la «zecca» in casa, la droga nei libri

admin
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Commerciavano fentanyl, la droga killer 100 volte più potente della morfina, e fabbricavano soldi falsi: diciotto persone arrestate, sette in Italia e undici negli Usa. La Guardia di Finanza di Piacenza ha stroncato un traffico illecito che vede al centro dei fatti il 51enne piacentino Giancarlo Miserotti, presunto responsabile dell’importazione degli stupefacenti, in particolare Fentanyl proveniente dalla Cina. Questa sostanza, una volta giunta in Italia, veniva successivamente inviata negli Stati Uniti, alimentando il mercato della droga. Parallelamente, Miserotti è stato accusato di aver ripreso a falsificare soldi, un reato per cui era già stato condannato qualche anno fa.

Accusato della morte di un giovane per overdose in Ohio

Droga e soldi falsi sono i due filoni dell’indagine condotta dalle Fiamme Gialle e coordinata dalla Procura di Piacenza che scaturisce dalla segnalazione arrivata dall’Ufficiale di Collegamento della Drug Enforcement Administration (Dea) presso l’Ambasciata degli Stati Uniti a Roma.  L’operazione di arresto è stata compiuta in collaborazione con organismi internazionali come la DEA americana (Drug Enforcement Administration) e la Direzione centrale antidroga (Dcsa). Attualmente, Miserotti è detenuto al carcere delle Novate di Piacenza e rischia l’estradizione per essere processato negli Stati Uniti, dove gravano su di lui pesanti accuse legate al traffico di droga, alla falsificazione di valuta a alla morte di un giovane per overdose avvenuta sei mesi fa in Ohio. Dopo sei mesi di intercettazioni ambientali, telefoniche e informatiche, è stata sgominata la banda al cui vertice ci sarebbe il 51enne piacentino.

La zecca illegale nello scantinato di casa

Nello scantinato delle sua villa, alle porte di Piacenza, coniava monete false: dai 5 franchi svizzeri ai 2 euro, che poi venivano convertiti in bitcoin, una moneta virtuale. A fornire i particolari il sostituto procuratore Matteo Centini: «Nel seminterrato Miserotti aveva allestito un laboratorio costituito da stampanti, tornio, presse idrauliche, fornaci, crogioli per fusione e clique per la realizzazione di monete dall’altissimo pregio qualitativo avvalendosi della complicità di altre sei persone: quattro cittadini ucraini, tra le quali la compagna e la figlia della sua compagna, e due cittadini romeni». Il falsario era molto attento alla qualità del materiale da utilizzare per coniare le monete al di sopra di ogni sospetto. «Le intercettazioni hanno fatto emergere che in almeno un’occasione si era lamentato della qualità del metallo che si faceva spedire». Il colonnelo Raffaele Oliviero, comandante del Nucleo Polizia economico finanziaria delle Fiamme Gialle, ha spiegato da dove proveniva il metallo: «Acquistava ingenti quantità di fiorini ungheresi, che fondeva, per riprodurre monete da 5 franchi svizzeri: aveva capito che la lega metallica era molto simile e permetteva la realizzazione di quel taglio di monete elvetiche. Avevano lo stesso peso».

I soldi nei vani batteria dei monopattini elettrici

A dare impulso alle indagini, la preoccupazione delle autorità statunitensi dell’avvio di una stamperia di banconote in dollari americani. «Usava il darkweb per dialogare con persone in Oriente e farsi recapitare a domicilio riproduzioni similari alle banconote autentiche», ha sottolineato il pm Centini. Una volta creati i soldi «taroccati», non rimaneva che smerciarli. Dalla «zecca» casalinga le monte false arrivavano in Svizzera nel doppio fondo di automobili o nel vani batterie di monopattini elettrici. Oltreconfine, venivano poi immesse nel circuito legale attraverso macchine automatiche per le scommesse sportive, o gli Atm (gli sportelli automatici per il prelievo o versamento di denaro contante) per la conversione su carta elettronica in bitcoin. La riproduzione della valuta era talmente perfetta per peso, calibratura e dimensioni da sfuggire alle verifiche delle apparecchiature. La riconversione dei bitcoin in euro veniva poi affidata ai soggetti originari dell’Est Europa che, una volta conclusa l’operazione, provvedevano alla restituzione, al falsario piacentino, della somma “ripulita” decurtata della percentuale del 7%.

Centomila dosi

Miserotti avrebbe assunto il ruolo di intermediario per l’acquisto di fentanyl tagliato con xylazina (droghe sintetiche dal basso costo ma dagli effetti devastanti) che veniva smistato a vari acquirenti internazionali d’Oltreoceano. Plichi contenenti la droga sintetica – intestati a mittenti non rintracciabili e indirizzati a destinatari americani dalle generalità fittizie – viaggiavano sulla rotta Cina Stati Uniti: gli investigatori hanno calcolato circa 100 mila dosi confezionate per le singole consumazioni. Tutto pagato con criptovalute e quindi non tracciabile. 

Negli Usa Miserotti faceva arrivare anche la droga in carcere: «Quello in cuisi trova rinchiuso il capo della banda americana con cui collaborava – ha spiegato il pm Centini -. La premessa è che all’interno della struttura carceraria possono arrivare solo libri stampati regolarmente negli Stati Uniti. Miserotti si faceva spedire a Piacenza dei libri dall’America. Alcune pagine venivano impregnate di sostanza stupefacente e i libri venivano rispediti in Usa per poter entrare nel circuito carcerario, dove la droga veniva estratta e spacciata». Sequestrati circa 300mila euro in contanti e circa 26mila euro in bitcoin, oltre a un immobile, con relative pertinenze, e a tutta la strumentazione atta alla contraffazione della valuta. Presi anche 2 chili di sostante stupefacenti sintetiche, di 1 chilo di marijuana e armi.

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