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Può simulare uno stato depressivo, ma anche altre forme di disturbo psichico: è la pseudodemenza. Il termine non rientra nei sistemi diagnostici ufficiali, è oggetto di discussione tra gli esperti, ma viene comunque utilizzato per la sua utilità clinica, dato che consente di distinguere alcune forme di deterioramento psichico che una volta adeguatamente trattate sono reversibili. In effetti la pseudodemenza può presentarsi con difficoltà di concentrazione, deficit di varie funzioni cognitive e ritardo psicomotorio, sintomi che soprattutto in persone anziane fanno pensare all’inizio di un processo involutivo del cervello. «È invece una condizione che può essere fermata e invertita con un trattamento adeguato» dice Salomé Mouta del Departamento de Psiquiatria e Saude Mental dell’Unidade Local de Saude di Guarda, in Portogallo, prima autrice di un articolo sull’argomento pubblicato sulla rivista General Psychiatry.
I rischi di confusione con la depressione
Al contrario, ancora oggi il processo di deterioramento cerebrale tipico della vera demenza non è arrestabile né significativamente ritardabile. «Persone con un disturbo depressivo moderato o grave possono sviluppare un declino delle funzioni cognitive, con deficit dell’attenzione, ritardo psicomotorio, difficoltà a pensare chiaramente, a concentrarsi, a prendere decisioni, tendenza a dimenticare». È evidente quindi che esistono rischi di confondimento tra vera demenza, depressione e pseudodemenza. Alcuni studi indicano che tra il 20 e il 30 % di chi riceve una diagnosi di demenza iniziale potrebbe in realtà essere affetto da una forma di pseudodemenza, con sintomi condivisi con un disturbo depressivo.
I sintomi
Una persona anziana che inizia ad avere difficoltà a ricordare nomi, a perdere la fluidità del parlare, ad avere lacune di memoria, a non riuscire a concentrarsi sui suoi compiti, ad avere difficoltà a pianificare la giornata, ad avere turbe emozionali, tenderà facilmente a pensare che forse si sta avviando verso una deterioramento cerebrale, ma in realtà anche uno stato depressivo può essere causa di questi sintomi. La differenza sta sia nell’evoluzione delle due condizioni sia nella loro risposta ai trattamenti. Inoltre, mentre nella vera demenza presto si evidenzia un processo di involuzione fisica del cervello rilevabile con tecniche di visualizzazione cerebrale, nelle forme depressive questa involuzione è assente oppure si manifesta in aree molto limitate, come l’ippocampo, quando il disturbo dura molto tempo.
La diagnosi
«La diagnosi di pseudodemenza in persone adulte/anziane pone delle sfide a causa di diversi fattori» dice ancora Mouta. «Innanzitutto lo stesso processo di invecchiamento comporta cambiamenti cognitivi e di funzionamento del cervello, così che diventa difficile distinguere tra semplici cambiamenti dovuti all’età e primi segni di una depressione o di una vera demenza. Inoltre, la diagnosi di pseudodemenza è resa complessa dal fatto che nelle persone anziane possono sovrapporsi sintomi depressivi e sintomi di diverse condizioni involutive di tipo neurologico. Infine, è anche possibile che una persona possa al contempo sperimentare sia una vera demenza sia una depressione, il che aggiunge ulteriori difficoltà a una corretta diagnosi». Quest’ultimo caso è tutt’altro che raro: circa il 30% di coloro che soffrono di demenza vascolare o di malattia di Alzheimer hanno sintomi depressivi evidenti, così come il 40 % di chi soffre di malattia di Parkinson. «A causa della comunanza di sintomi tra demenza e depressione, può risultare difficile riuscire a capire se chi convive con una demenza soffra anche di depressione.
I segnali a cui fare attenzione
Alcuni segni rivelatori possono essere la perdita di interesse e di piacere in attività che normalmente quella persona faceva volentieri, la tendenza all’isolamento sociale, la mancanza di energie, la negatività dei pensieri e la perdita di speranza, o la presenza di sentimenti nichilistici di mancanza di valore, tristezza, sensi di colpa, tentativi di autolesionismo, stato confusionale crescente».
I trattamenti
Per quanto riguarda i trattamenti disponibili, oggi gli specialisti concordano sul fatto che in generale, se si sospetta un caso di pseudodemenza, è opportuno innanzitutto provare a trattare lo stato depressivo o qualsiasi altro eventuale disturbo psichico sottostante. «Il trattamento della depressione può variare da persona a persona» conclude Mouta. «Ma di solito è basato sia su interventi psicoterapici, sia sull’uso di farmaci antidepressivi. Iniziare il trattamento della depressione può essere di aiuto anche per riuscire a distinguere una pseudodemenza da una vera demenza. E un trattamento efficace potrà anche alleviare il malfunzionamento cognitivo associato alla depressione, con un miglioramento sintomatologico importante.
Le principali differenze tra demenza e pseudodemenza
Ecco alcune differenze tra pseudodemenza e demenza. Nella prima, l’inizio è brusco, di solito giorni o settimane; lento e insidioso nell’altra. Nella forma pseudo, i sintomi progrediscono in modo rapido e tendono a peggiorare al mattino; i familiari se ne accorgono presto. Nell’altra la progressione è lenta e graduale, a lungo termine i sintomi peggiorano durante la notte e i familiari all’inizio non notano i deficit e le disabilità. Per quanto riguarda il soggetto, nella pseudodemenza è facile abbia già una storia di sintomi depressivi o maniacali. Invece nella demenza di rado è presente una storia di questo tipi. Anche l’umore cambia: depresso, con scarse reazioni a situazioni tristi o allegre, nella prima forma. Labile e superficiale, con reazione normale o esagerata a situazioni tristi o allegre nella seconda. La persona con pseudodemenza, tende a sottolineare i propri difetti di memoria, mentre nella demenza tende a minimizzare, negare e nascondere i propri deficit di memoria.
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