Il piano del governo danese per promuovere l’alimentazione vegetale

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A fine ottobre il governo danese guidato dalla prima ministra Mette Frederiksen ha ufficializzato il primo piano d’azione al mondo per la dieta a base vegetale, un documento ufficiale promulgato dal Ministero dell’Alimentazione, dell’Agricoltura e della Pesca che stabilisce la direzione da intraprendere per  la diffusione in tutto il Paese di un’alimentazione sostenibile e i passi da compiere per raggiungere questo obiettivo. Un vero e proprio programma che include le linee guida per promuovere l’adozione massiccia di quella che, nei fatti, è un’alimentazione a base vegetale, attraverso una serie di iniziative per attuare una trasformazione verde su tutta la filiera, dal coltivatore al consumatore, in modo non solo da ridurre l’impronta carbonica e il consumo di suolo legato alla produzione alimentare – sostenendo la filiera locale e, dunque, senza danneggiare l’economia, come puntualmente temono i detrattori della transizione alimentare –, ma anche da ispirare in questo passaggio altri Paesi, proponendosi come un modello e assumendo, quindi, un ruolo di guida.

Un cambiamento epocale

Già in precedenza aveva fatto notizia la città di Edimburgo, in Scozia, che a gennaio 2023 era diventata la prima capitale europea ad approvare la sottoscrizione del Plant based treaty– un trattato che mette i sistemi alimentari al centro della lotta alla crisi climatica – presentato durante la COP 26, la conferenza delle parti delle Nazioni Unite sul clima, tenutasi nel 2021 a Glasgow, sempre in Scozia. Il trattato, che può essere sottoscritto da enti e realtà di ogni dimensione, si fonda su tre pilastri: la rinuncia al cambiamento d’uso del suolo e al degrado dell’ecosistema (deforestazione compresa); il reindirizzamento attivo dai sistemi alimentari di origine animale a quelli vegetali; e, infine, il ripristino degli ecosistemi chiave, in particolare delle foreste.

Proprio la produzione massiccia di alimenti di origine animale come carne e formaggio, infatti, è all’origine di enormi proporzioni di consumo dei suoli al mondo; dei circa 51 milioni di chilometri quadrati di terreno utilizzati in tutto il Pianeta per l’agricoltura, infatti, circa il 77% è destinato al bestiame, che nel suo complesso è all’origine di solo il 18% delle calorie mondiali e il 37% delle proteine totali. Quanto ai polmoni verdi del Paese, poi, l’80% della deforestazione globale è il risultato della produzione agricola legata ai prodotti animali.

Ma, per quanto storica, la scelta del consiglio comunale di Edimburgo riguarda pur sempre l’adesione a un documento programmatico per conto di 500mila abitanti. Ora, con un intero Stato (seppure piccolo: vi abitano infatti poco meno di 6 milioni di persone) a promuovere questo importante passaggio, siamo su tutt’altra scala dimensionale e, soprattutto, di significato. Infatti, per quanto la Danimarca abbia ai nostri occhi un’aura di luogo idilliaco e sostenibile in comune con gli altri Paesi nordici, si tratta troppo spesso di un luogo comune: il Paese, infatti, oggi è un importante produttore di carne di maiale, dove i suini da macello sono più del doppio delle persone. Il passaggio a un’alimentazione sempre più vegetale, quindi, è davvero storico. 

Il piano del governo danese

Già due anni fa si stimava che la Danimarca potrebbe ridurre le proprie emissioni CO2 equivalenti di una quota tra 2,6 e 3,9 milioni di tonnellate all’anno se tutti i suoi cittadini seguissero i consigli dietetici di ridurre il consumo di carne a 350 grammi a settimana, dall’attuale chilo di media. Per rendere concreti questi dati, l’adozione del piano da parte del governo danese oggi punta a un complesso di azioni ad ampio spettro, che agiscono su diversi aspetti, una tendenza di cui alcuni elementi sono già in atto, ad esempio per quanto riguarda l’aumento del consumo delle bevande vegetali. 

Il piano arriva al culmine di un percorso cominciato in precedenza, che ha visto, tra le altre cose, riflessioni all’interno del governo danese sull’introduzione di una tassa sulla carne e oggi individua negli alimenti vegetali – compresi i funghi e le alghe – i tasselli indispensabili per una transizione alimentare in cui sostenibilità e salute dei cittadini vanno di pari passo con il benessere economico e le opportunità di lavoro. E lo fa, nello specifico, proponendo un investimento di un miliardo di corone danesi (quasi 135 milioni di euro) per aumentare la produzione e il consumo di alimenti a base vegetale e una panoramica di iniziative concrete a partire dallo stanziamento di fondi e sussidi per le aziende che intendono riconvertirsi, piani di consulenza per le startup del settore vegetale, ma anche corsi di formazione per gli chef delle cucine pubbliche e private, promozione della dieta a base vegetale nelle scuole, investimenti in ricerca e sviluppo e un aumento delle esportazioni di prodotti a base vegetale.

I risultati di tutto questo saranno graduali e non mancheranno le difficoltà, ma è senza dubbio un buon segno il fatto che un governo nazionale prenda sul serio il tema dell’alimentazione e del ruolo che può giocare nella lotta alla crisi climatica o, al contrario, nel suo aggravarsi e che scelga di investire e pianificare le azioni di governo nel settore a beneficio di tutti.



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