Manovra, la Lega ritira gli emendamenti. Il mea culpa di Romeo dopo la strigliata di Salvini

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ROMA – “L’errore è mio, avevo capito che si potevano presentare due o tre emendamenti simbolici ed ero convinto che anche gli altri capigruppo di maggioranza lo avrebbero fatto”. L’atto di pentimento lo recita Massimiliano Romeo, il capogruppo della Lega al Senato. Contattato da Repubblica, spiega come è nata la decisione di presentare le tre proposte di modifica alla legge di bilancio che portano la firma dei senatori del Carroccio. Un’iniziativa che ha rotto formalmente il patto interno alla maggioranza dal titolo “zero emendamenti” alla Finanziaria in Parlamento.

“Li ho già ritirati e fatti trasformare in ordini del giorno”, si affretta a sottolineare Romeo. Che martedì sera, quando sono spuntati i tre emendamenti, è stato ripreso al telefono da Matteo Salvini. Furioso, il segretario della Lega, a sua volta raggiunto poco prima da una telefonata di Giorgia Meloni, durante la quale la premier ha chiesto conto del blitz. Salvini, dal canto suo, ha replicato sostenendo di essere ignaro dell’iniziativa dei suoi al Senato e ha promesso di farli ritirare. Detto, fatto. Parte la chiamata a Romeo, che stamattina ha ritirato gli emendamenti.

Ma perché la Lega ha depositato le tre proposte di modifica? Romeo riconduce l’errore di valutazione all’ultima riunione di maggioranza che si è tenuta la settimana scorsa nelle stanze della commissione Bilancio di Palazzo Madama, dove la Finanziaria è sotto esame. A presiedere l’incontro c’era il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani. L’indicazione ai capigruppo di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia è stata chiara: niente emendamenti il 21 novembre, il termine fissato per il deposito delle proposte di modifica dei gruppi parlamentari.

“Pensavo che un paio di emendamenti, a saldi invariati, potessero essere presentati, ma evidentemente ho capito male”, spiega Romeo. L’iniziativa ha fatto irritare anche Forza Italia. Mentre Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, prova a spegnere l’incendio: “Chi si illudeva che l’accordo non tenesse è stato deluso: la Lega ne ha presentati tre, di cui Salvini ha già detto che vi sarà il ritiro”.

Gli odg. Dalle pensioni dei giudici alla spending dei Comuni

I tre emendamenti, come si diceva, sono stati trasformati in altrettanti ordini del giorno. I temi sono la spending review degli enti locali, i lavoratori transfrontalieri e le pensioni dei giudici onorari. Il primo odg modifica il contributo che i Comuni sono chiamati a dare sul fronte della revisione della spesa pubblica: meno tagli per i sindaci virtuosi. In pratica la Lega chiede di modificare la platea dei Comuni interessati dalla misura decisa dal governo.

La seconda proposta introduce un tetto massimo mensile, tra 30 e 190 euro, in base al reddito, al contributo chiesto ai pendolari transfrontalieri con la Svizzera. Sostanzialmente si introduce un principio di progressività sul prelievo.

ll terzo titolo riguarda invece la magistratura onoraria: di fatto prevede la possibilità per i giudici onorari di restare in servizio fino a 73 anni, su base volontaria. Una norma che la Lega aveva già provato a far passare in alcuni provvedimenti recenti.

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