Meloni, il question time alla Camera di oggi in diretta | Schlein, sfida sulla Sanità: «Destra letale, lei regina dei tagli». La premier: «Problemi creati da voi»

admin
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• La premier Giorgia Meloni ha risposto, nel pomeriggio di oggi, alle domande dei deputati durante il question time alla Camera.
•Duello con la leader del Pd, Elly Schlein, che l’ha sfidata sulla Sanità. Un tema scelto anche dal capo dei 5 Stelle, Giuseppe Conte; Maria Elena Boschi, di Italia Viva, ha puntato sulle tasse.

Ore 16:57 – Meloni e la modalità «leader dell’opposizione»

Come ho trovato Meloni oggi? «Come altre volte. È in modalità “opposizione”: sembra la leader dell’opposizione. Ci avete fatto caso che, se uno le chiede “che ore sono?”, lei risponde: guardi che il superbonus…».

A rispondere ai cronisti, nel Transatlantico alla Camera, è ora il leader dei Cinque stelle, Giuseppe.

«La più grande truffa – ha proseguito – è il programma elettorale farlocco che hanno presentato e che stanno completamente ribaltando adesso che sono al governo».

Ore 16:42 – «Meloni ha avviato la campagna d’Ungheria contro stampa e pm»

«Mi sembra che Meloni abbia avviato la “campagna di Ungheria”…», ha detto ancora Schlein, parlando coni cronisti alla Camera. «Attacca la libertà di stampa, e a questi attacchi si affiancano quelli a magistratura e sindacati. Attacchi spregiudicati. Lo abbiamo già visto in Paesi che si definiscono democrazie illiberali».

Ore 16:36 – Gli applausi di Conte a Schlein

In Transatlantico alla Camera, dopo il suo intervento, Elly Schlein viene attorniata dai reporter, e c’è chi le fa notare che Conte ne ha applaudito l’intervento. «Mi fa piacere», replica la leader del Pd, «e ha fatto bene anche lui a battere sul quel tema. Per noi era importante continuare a tenere alta l’attenzione sul tema della sanità, sul quale stiamo girando l’Italia ascoltando».

Ore 16:32 – Meloni sui gettonisti

Meloni ha affrontato – nella sua risposta – quello che ha definito il «devastante fenomeno» dei medici gettonisti. «Ci stiamo lavorando», ha detto, «il ministro Schillaci ha mandato i Nas nelle strutture sanitarie riscontrando delle irregolarità incredibili, come il fatto che nello stesso ospedale medici gettonisti percepivano tre volte più degli altri».

«È un fenomeno odioso su cui siamo intervenuti con decreto, e puntiamo ad azzerare il problema riconoscendo indennità, prestazioni aggiuntive, benefici pensionistici ai lavoratori del comparto e dei pronto soccorso. E non ci siamo tirati indietro sulla carenza del personale».

Ore 16:21 – La replica di Meloni. E Schlein: «Lei è la regina dell’austerità»

(Monica Guerzoni) Meloni continua a replicare a Schlein: «Per noi assicurare il diritto dei cittadini è priorità assoluta, abbiamo portato il Fondo per la salute ai massimi storici. Obiettivo prioritario abbattere le liste d’attesa».

Schlein forse si accorge di averle alzato la palla e torna all’attacco, parlando così veloce che qualche parola si perde: «Non racconti la solita balla del più grande investimento della storia, i tre miliardi in più non bastano. La spesa sanitaria, che in tutto il mondo si calcola sul Pil, sta scendendo. Voi non credete che ci sia un problema, con medici stremati e 100 mila pazienti in attesa. Sulla sanità dimostrate che non esiste nessuna destra sociale: questa è una destra letale sul diritto alla salute. Lei si sta confermando la regina dell’austerità. E avete approvato l’Autonomia, che spacca l’Italia».

Ore 16:20 – Il duello Meloni-Schlein

(Monica Guerzoni) Silenzio, inizia il duello.

Schlein attacca: «Mancano 30 mila medici. Come pensate di eliminare le liste d’attesa obbligando i medici a turni massacranti? Toglierete il blocco alle assunzioni nella sanità pubblica? E non mi risponda “potevate farlo voi”, perché io al governo ancora non ci sono stata e lei ci sta da 16 mesi».

Meloni sorride e rivolta la frittata: grazie per la fiducia, lei ci chiede di risolvere i problemi che voi non avete risolto…

Ore 16:15 – Re Mida al contrario

(Monica Guerzoni) «Lei cos’è, un Re Mida al contrario?», conclude Conte mentre a destra gridano tutti. «Lui tutto quel che toccava trasformava in oro, lei tutto quel che tocca distrugge».

Ore 16:13 – La mossa di Conte

(Monica Guerzoni) Conte affonda sui tempi per una mammografia e toglie la bandierina della sanità a Schlein, che sta per intervenire sullo stesso tema

Ore 16:11 – «Soldi gettati al vento»

(Monica Guerzoni) Meloni randella Giuseppe Conte che dal suo scranno ride e scuote la testa. «In meno di tre anni di governo ha aumentato il debito pubblico di 350 miliardi…La stagione dei soldi gettati al vento per pagarsi le campagne elettorali è finita».

Ore 16:09 – Meloni contro «il disastro ereditato da Conte»

(Monica Guerzoni) Meloni picchia duro, dati alla mano, sul «disastro ereditato dal governo Conte in materia di Bilancio» e sul Superbonus, che ha consentito a molti di restaurarsi a spese dello Stato «la villa con piscina».

Ore 16:07 – L’affondo M5S

(Monica Guerzoni) Francesco Silvestri attacca Meloni e risveglia i deputati dal torpore: il capogruppo del M5S accusa la premier di perdere tempo coi pandori di Ferragni. Poi le chiede come sia passata «dalla pacchia è finita al Patto di Stabilità come miglior compromesso possibile».

Ore 15:59 – Boschi: «Questo è il governo delle tasse»

(Monica Guerzoni) Maria Elena Boschi, tono suadente, bombarda la leader della destra e inaugura la campagna elettorale di Renzi in chiave anti-Meloni: «Questo è il governo delle tasse, avete aumentato le imposte e gli sbarchi irregolari. La sola speranza di questo governo è che lei resti a Chigi il meno possibile».

Ore 15:55 – Il nodo privatizzazioni

(Monica Guerzoni) Forza Italia dà a Meloni l’occasione per confermare la politica di privatizzazioni, che per lei non è una svendita: “Chi lo ha scritto, non creda di aver fatto uno scoop, sta scritto nella Nadef. Venti miliardi di euro in tre anni, obiettivo alla nostra portata. Ridurre la presenza dello Stato dove non è necessaria e affermarla negli asst strategici, dove è necessaria. E garantire una presenza dello Stato dove oggi non c’è, anche in forma azionaria”. Il modello del governo è Monte dei paschi di Siena che “dopo aver visto per anni miliardi uscire ora li vede rientrare”. Infine, il paragone con gli oligarchi russi quando si è dissolta l’Urss: “Non sarà mai il nostro modello”. Applausi vigorosi (da destra).

Ore 15:52 – L’affondo sui risarcimenti

(Monica Guerzoni) Magi non è soddisfatto e insiste: non si può sostenere che le vittime in “tenera età” non meritino i risarcimenti. Per lui L?Avvocatura si muove su una ratio meramente economica. “Mi sarei aspettato ca lei la proposta di aumentare quel fondo, magar per decreto”. Altrimenti la faremo noi per celebrare il 27 la Giornata della Memoria

Ore 15:47 – Magi e i risarcimenti

(Monica Guerzoni) Riccardo Magi sferza sull’Avvocatura dello Stato che “con argomenti vergognosi” si oppone spesso ai risarcimenti per glie eredi delle vittime del nazifascismo. Meloni ne approfitta per chiarire la posizione del governo e attaccare chi “strumentalizza”: i risarcimenti sono “doverosi”, il governo non ha intenti dilatori o ostruzionistici. L’Avvocatura deve fare il suo lavoro cioé verificare che esistano i presupposti per il risarcimento. Perché le risorse sono dei cittadini.

Ore 15:45 – Schlein ripassa

(Monica Guerzoni) Mentre Maurizio Lupi fa il suo piccolo comizio, Schlein ripassa la parte, stampata su fogli A4. La segretaria del Pd attaccherà Meloni sui fondi (scarsi) per il Sistema sanitario nazionale.

Ore 15:44 – L’affondo sul reddito di cittadinanza

(Monica Guerzoni) Meloni non si pente di aver abolito il reddito di cittadinanza, anzi attacca chi, tra gli ex percettori, “non cercava occupazione o preferiva lavorare in nero”.

Ore 15:39 – I distinguo della Lega

(Monica Guerzoni) Attenzione. Ora la Lega rilancia sulla “riforma organizza delle pensioni”, che nell’ultima manovra ha visto Matteo Salvini costretto a rimangiarsi roboanti promesse sull’abolizione della legge Fornero.

Ore 15:38 – L’ingresso di Schlein

(Monica Guerzoni) La Lega ringrazia per i decreti attuativi della legge delega sul welfare per gli anziani. Ed è qui che entra in Aula Elly Schlein.

Ore 15:36 – Poche scintille

(Monica Guerzoni) Clima piatto, scintille ancora zero, la Lega alza la palla a Meloni per farle promettere che il governo è dalla parte dei 14 milioni di anziani italiani, “straordinario ammortizzatore sociale”. la premier rivendica il miliardo stanziato per garantire agli anziani “una vita serena e dignitosa”.

Ore 15:28 – Il governo a far scudo

(Monica Guerzoni) Ministri schierati in Aula per far scudo alla premier . Salvini e Tajani non ci sono, alla sinistra della premier siede Nordio e alla sua destra Urso. E poi Ciriani, Pichetto, Giorgetti, Lollobrigida, Fitto…

Ore 15:23 – Meloni, piano anziani da un miliardo di euro

Meloni poi affronta il tema anziani: “Annuncio che il decreto legislativo arriverà domani al Cdm per l’approvazione. Stanzierà risorse per garantire all’anziano una vita serene a dignitosa’’ e precisa che le risorse ammonteranno a oltre un miliardo di euro

Ore 15:16 – Meloni: Tornare a produrre un milione di auto in Italia

Meloni poi replica all’interrogazione di Azione su Stellantis. La premier : “Vogliamo tornare a produrre un milione di veicoli l’anno con chi vuole investire davvero sulla storica eccellenza italiana. Se si vuole vendere auto sul mercato internazionale pubblicizzandola come gioiello italiano allora quell’auto deve essere prodotta in Italia questa la questione che dobbiamo porre. chi delocalizza verrà penalizzato”

Ore 15:08 – Meloni: “In disaccordo con Netanyahu”

Meloni sulla situazione in Medio Oriente dice: “Su due popoli e due stati sono in disaccordo con Netanyahu, ma stop ambiguità su Israele”. E annuncia: “Cureremo i minori palestinesi in Italia”, Meloni argomenta: “L’Italia ha sempre ribadito che il popolo palestinese ha diritto a uno Stato indipendente, sicuro ed economicamente prospero: è una posizione che questo governo ha ribadito banalmente perché è una soluzione giusta, necessaria e nell’interesse dei palestinesi ma, a nostro avviso, anche nell’interesse di Israele. È la ragione per la quale posso dire che non condivido la posizione recentemente espressa dal primo ministro israeliano sulla materia”.

Ore 15:02 – Meloni in Aula

Giorgia Meloni è in Aula e inizia rispondendo alla domanda sulla situazione in Medio Oriente e sulla posizione italiana

Ore 15:02 – Inizia la seduta

A Montecitorio iniziano le interrogazioni alla presidente del Consiglio. Primo a prendere la parola è Nicola Fratoianni

Ore 14:19 – Le polemiche (sotterranee) interne al centrodestra

(Roberto Gressi) 23 gennaio, si fa sera, legge sull’Autonomia differenziata, aula del Senato. Tempo di mietitori. C’è da mettere fieno in cascina, per le elezioni regionali e per le europee.
Un punto per la Lega, passata nella sua storia dalla secessione alla riforma.
Ma anche per Fratelli d’Italia, che concede le briciolone, mica le briciole, per portare a casa il piatto ricco del premierato. E che comunque pensa che il Carroccio qualche regione del Nord dovrà pur mollarla.

Pacchetto completo, c’è pure la riforma della Giustizia, cara a Forza Italia. Fieno elettorale anche per le opposizioni, che sull’Autonomia minacciano il referendum e si apprestano a tentare di affossare nelle urne pure la nuova forma di Stato. Fin qui, visioni opposte e gioco delle parti, che ci sta.

Ma, mentre Roberto Calderoli fa il maestro di cerimonia, tra Lega, FdI e Forza Italia si combatte, sotterranea, la vera battaglia. Perché Giorgia Meloni non si fida, Matteo Salvini non si fida e Antonio Tajani, pure lui, non si fida. Salvini vuole la legge approvata anche alla Camera prima delle europee, FdI dice nì, che non è un no, ma somiglia al «mo vediamo» caro a Eduardo De Filippo.

(…) Maggioranza blindata in Aula, un po’ meno a luci spente. «Paradosso incredibile, nel 2001 la sinistra pre Pd spingeva per l’autonomia e An era furiosamente contro. Neanche oggi FdI ci crede, e poi i soldi per quella roba non ci saranno mai, è una bandierina che servirà solo a dare voti al Sud alle opposizioni. E attenti: questa legge è ordinaria e in poco tempo è bell’e fatta. Sul premierato invece siamo in alto mare».

Quanto è alto questo mare? Pure in zona centrodestra sulla riforma dello Stato ci sono tanti dubbi: «Non si può eleggere direttamente il premier grazie a un premio di maggioranza. Ci sta pure ridurre i poteri politici del capo dello Stato, ma ci vuole il 50 per cento, e se non si raggiunge serve il ballottaggio».

E pure il simul stabunt simul cadent, cioè dritti al voto se il governo va in crisi, trova dubbi. Ciò non toglie che si vada avanti comunque. Partita lunga.

(Qui l’articolo completo)

Ore 14:05 – Il primo «sì» all’autonomia regionale, di ieri

(Gianluca Mercuri) Il voto del Senato, il senso della riforma, l’incognita dei Lep. Punto per punto, ecco che cosa è successo ieri:

• Il voto
Il disegno di Legge Calderoli è passato a Palazzo Madama con 110 sì, 64 no e 3 astensioni dei senatori di Azione (tranne Mariastella Gelmini, che ha votato con la maggioranza). Dopo il canto di Fratelli d’Italia (qui inteso come Il Canto degli italiani) da parte di Pd e 5 Stelle, la senatrice leghista Mara Bizzotto ha tirato fuori la bandiera della Liga Veneta ed è scoppiato il caos, con tanto di sospensione della seduta.

• Le reazioni
Matteo Salvini ha definito il voto «il primo passo importante verso un Paese più moderno ed efficiente». Al vicepremier e leader leghista ha replicato la segretaria del Pd Elly Schlein, che ha parlato di «orrendo baratto che fa rivivere il sogno secessionista della Lega: siamo pronti a fermarlo con ogni mezzo».

Ma cosa prevede la legge, e da dove nasce?
Ecco 10 domande e risposte a cura di Cesare Zapperi.

1. Quando «nasce» l’Autonomia differenziata?
«È uno degli effetti della modifica del Titolo V della Costituzione voluta dal centrosinistra nel 2001. Nel nuovo articolo 117 furono indicate espressamente le materie di competenza statale (politica estera, immigrazione, difesa, ecc) mentre le Regioni diventarono titolari di tutti quei settori normativi non attribuiti allo Stato. Ma la vera novità fu la modifica dell’articolo 116 con cui si sancì che le Regioni ordinarie potessero richiedere “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia”».

2. Chi l’ha voluta?
«È storicamente una battaglia della Lega che per questo ha anche indetto un referendum in Lombardia e Veneto nel 2017 con risultati plebiscitari. L’Autonomia differenziata fu inserita nel contratto di governo che diede vita al Conte I (ma mosse pochi passi) ed è nel programma dell’attuale esecutivo».

3. Come si introduce nell’ordinamento legislativo?
«L’articolo 116 prevede che l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di Autonomia possono essere concesse con legge ordinaria rinforzata dello Stato. La legge, in questo caso il disegno di legge che vede primo firmatario il ministro leghista Roberto Calderoli, deve essere approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti. Ieri si è espresso il Senato, ora la palla passa alla Camera».

4. Cosa contiene il ddl Calderoli?
«È composto da 11 articoli con cui vengono definite nel dettaglio le procedure legislative e amministrative per l’applicazione del terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione».

5. Quante sono le materie che possono essere trasferite?
«Le singole Regioni, in una contrattazione con lo Stato prevista dalla legge, potranno chiedere fino ad un massimo di 23 materie: dalla tutela della Salute all’Istruzione, Sport, Ambiente, Energia, Trasporti, Cultura e Commercio Estero. Non c’è un numero minimo».

6. Cosa sono i Lep?
«La concessione di una o più “forme di autonomia” è subordinata alla determinazione dei Lep (livelli essenziali delle prestazioni), cioè i criteri che determinano il livello di servizio minimo che deve essere garantito in modo uniforme sull’intero territorio nazionale».

7. Quando avverrà il trasferimento di funzioni?
«L’articolo 4 precisa che sarà concesso solo successivamente alla determinazione dei Lep e nei limiti delle risorse rese disponibili in legge di bilancio».

8.Quali sono i tempi di attuazione della riforma?
«Il governo ha 24 mesi dall’entrata in vigore del ddl per varare uno o più decreti legislativi per determinare livelli e importi dei Lep. Mentre Stato e Regioni, una volta avviata, avranno tempo 5 mesi per arrivare a un’intesa. Questa potrà durare fino a 10 anni e poi essere rinnovata. Oppure potranno terminare prima con un preavviso di almeno 12 mesi».

9. Che cos’è la clausola di salvaguardia?
«Il ddl prevede all’articolo 11, inserito in un secondo momento, che il governo può sostituirsi alle Regioni, delle città metropolitane, delle Province e dei Comuni quando si riscontri che gli enti interessati si dimostrino inadempienti, rispetto a trattati internazionali, normativa comunitaria oppure vi sia pericolo grave per la sicurezza pubblica. Particolare riguardo sarà prestato alla tutela dei livelli essenziali delle prestazioni sui diritti civili e sociali».

10. Il nodo dei finanziamenti
«Era stato previsto un fondo perequativo per le Regioni che non chiederanno l’Autonomia (per ora l’hanno fatto in 14), inizialmente di quasi 5 miliardi, ma poi è stato prosciugato e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha precisato che la riforma va attuata ad invarianza di bilancio statale».

Ma perché i Lep sono così complicati?

• Intanto, dove sono previsti?
Nell’articolo 117 della Costituzione, che tra le materie su cui lo Stato ha legislazione esclusiva indica, al punto M, la «determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale».

• Cosa vuol dire?
Per diritti civili e sociali si intendono cose molto concrete, a cominciare da istruzione, sanità, ambiente, servizi sociali, trasporto locale. Le materie in cui sono necessari i Lep sono state definite da un comitato di 61 esperti presieduto da Sabino Cassese. Ma il problema sono i costi.

• Quanti soldi servono?
A capire quanto costi ogni funzione sta lavorando la Ctfs (Commissione tecnica per i fabbisogni standard), che completerà il suo lavoro entro dicembre. Il punto è che una volta stabilito un Lep, poi bisogna garantire a ogni ente locale le risorse necessarie a raggiungerlo. Altrimenti ce la fa solo chi ha maggiori risorse proprie.

• C’è il rischio di «secessione dei ricchi»?
È quello che sostiene l’opposizione. «Come verranno garantiti i Lep, se si continua a dire che sarà una riforma a costo zero per lo Stato? Uno Stato che già spende 17 mila euro l’anno per un cittadino del Nord e 13 mila per uno del Sud», dice Marco Sarracino del Pd. «La riforma non spaccherà il Paese e l’Italia è già a due velocità non per colpa dell’autonomia, che non c’è, ma di un centralismo che spesso deresponsabilizza e spreca», ribatte il governatore leghista del Veneto Luca Zaia.

• Cosa dicono gli esperti?
Prevalgono i dubbi. Studiosi come Massimo Bordignon hanno evidenziato il rischio «che la devoluzione sia eccessiva, sia in termini di materie sia in termini di regioni a cui queste materie vengono attribuite». E anche quello che il meccanismo del gettito compartecipato tra Regione e Stato su cui si basa la legge Calderoli vada in crisi in caso di dinamiche diverse tra crescita del gettito e crescita del fabbisogno: «Una regione potrebbe trovarsi con risorse in eccesso a quanto necessario, o viceversa incapace di finanziare i livelli di spesa».

Di certo, ne parleremo a lungo.

(Questa analisi è stata pubblicata su PrimaOra, la newsletter che il Corriere riserva ai suoi abbonati: per riceverla gratis per 30 giorni basta iscriversi a Il Punto, e lo si può fare qui)

Ore 13:57 – Il duello in arrivo

Prima del tanto sospirato duello tv in vista delle Europee, il confronto in Aula. L’antipasto del match sarà oggi a Montecitorio.

Nel pomeriggio, alle 15, la segretaria del Pd, Elly Schlein, interrogherà la presidente del Consiglio Giorgia Meloni durante il question time alla Camera.

Nell’interrogazione la leader dem chiederà alla premier quali azioni stia mettendo in campo il governo per superare le drammatiche difficoltà degli ospedali dovute alla carenza di personale.

Tema che tocca l’autonomia differenziata – approvata ieri al Senato – e su cui Schlein intende puntare anche nei prossimi mesi per farne uno dei fulcri della campagna elettorale, insieme al caro vita.

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