OpenAI in bilico: senza Altman salta ChatGPT. Il cda apre al ritorno del ceo

admin
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Sono ore decisive per il futuro di OpenAI. Decisive perché il 95% dei dipendenti è pronto a lasciare la società se il consiglio di amministrazione non si dimetterà, aprendo le porte al ritorno del ceo e fondatore Sam Altman. E del resto, come hanno twittato molti di loro in queste ore, «OpenAI non esiste senza le sue persone». Così la società fiore all’occhiello dell’Intelligenza Artificiale generativa, quella che per prima ha lanciato un chatbot in grado di interagire con gli essere umani mettendosi al loro livello, rischia di implodere definitivamente, ponendo pesanti dubbi anche sul futuro di ChatGPT.

Alla lettera sottoscritta da oltre 700 dipendenti (su un totale di circa 770), il board non ha ancora risposto, anche se inizia a filtrare un primo ottimismo, con un’apertura del board al possibile ritorno di Altman. In attesa di posizioni ufficiali, però, lo stallo si è di fatto trasformato in ore di autentica passione. Anche e soprattutto per Microsoft, che da una parte continua a sottolineare la volontà di voler proseguire a collaborare strettamente con OpenAI, e dall’altro è pronta ad assumere tutti gli eventuali fuoriusciti, piazzandoli nel nuovo team dedicato all’Intelligenza Artificiale affidato a Sam Altman. Proprio ieri sera, Kevin Scott (chief technology officer di Microsoft) ha ribadito che i dipendenti di OpenAI avranno un lavoro ad attenderli presso la sua azienda, se decideranno di andarsene.

Microsoft tutela se stessa

L’influenza di Microsoft in questa vicenda non è affatto secondaria, dunque. Ed è soprattutto un fatto di business. In OpenAI, infatti, Microsoft ha investito circa 13 miliardi di dollari in quest’ultimo anno, diventando azionista della società al 49%. Per questo la cacciata di Altman avrebbe potuto (e forse può ancora) impattare sulla stessa Microsoft. Da qui la scelta di Nadella di utilizzare la doppia strada: quella del paracadute (riassumendo immediatamente Altman e affidandogli la direzione di un nuovo team sull’AI), e quella del sangue freddo (quando dice che Microsoft non vede l’ora di collaborare col nuovo ceo di OpenAI). Microsoft, in sostanza, tutelando OpenAI sta tutelando se stessa, e la sua leadership nel mondo dell’Intelligenza Artificiale. Un dettaglio fondamentale.

Tutto balla attorno al ritorno di Altman, insomma. E c’è da dire che non sono solo i dipendenti di OpenAI a spingere in questa direzione. L’impulso per questa soluzione sta arrivando anche da altri investitori di OpenAI, guidati da Thrive Capital, che stanno attivamente cercando di orchestrare il ritorno del ceo. Senza dimenticare che lo stesso ad di Microsoft, Satya Nadella, ha dichiarato in un’intervista a Bloomberg Television che nemmeno lui si opporrebbe al reintegro di Altman in OpenAI. Perché del resto a Nadella interessa salvaguardare il marchio OpenAI, che poi è salvaguardare il business di Microsoft nell’Intelligenza Artificiale.

Spiragli per ricucire

Al centro della divisione tra Altman e il board di OpenAI pare esserci una questione molto complicata: decidere se l’Intelligenza Artificiale debba essere un’opportunità commerciale o una tecnologia potenzialmente pericolosa che deve essere controllata e monitorata ad ogni passo. Ma anche una vicenda più strettamente di business, legata ai chip per mandare avanti algoritmi così potenti.

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