Giornata dei Disturbi alimentari, i primi casi in bambini di sei anni

admin
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Dopo il Covid sui disturbi alimentari ci sono stati un fiume di dibattiti, polemiche, analisi, proposte di legge. I fatti forse inizieranno ad arrivare dalla prossima settimana quando il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi firmerà un protocollo d’intesa con il Ministero dell’Istruzione per «dare il via al confronto per attivare dei presidi psicologici nelle scuole», come annuncia David Lazzari, presidente del Cnop. È un primo, timido passo in una situazione che appare sempre più difficile e rispetto alla quale «le istituzioni sono molto indietro», denuncia Lazzari.

I dati
Dai dati diffusi in occasione della Giornata Nazionale del Fiochetto Lilla, i Disturbi del comportamento alimentare (Dca), dall’anoressia alla bulimia, compaiono sempre prima e si segnalano casi già all’età di 6-7 anni. Un disagio profondo e complesso le cui cause sono sia sociali sia legate al vissuto personale. E se con la pandemia si è assistito ad una esplosione di queste patologie, il numero delle diagnosi resta tuttora alto e si è ancora lontani dai livelli pre-Covid.

«In Italia secondo le stime oltre tre milioni di persone soffrono di disturbi dell’alimentazione e negli ultimi anni, in particolare durante la pandemia, si è registrato un incremento di casi intorno a un terzo, un abbassamento dell’età di esordio e un aumento della gravità dei disturbi», ha sottolineato il ministro della Salute Orazio Schillaci durante il convegno “Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione – Il punto sui percorsi di cura e sulle nuove opportunità”.

Come emerge dai dati contenuti nel Focus sui giovani fino a 25 anni pubblicato oggi (triennio 2019-2021) dal Sistema Emur che monitora gli accessi in pronto soccorso, «c’è un significativo aumento degli ingressi per disturbi dell’alimentazione – continua Schillaci – che passa da 3.023 accessi del 2019 ai 3.245 del 2021. In particolare, gli accessi riferibili alle donne sono passati dal 61,1% del 2019 al 72,7% del 2021. E c’è un numero degli accessi in crescita nelle classi di età 11-13 e 14-17».

Sempre nello stesso Focus, il monitoraggio delle Schede di Dimissione Ospedaliera indica l’Anoressia nervosa come la diagnosi che ha visto una vera e propria impennata (dal 48.3% del 2019 al 58.7% del 2021). «Si tratta – ha avvertito il ministro – di una reale emergenza sociale e sanitaria in cui il rapporto con il cibo, con il peso e con l’immagine corporea sono la punta dell’iceberg. Deve far riflettere il fatto che ci sono segnali di allarme anche in bambini prima degli 8 anni».

Esiste poi «un diffuso sommerso – continua il ministro – e può essere difficile individuare i primi sintomi, perché frequentemente chi ne è affetto tende a nascondere».

Schelin: “È un’epidemia”
Le strade da percorrere sono due, spiega il presidente del Cnop David Lazzari. Da un lato la costruzione di una rete di sostegno nelle scuole una richiesta che da tempo viene avanzata dagli studenti che questa mattina erano davanti al ministero a presentare con la segretaria Dem Elly Schlein la proposta di legge per lo psicologo nelle scuole.

«I numeri che stiamo vedendo sono quelli di una vera e propria epidemia – ha detto Schlein –. Durante la pandemia questi fenomeni legati alla salute mentale e al disturbo del comportamento alimentare sono aumentati moltissimo soprattutto tra gli adolescenti».

«Si parla di 4 milioni di persone – ha aggiunto – che in questo momento soffrono di questi disturbi ed è la punta di un iceberg molto più diffuso» con numeri elevatissimi per cui questa «è la seconda causa di morte tra gli adolescenti dopo gli incidenti stradali. Esigiamo che questo governo non si volti dall’altra parte e dia ascolto a questa rivendicazione».

«Noi come partito democratico – ha ribadito in un altro passaggio – siamo qui a dire che siamo al vostro fianco in questa lotta. Dovremmo farci sentire e continueremo a farci sentire».

«Mi rivolgo alla Presidente del Consiglio di questo Paese Giorgia Meloni: esca dal palazzo ed ascolti queste voci. È un problema diffuso quello dei tagli che stanno facendo alla sanità pubblica. È un problema che si sta traducendo nel fatto che le persone che non hanno le risorse per curarsi stanno rinunciando a farlo mentre chi ha il portafoglio più gonfio può andare nelle strutture private. Non è questo che prevede il diritto alla salute della nostra Costituzione».

Le prospettive
Il protocollo d’intesa che sarà firmato la prossima settimana rappresenta un primo passo di una rete ancora da costruire con la difficoltà di trovare fondi e consensi: in Parlamento giacciono diverse proposte di legge presentate a partire dal 2020-21 che nessuno è mai riuscito a far avanzare.

Dall’altra parte, lo psicologo di famiglia «su cui invece si è a uno stadio più avanzato – continua Lazzari –. Erano state presentate 7 proposte di legge da parte di tutti i gruppi politici che ora sono diventate un testo unificato che è all’esame della commissione Affari Sociali della Camera». Si aspetta che vada in aula ma il provvedimento non è stato calendarizzato. I disturbi alimentari devono ancora aspettare.

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