Vaccini mRNA e tumori, c’è un legame? I chiarimenti dell’esperto

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Le spiegazioni del professor Bizzarri: “Non ci sono evidenze scientifiche per comprovarlo, ma nemmeno elementi che possano escludere tale collegamento”

Per quanto oggi sempre più persone guariscano e possano tornare alla loro vita normale, i tumori sono tra le peggiori malattie di cui si possa essere vittima. Nonostante l’attività fisica abbia un effetto protettivo e sia utile anche dopo la diagnosi, anche sportivi professionisti possono esserne vittima. Casi noti sono quelli di Acerbi, che dopo la guarigione ha visto decollare la propria carriera e che ora sta vivendo una seconda giovinezza all’Inter, e di Haller, che ha appena guidato la Costa d’Avorio alla conquista della Coppa d’Africa. Qualcuno ha affermato che a favorire lo sviluppo di tumori siano i vaccini mRNA, come quelli usati per proteggersi dal Covid 19. Cerchiamo di fare chiarezza con il professor Mariano Bizzarri, direttore del Systems Biology Lab al Dipartimento di Medicina Sperimentale dell’Università La Sapienza di Roma.

Dottor Bizzarri, c’è una relazione tra vaccini mRNA e tumori?
“Al momento non ci sono evidenze scientifiche solide per comprovarlo, ma nemmeno elementi che possano escludere con certezza tale collegamento. In linea teorica, qualsiasi mRNA, compresi quelli che si trovano in alimenti e batteri, possono inserirsi, in tutto o in parte, all’interno del DNA e, alla lunga, avere conseguenze cancerogene. In generale, dagli studi in vitro si può stabilire con una buona certezza se un composto abbia o meno capacità mutageniche, però non è comunque scontato che un composto potenzialmente mutagenico sia automaticamente cancerogeno. In laboratorio, si possono osservare eventuali danni a carico del DNA, che sono importanti specie quando coinvolgono determinati geni, ma per stabilire l’effettiva cancerogenicità occorre molto tempo. Da alcuni studi effettuati finora stanno emergendo elementi che fanno pensare che i vaccini mRNA inneschino alcuni meccanismi potenzialmente cancerogeni, ma per averne la certezza scientifica occorrono ulteriori conferme e studi specificamente rivolti a tale scopo”.

A oggi, quindi, non ci sono certezze.
“No, ed è proprio per questo che serve prudenza. I dati epidemiologici a disposizione sono infatti ancora poco significativi. È poi difficile capire in che misura l’aumento del tasso di mortalità dei tumori, riscontrato negli ultimi tempi, si possa collegare alla vaccinazione di massa contro il Covid 19 invece che alla diminuzione dei controlli di screening a cui si è assistito durante la pandemia. Stabilire un legame certo è molto complesso, in quanto il cancro è una malattia multifattoriale e soppesare l’importanza di ogni singolo fattore è un’impresa ardua, anche perché ciascun individuo è diverso dagli altri. Sono invece riconosciuti come possibili effetti collaterali dei vaccini mRNA, che in realtà non sono altro che terapie geniche, la miocardite e reazioni auto-immuni”.

Alla luce di questa incertezza, chi dovrebbe prestare maggiori attenzioni ai vaccini mRNA?
“Particolarmente attente dovrebbero essere le persone già malate di tumore, in quanto tali vaccini possono accelerarne l’evoluzione, favorire recidive o slatentizzare forme silenti. Siccome i vaccini mRNA incrementano l’attività del sistema immunitario, anche nei bambini servirebbe maggiore precauzione. Infatti, in questa fase della vita il sistema immunitario di norma funziona bene e non ha bisogno di ‘accelerazioni’, altrimenti c’è il rischio che la sua attività diventi eccessiva. Al contrario, le difese naturali degli anziani sono spesso meno efficienti, perciò anche dandogli una ‘spinta’ con un vaccino mRNA i rischi di un’iperattività sono limitati”.

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