed ero troppo debilitato per farlo. In quel momento però ho avuto un’illuminazione».

Quale?

«Chiamare l’ambulanza. E ben che ho fatto: hanno collegato i sintomi che lamentavo a quelli dell’infarto e in pochissimo tempo un’ambulanza è venuta a prendermi a casa e mi ha trasportato in massima urgenza all’ospedale. Mi hanno ricoverato in Cardiologia: sono stato subito visitato e sottoposto ad esami: Ecg, coronografia e tanti altri, che per fortuna non hanno evidenziato situazioni di pericolo. Ma è quando ho fatto le analisi del sangue che è arrivata la diagnosi: avevo una miopericardite, un’infiammazione ai tessuti muscolari del cuore, causata dall’influenza A, alla quale sono risultato positivo facendo il tampone. Per motivi ignoti il virus ha preso una strada che non avrebbe dovuto prendere e ha intaccato il cuore».

Era molto spaventato?

«Sì, molto, soprattutto perché il dolore al petto non l’avevo mai avuto e non sapevo cosa mi stesse succedendo e oltretutto non mi aspettavo di essere così grave, non immaginavo che un’ambulanza si sarebbe precipitata a casa mia, e non credevo che sarei dovuto restare ricoverato per cinque notti – tutto sommato, neanche tanto – nel reparto di Cardiologia. E non posso fare a meno di chiedermi cosa sarebbe successo se non avessi chiamato l’ospedale. Magari mi sarebbe passato, poi alla prima corsetta mi sarebbe venuto “un colpo”?».

Passato lo spavento e la fase acuta della malattia, come si sente adesso?

«Sto metabolizzando quello che mi è successo. I medici mi hanno detto che può capitare, che l’influenza può avere queste rare complicazioni. Addirittura, mi hanno detto che ricoverato nello stesso reparto c’era un ragazzo di 24 anni. Però non te lo aspetti, pensi sempre che non succedano a te queste cose. E ora … beh, sono stato dimesso ma per un mese e mezzo devo continuare a prendere antinfiammatori perché l’infiammazione persiste, non posso prendere freddo e stare all’aria aperta e non devo contrarre altre malattie virali. Cosa che con due figli piccoli non è facilissima, ma ci proviamo. Insomma, non è ancora finita, ma il peggio è passato».

I medici le hanno spiegato perché ha avuto questa complicazione?

«No, hanno detto che non c’è una causa specifica, che a volte in situazioni di stress, se si è più debilitati, può capitare. Forse in montagna mi sono compromesso sciando, prendendo freddo, guidando anche se stavo male, non saprei dire. Di positivo, però, c’è il trattamento e le attenzioni che ho avuto in ospedale: i medici e gli infermieri sono stati molto precisi, molto attenti, non hanno affrettato per nulla le dimissioni. E poi mi hanno raccomandato una cosa».

Cosa?

«Di fare il vaccino contro l’influenza il prossimo inverno. Me l’hanno scritto nella lettera di dimissioni. Visto questo precedente, è meglio prevenire le prossime influenze».

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