I sintomi degli 8 disturbi del comportamento alimentare più diffusi oggi

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Diversi tipi di disturbi alimentari hanno sintomi differenti, ma ogni condizione comporta un’attenzione più focalizzata sulla scelta del cibo e sul suo consumo e sul peso della persona. Tra i sintomi/segnali che si possono ravvisare e che possono far scattare il campanello d’allarme, vi sono:

  • importante o repentina perdita di peso
  • preoccupazione riguardo al mangiare in pubblico
  • eccessiva preoccupazione per il peso, il cibo, le calorie, i grammi di grasso ingeriti o la dieta
  • lamentio di stitichezza, intolleranza al freddo, dolore addominale, letargia o al contrario, eccesso di energia
  • scuse per evitare il pasto
  • intensa paura di aumentare di peso o di essere “grasso”
  • vestizione a strati per nascondere la perdita di peso o per “stare al caldo” (vedi intolleranza al freddo)
  • limitare e restringere severamente la quantità e il tipo di cibo consumato
  • rifiuto di mangiare certi cibi
  • negazione del senso di fame
  • necessità ossessiva di “bruciare” calorie
  • pesarsi ripetutamente
  • episodi di abbuffate senza controllo
  • sviluppo di rituali che hanno a che fare col cibo
  • fare attività fisica continuamente
  • cucinare pasti per altri senza mangiare
  • periodi mestruali latenti o mancanti (per donne che di norma li hanno)
  • crampi allo stomaco e altri sintomi gastrointestinali
  • difficoltà di concentrazione
  • esami del sangue con valori d’allerta (anemia, bassi livelli di tiroide, bassi livelli ormonali, basso livello di potassio, basso numero di cellule del sangue, battito cardiaco lento)
  • vertigini
  • svenimento
  • irregolarità del sonno
  • calli sulla parte superiore delle dita (segno di induzione del vomito)
  • pelle secca
  • unghie secche e sottili
  • diradamento dei capelli
  • debolezza muscolare
  • scarso potere di cicatrizzazione delle ferite
  • scarsa funzionalità del sistema immunitario

I disturbi alimentari più comuni

Ecco i disturbi alimentari più comuni, riportati su Healthline e descritti nel Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali dell’American Psychiatric Association, quinta edizione (DSM-5), nonché una descrizione dei disagi alimentari emergenti fra le nuove generazioni.

1.Anoressia nervosa

L’anoressia nervosa è probabilmente il disturbo alimentare più conosciuto e tende a colpire più le donne che gli uomini. Generalmente si sviluppa durante l’adolescenza o all’ingresso nell’età adulta, sebbene nuovi allarmanti casi stanno anticipando l’esordio anche alla sfera pre-adolescenziale. Chi soffre di anoressia si considera sovrappeso, anche se è pericolosamente sottopeso, manifestando una distorsione della percezione dell’immagine corporea. Il peso viene monitorato costantemente e l’apporto calorico o l’introduzione di cibo nel corpo è fortemente limitato, con l’obiettivo di ricercare ossessivamente la magrezza. Tuttavia, l’attenzione non deve focalizzarsi unicamente sul peso in una diagnosi: l’uso dell’indice di massa corporea come fattore diagnostico è obsoleto perché le persone classificate come «normali» o «sovrappeso» possono manifestare gli stessi sintomi. Nell’anoressia atipica, per esempio, una persona può soddisfare i criteri per l’anoressia, ma non essere sottopeso nonostante una significativa perdita di peso.
In caso di anoressia, spesso sono presenti anche sintomi ossessivo-compulsivi, come i pensieri costanti sul cibo, che portano all’accumulo di un certo tipo di alimento (senza mai mangiarlo) o alla raccolta di determinate ricette.
L’anoressia è ufficialmente classificata in due sottotipi: il tipo restrittivo e il tipo binge eating e purging. Nel primo caso, chi ne è colpito perde peso esclusivamente attraverso la dieta, il digiuno o l’esercizio fisico eccessivo. Nel secondo, invece, chi ne soffre può abbuffarsi, salvo poi estromettere il cibo mediante vomito indotto, assunzione di lassativi o diuretici o esercizio fisico eccessivo.
Se non curate tempestivamente, le persone anoressiche possono riportare assottigliamento delle ossa, infertilità e capelli e unghie fragili. Nei casi più gravi, l’anoressia può provocare insufficienza cardiaca, cerebrale o multiorgano e morte.

2.Bulimia nervosa

Come l’anoressia, la bulimia tende a svilupparsi durante l’adolescenza e la prima età adulta e sembra essere meno comune tra gli uomini rispetto alle donne. Le persone bulimiche mangiano spesso quantità importanti di cibo in un determinato periodo di tempo. Ogni abbuffata, durante la quale la persona ha la sensazione di non riuscire a smettere di mangiare o di non riuscire a controllare quanto sta mangiando, di solito continua fino a quando la persona non diventa «dolorosamente» sazia. L’individuo si abbuffa di cibi che di norma non mangerebbe, che poi elimina con vomito forzato, digiuno, lassativi, diuretici, clisteri ed esercizio fisico eccessivo.
Gli effetti collaterali della bulimia possono includere infiammazione e mal di gola, ghiandole salivari gonfie, smalto dei denti usurato, carie, reflusso acido, irritazione dell’intestino, grave disidratazione e disturbi ormonali. Nei casi più gravi, la bulimia può anche creare uno squilibrio nei livelli di elettroliti, come sodio, potassio e calcio, causando un ictus o un infarto.

3.Disturbo da alimentazione incontrollata o binge eating disorder

Questo disturbo esordisce tipicamente durante l’adolescenza e la prima età adulta, anche se può svilupparsi più tardi. I sintomi possono essere simili a quelli della bulimia o del sottotipo di anoressia da alimentazione incontrollata: l’individuo in genere mangia quantità spropositate di cibo in periodi di tempo relativamente brevi e avverte una mancanza di controllo durante le abbuffate.
Le persone con disturbo da alimentazione incontrollata non limitano le calorie né utilizzano comportamenti di eliminazione, come vomito o esercizio fisico eccessivo, per compensare. Ciò può aumentare il rischio di complicazioni mediche come malattie cardiache, ictus e diabete di tipo 2.

4.Disturbo evitante/restrittivo nell’assunzione di cibo (ARFID)

Gli individui con questo disturbo – bambini o adulti che siano – manifestano mancanza di interesse nel mangiare o disgusto per determinati odori, sapori, colori, consistenze o temperature. Alla lunga, possono riportare carenze nutrizionali, dipendenza da integratori o alimentazione tramite sonda.

5.Ortoressia

Dal greco orthos – corretto – e orexis – appetito, è un termine che definisce un disturbo alimentare descritto come una forma di attenzione abnorme alle regole alimentari, alla scelta del cibo e alle sue caratteristiche. Chi soffre di ortoressia ha un’alimentazione iperselettiva ed estremamente rigida che finisce per compromettere ogni aspetto della vita personale, sociale e lavorativa.

6.Vigoressia

La parola vigoressia deriva dal latino vigor, che significa “forza” e orexis, che vuol dire “appetito”. Il soggetto vigoressico ha “fame di forza” e, per questo, sperimenta una preoccupazione eccessiva e cronica di non avere abbastanza muscoli e di essere eccessivamente gracile e poco robusto. Si tratta, cioè, di una forma di dismorfofobia, ovvero un disturbo dell’immagine corporea, caratterizzato dalla continua preoccupazione per il proprio fisico, che si vede poco muscoloso.

7.Drunkoressia

Consiste in una riduzione drastica dell’apporto calorico derivante dal cibo al fine di poter incrementare l’assunzione di alcol, senza che ciò si traduca, però, in un aumento del peso corporeo. Gli alcolici, anche se privi di qualsiasi valore nutrizionale in termini di macro e micro-nutrienti, grazie al loro contenuto di zuccheri possono, infatti, indurre una sensazione di sazietà che consente di non avvertire la fame. Consumare alcolici implica l’assunzione di calorie: la rinuncia al cibo non è dunque fine a sé stessa, ma spinta dal desiderio di poter bere maggiormente e, al contempo, mantenere o addirittura diminuire il proprio peso corporeo.

8.Night eating syndrome

L’alimentazione incontrollata notturna, chiamata anche in inglese Night Eating Syndrome (NES), è una patologia che induce la persona che ne soffre ad alimentarsi compulsivamente in orario serale e notturno, in quantità maggiori che nel resto della giornata. Questo innesca un circolo vizioso, con conseguenze negative sull’orologio biologico sia per quanto concerne il sonno che per quanto concerne l’alimentazione.

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