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Trascorrere una serata piacevole con gli amici in un locale mangiando un buon panino, magari accanto a una buona birra; preparare ricette particolari che rendono felici i nostri familiari; cucinare per un pic-nic all’insegna di una giornata piacevole. Tutto questo ci fa comprendere che il cibo non è solo un modo per alimentarci e soddisfare unicamente le nostre necessità nutritive legate al fabbisogno corporeo ma rappresenta una componente importante che condiziona fortemente le nostre relazioni sociali e che ha un impatto emotivo importante sulla nostra autostima. Anche la conquista di obiettivi, che ci prefissiamo attraverso una dieta, è strettamente legata alle motivazioni e alla rete di relazioni sociali che investono ogni persona e che spesso minano o sono la causa del fallimento di un determinato percorso.
Parla l’esperto
A spiegarlo a CasertaNews è lo psicologo Giuseppe Della Gatta: “In uno scenario così complesso che si articola tra cibo e benessere della persona, si possono verificare diversi comportamenti legati all’alimentazione che ognuno di noi può mettere in atto. Ad esempio, grandi abbuffate, isolamento sociale, ossessioni sulla perdita di peso, ansia, sbalzi di umore, depressione, una spropositata attenzione per l’immagine del proprio corpo. Ognuna di queste condizioni può rappresentare un campanello d’allarme ed essere segnali di disturbi del comportamento alimentare. I più noti sono la bulimia, caratterizzata dall’assunzione di grandi quantità di cibo e condotte compensatorie come ad esempio il vomito indotto; l’anoressia, che è ritenuto uno dei disturbi più gravi che induce la persone a rendere il peso corporeo il più basso possibile anche se fortunatamente le ultime indagini statistiche hanno fatto registrare un calo notevole del numero di persone affette da questo disturbo; il ‘binge eating disorder’ noto anche come ‘disturbo da alimentazione incontrollata’ che, come la bulimia nervosa, è caratterizzato comunque da grandi abbuffate ma non sono presenti le condotte compensatorie. Attualmente, si stanno facendo strada nuovi tipi di disturbi della condotta alimentare come l’ortoressia, che consiste in una eccessiva preoccupazione a ingerire cibi sani; e la vigoressia, dove il cibo è visto come uno strumento per modificare la forma fisica”.
La diagnosi e i consigli
Il dottor Della Gatta, con studi in via Luciani 43 a Vitulazio e in via Nazionale Appia 118 a San Tammaro, sottolinea: “I disturbi del comportamento alimentare trovano le loro cause in una combinazione di fattori di tipo biologico, sociali e psicologici. Pertanto vanno affrontati coinvolgendo varie figure di professionisti come psicologi, esperti della nutrizione e medici. Fondamentale è cogliere i campanelli di allarme, fin dall’inizio della loro comparsa, e intervenire tempestivamente. Purtroppo segnali importanti passano, spesso, inosservati e non si presta loro particolare importanza. Affrontare un disturbo del comportamento alimentare fin dai primi sintomi rappresenta un punto di forza che, nella maggioranza dei casi, è fondamentale per affrontare un percorso di guarigione che coinvolge spesso anche la famiglia della persona che ne è affetta. Gli interventi per ritrovare il benessere psicologico e psicofisico in questo ambito sono molteplici e vanno dai colloqui psicologici agli incontri di equipe attraverso una terapia che miri a modificare il comportamento disfunzionale ovvero i comportamenti messi in atto da coloro che soffrono di tali disturbi come ad esempio ossessioni, ansia, abbuffate”.
Poi lo psicologo conclude: “E’ importante avere un momento di autoanalisi personale per capire se stiamo affrontando una dieta nel modo giusto ed equilibrato. Qualora avvertiamo sensazioni di malessere non esitiamo a parlarne con un professionista che sarà in grado di orientarci ad affrontare il tutto nel modo più sano possibile per la nostra salute psico-fisica”.
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