Che differenza c’è tra latte d’avena e bevanda d’avena?

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Nel panorama delle alternative vegetali al latte animale, l’avena occupa un posto di rilievo, apprezzata sia dai consumatori che seguono diete vegane sia da coloro che, per scelta o necessità, riducono il consumo di latte vaccino (a proposito, cosa mangiano i vegani a colazione?).

Tuttavia, nell’ambito di questo crescente interesse, emergono spesso termini come “latte d’avena” e “bevanda d’avena”, utilizzati quasi indistintamente. Ma esiste una reale differenza tra i due?

Nomenclatura e regolamentazione

Donna che versa del latte d'avena

Shutterstock/Artem Oleshko

La distinzione tra “latte d’avena” e “bevanda d’avena” è in gran parte una questione di nomenclatura legale e marketing, influenzata dalle normative vigenti nel Paese di vendita.

Nell’Unione Europea il termine “latte” è legalmente riservato al latte di origine animale, più in particolare

la denominazione legale “latte” [è] riservata esclusivamente alla commercializzazione del prodotto della secrezione mammaria, ottenuto mediante una o più mungiture, senza aggiunta o sottrazione.

Fonte: regolamento europeo (UE) n. 1308 del 20 dicembre 2013.

Di conseguenza i produttori di alternative vegetali devono utilizzare termini come “bevanda” o “drink” per descrivere i loro prodotti, da qui “bevanda d’avena”.

Origini e composizione

La bevanda d’avena viene prodotta attraverso la lavorazione dei chicchi d’avena; l’avena viene messa a bagno in acqua (ammollo), poi frullata e infine filtrata per ottenere un liquido cremoso e dal sapore dolce.

A livello industriale a questo processo, replicabile senza difficoltà anche a casa, può essere integrato con trattamenti di tipo enzimatico, volti ad esempio ad aumentare la palatabilità nonostante l’elevato contenuto di fibre e soprattutto di amido (si può ad esempio ricorrere a un’idrolisi enzimatica dell’amido mediante alfa e beta-amilasi, enzimi che scompongono l’amido in polisaccaridi più piccoli senza necessità di precedente gelatinizzazione tramite cottura).

Dal punto di vista nutrizionale, la bevanda d’avena è naturalmente priva di lattosio e di proteine del latte, il che lo rende adatto a chi è intollerante al lattosio o segue una dieta vegana.

Potrebbe inoltre essere una discreta fonte di fibre solubili, in particolare i beta-glucani (che hanno dimostrato di avere effetti benefici sulla glicemia e sul colesterolo), ma molto dipende dalle modalità di preparazione (vedi dopo).

Tuttavia il latte d’avena ha generalmente un contenuto di proteine inferiore rispetto al latte vaccino e ad altre bevande vegetali, come quella di soia. Per questo spesso viene arricchito con vitamine e minerali come calcio, vitamina D e vitamina B12.

Differenze tra i prodotti: come scegliere?

Le principali distinzioni tra i vari prodotti disponibili sul mercato si riducono a fattori come il contenuto nutrizionale specifico (ad esempio, la presenza di additivi, dolcificanti o nutrienti fortificati) e il sapore, che possono variare notevolmente da un marchio all’altro.

Si consiglia in genere di preferire preparazioni con pochi o nessun ingrediente aggiunto, con l’eccezione delle vitamine e dei minerali; meglio ad esempio optare per preparazioni senza zuccheri aggiunti (un qualsiasi dolcificante può eventualmente essere aggiunto a casa, prima del consumo, in modo da aver sotto controllo la quantità esatta) e additivi (anche se ovviamente nel contesto di una dieta sana qualunque alimento può trovare posto).

Utile infine preferire le preparazioni con un buon apporto di fibra (ottenuta quindi da processi di filtrazione meno spinte).



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