perché imparare a inghiottire le pillole fa bene ai piccoli pazienti, ai genitori e al pianeta- Corriere.it

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Imparare a inghiottire le medicine in pillola fa bene ai pazienti, ai genitori e, a sorpresa, all’ambiente. Un articolo scientifico pubblicato da poco sul British Medical Journal a fima di un team inglese fa un’analisi dei benefici e dei costi delle medicine in formato pillola, confrontato con gli stessi farmaci in formato liquido.

Quasi tutti i genitori fanno errori di dosaggio

I benefici per pazienti e famiglie derivano dalla resa migliore, della maggior facilità di aderire alle terapie, di dosare il medicinale e dall’evitare alcuni viaggi. In uno studio retrospettivo condotto in un singolo centro statunitense su 150 prescrizioni di dimissioni pediatriche, è stato calcolato che il passaggio alle pillole avrebbe potuto far risparmiare 200mila dollari all’anno.

Infatti i pacchetti di pillole possono essere divisi per erogare un numero specifico di dosi, mentre le formulazioni liquide devono essere erogate in flaconi interi, il che significa spesso sprecare le dosi in eccesso (ad esempio nel caso di prescrizioni a breve termine, come per gli antibiotici). Per le prescrizioni a lungo termine, le pillole possono essere dispensate in quantità maggiori rispetto ai liquidi, riducendo il numero di viaggi del paziente.

A casa gli stessi genitori commettono errori nel dosare i liquidi, sbagli che sono più comuni di quanto si pensi: uno studio americano su 2110 genitori ha rilevato che più dell’80% ha commesso almeno un errore di dosaggio con le formulazioni liquide e il 21% dei genitori ha commesso almeno un errore di dosaggio maggiore del doppio della dose prevista.

Infine l’aderenza: alcuni farmaci liquidi possono essere sgradevoli e contenere zucchero, coloranti e conservanti per migliorarne il gusto, ma gli additivi aumentano il rischio di carie dentale. Un gusto amaro in medicina è stato il secondo motivo più frequentemente citato per la mancata aderenza alla terapia antibiotica a breve termine in uno studio condotto su 414 pazienti in Arabia Saudita.

Il vantaggio per l’ambiente

Sorprendentemente anche l’ambiente ringrazierebbe per l’uso delle pillole medicinali rispetto ai flaconi: l’esatto impatto sull’impronta di carbonio deve ancora essere calcolato, ma ci sono alcune prove.

Una valutazione del ciclo di vita dei medicinali condotta in India ha rilevato che l’impronta di carbonio della produzione di pillole di paracetamolo è 15 volte inferiore a quella di una dose equivalente di liquido.

Le pillole in genere sono disponibili in confezioni più piccole e leggere rispetto ai liquidi, occupano meno spazio nei camion e creano meno rifiuti di imballaggio. I liquidi inoltre richiedono siringhe o cucchiai dosatori, contribuendo ad aumentare i rifiuti di plastica.

Infine, le pillole hanno una durata di conservazione più lunga e possono essere conservate fuori dal frigorifero, quindi hanno un fabbisogno energetico inferiore durante il loro utilizzo e hanno meno probabilità di essere sprecate.

Si insegna dai 4 anni: ecco come

Il dato su cui non si riflette abbastanza, si legge nello studio inglese, è che la deglutizione delle pillole è un’abilità di vita che può essere appresa presto. Ai bambini con una deglutizione normale può essere insegnato con successo a deglutire a partire dall’età di 4 anni. Entro i 10 anni ai bambini dovrebbero essere prescritte le pillole come standard, scrivono gli autori e ricordano come in alcuni Paesi sono state sviluppate strategie per facilitare questo apprendimento.

Una di queste nel Regno Unito è KidzMed, una tecnica in sei fasi illustrata con video, cartoni animati e un quiz, per insegnare a professionisti, genitori, bambini e giovani come ingoiare le pillole. In sintesi consiglia:

1. Trova un posto confortevole senza distrazioni.
2. Lascia che il bambino scelga la propria bevanda.
3. Inizia con la pillola o il dolcetto più piccolo.
4. Metti la pillola dolce o la medicine di prova al centro della lingua.
5. Offri tre sorsi di liquido da bere.
6. Prova un’altra pillola o un dolce seguendo gli stessi passaggi (dì sempre quello «successivo», non il «più grande»).

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