muoiono i pazienti meno istruiti, uno su quattro si impoverisce- Corriere.it

admin
9 Min Read

[ad_1]

Quando scopri di avere un tumore, le tue possibilità di cura dipendono anche dal posto dove vivi, dal tuo livello di istruzione e dal tuo conto in banca. Ovviamente il punto di partenza è il tipo di neoplasia in questione e il suo stadio di diffusione: ci sono forme di cancro per i quali esistono moltissime terapie efficaci (per esempio seno, prostata o colon), così che la sopravvivenza dei malati si è molto allungata e anche le probabilità di guarigione definitiva; mentre altre continuano ad essere una sfida ardua per i ricercatori di tutto il mondo (come pancreas, cervello o stomaco), soprattutto a causa del fatto che vengono scoperte tardi perché non danno sintomi iniziali. Oltre alla malattia in sé, però, ad influenzare la possibilità di essere curati al meglio ci sono molte altre variabili che, negli ultimi anni, sono diventate sempre più evidenti e sono state attentamente soppesate da un numero crescente di studi. Ecco perché la Giornata mondiale contro il cancro per il triennio 2022-2024 ha avuto come slogan «Close the care gap», ovvero eliminare le disparità nelle cure.

World Cancer Day

Il World Cancer Day, promosso dalla Union for International Cancer Control e sostenuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, si celebra ogni anno il 4 febbraio. La Giornata rappresenta un richiamo a riflettere su cosa Istituzioni e individui possono fare insieme per combattere il cancro: «Colmare il gap sulla cura. Tutti meritano l’accesso alle terapia oncologiche» è il tema scelto per la campagna 2022-2024 che si focalizza sull’impegno a eliminare le disparità nelle terapie, nella prevenzione e nell’informazione. Lo slogan è lo stesso al centro dell’attenzione degli specialisti riuniti a Roma in occasione della Giornata per il convegno promosso dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss), dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) e da Fondazione Aiom. Le disuguaglianze, però, crescono. Da un lato ci sono i Paesi a basso e medio reddito, dove i casi di cancro aumentano, i programmi di prevenzione scarseggiano, gli stili di vita scorretti dilagano e molte delle (costosissime) nuove terapie non arrivano. Dall’altro l’Occidente, che vede comunque aumentare le differenze al suo interno. E l’Italia non fa eccezione: per esempio, una recente indagine ha messo in luce quanto pesa il codice postale, ovvero il luogo di residenza, nell’accesso ai trattamenti: perché se la «logistica» è complicata, una certa percentuale di pazienti rinuncia allo spostamento necessario per raggiungere un ospedale con maggiore esperienza o per partecipare a una sperimentazione.

Il peso degli spostamenti

Non solo da Nord a Sud del Paese, anche dalle province verso i capoluoghi (dove sono concentrati i grandi ospedali), oppure per taxi e ambulanze in città, quando il paziente fatica a muoversi. I viaggi per i malati e le loro famiglie, sono un grande discrimine. Un numero è indicativo: nel 2022, in Italia quasi 28mila pazienti oncologici hanno cambiato Regione per curarsi, in particolare per un intervento chirurgico. Ma gli spostamenti hanno un costo, specie se accompagnati da soggiorni in hotel, e richiedono permessi lavorativi: insomma, per molti sono un lusso inarrivabile; per tanti altri una fatica immensa da aggiungere al peso del tumore in sé, che contribuisce a far impoverire il malato e la sua famiglia.

Il livello d’istruzione

Sulle probabilità di vita o morte, dopo la diagnosi di cancro, incide anche quanto si è studiato. In Italia circa un quarto delle morti per cancro è riconducibile a bassi livelli di istruzione: quasi 30mila (29.727) decessi oncologici nel 2019 nel nostro Paese, nella popolazione fra 30 e 84 anni, sono infatti correlabili alla scarsa scolarità (22.271 morti negli uomini e 7456 nelle donne). I numeri arrivano da uno studio pubblicato sul Journal of Public Health. «Tra i determinanti in grado di influire sulla mortalità da cancro rientra il livello del ciclo di studi, che spesso condiziona anche la successiva capacità di reddito — spiega Franco Perrone, presidente Aiom —. Senza contare che una diagnosi di cancro può comunque causare difficoltà economiche nei pazienti È la cosiddetta “tossicità finanziaria”, che colpisce il 26% degli italiani con neoplasia». «Le persone con un alto livello di istruzione dispongono di più strumenti per comprendere l’importanza della prevenzione, per interpretare le informazioni utili sui sintomi della malattia e per adottare comportamenti che possono influire sull’efficacia delle terapie — continua Saverio Cinieri, presidente di Fondazione Aiom —. Da qui il tasso di mortalità per cancro più elevato nei cittadini meno istruiti. È necessario potenziare le azioni volte a diffondere l’adozione consapevole di uno stile di vita sano e attivo in tutte le età, promuovendo campagne mirate. Le statistiche indicano che sedentarietà, fumo, obesità (tutti fattori che aumentano il rischio di cancro) sono più diffusi fra chi ha un livello d’istruzione inferiore».

Impoverimento causato dal cancro

L’impoverimento come effetto collaterale della malattia è un problema evidente da tempo soprattutto negli Stati Uniti, dove non esiste un Sistema sanitario universalistico come il nostro ma tutto passa attraverso le assicurazioni sanitarie (inaccessibili a milioni di americani meno abbienti). Così le disuguaglianze crescono fra chi può permettersi di pagare le terapie migliori e chi no. Un esempio su tutti? Una ricerca americana ha messo in luce le grandi difficoltà dei giovani adulti che si ammalano di cancro prima dei 40 anni, quando non sono ancora economicamente indipendenti, e utilizzano il crowdfunding (una forma di finanziamento collettivo) per pagare le spese che devono sostenere, ma devono poi fare i conti con vergogna e senso di umiliazione aver chiesto aiuto a parenti e amici. Non pochi pazienti decidono addirittura di rinunciare ai trattamenti oncologici, evitando così che la malattia li porti alla bancarotta e rovini le prospettive di vita di tutta la famiglia. «Le difficoltà economiche causate da un tumore sono un fenomeno sempre più presente anche nel nostro Paese — dice Perrone —. Servono strumenti per individuare tutte le cause della tossicità finanziaria e proporre alle Istituzioni le soluzioni per porvi rimedio. È nato così il questionario PROFFIT (Patient reported outcome for fighting financial toxicity), composto da 16 affermazioni (9 riguardano le cause delle difficoltà economiche e 7 ne misurano le conseguenze), su cui i pazienti sono chiamati a esprimere o meno il loro assenso». 

Oltre 1.800 euro all’anno dal conto dei malati

Ammalarsi di tumore, insomma, può essere carissimo, non solo per il prezzo «fisico» e psicologico, ma anche in denaro contante. Un’indagine italiana ha fatto i conti: mediamente ogni malato di cancro sborsa ogni anno 1.841 euro (specie nelle regioni del Centro-Nord) dal proprio conto in banca, soprattutto per esami, trasporti e visite specialistiche. E a essere eroso non è solo il reddito del diretto interessato perché i problemi ricadono sull’intero nucleo familiare coinvolgendo anche chi lo assiste: coniugi, figli, fratelli e sorelle, in primis. «Abbiamo già dimostrato, in un altro studio su 3.760 cittadini con tumore, che al momento della diagnosi il 26% deve affrontare problemi di natura economica e il 22,5% peggiora questa condizione di disagio durante il trattamento — chiarisce Perrone —. Questi ultimi, inoltre, hanno un rischio di morte nei mesi e anni successivi del 20% più alto. Il ricorso alla sanità privata, le spese per farmaci supplementari, integratori o trattamenti aggiuntivi e i costi per raggiungere i Centri specialistici impoveriscono i cittadini». «Anche in Italia ci sono disparità che devono essere superate, perché nessuno rimanga indietro e tutti possano accedere non solo alle terapie più efficaci ma anche ai programmi di screening, indipendentemente dal luogo in cui vivono» conclude Mauro Biffoni, direttore del Dipartimento Oncologia e medicina molecolare dell’Iss.

[ad_2]

Source link

Leave a comment