Femminicidio e violenza, consiglio comunale chiede interventi urgenti

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Anche il consiglio comunale di Cremona ha voluto portare la propria testimonianza di attenzione sul tema della violenza contro le donne, anche a fronte dell’omicidio di Giulia Cecchettin, uccisa dall’ex fidanzato. E lo ha fatto in modo concreto, approvando all’unanimità un ordine del giorno presentato dalla consigliere Pd Stella Bellini, in cui si impegna il Sindaco e la Giunta comunale a farsi portavoce e promotori presso tutte le sedi ritenute opportune di alcune proposte.

In primis, “aumentare la formazione del personale prevedendone forme di obbligatorietà, o almeno di incentivazione, in modo che magistrati, forze dell’ordine, operatori socio-sanitari, avvocati e altri operatori di giustizia, possano riconoscere correttamente e più velocemente i segnali della violenza domestica, assistita e più in generale di genere, e attivare percorsi di giustizia riparativa per gli uomini maltrattanti”. In seconda istanza, si chiede di “introdurre tra le attività didattiche delle scuole dei percorsi educativi volti a contrastare la violenza di genere”.

Non è tutto: risulta necessario “potenziare le iniziative per sostenere economicamente le donne nel percorso di fuoriuscita dalla violenza e di favorirne l’autonomia abitativa”, ma anche “sostenere il ruolo dello sport quale veicolo di inclusione sociale e di superamento di ogni forma di discriminazione e di violenza”. Non ultimo, sono necessari “adeguati stanziamenti per le case rifugio, per i centri di accoglienza e per gli sportelli dedicati alle vittime di reati violenti”. Infine, il consiglio chiede di “ripristinare la disciplina Opzione Donna estendendola anche alle caregiver degli orfani di femminicidio”.

Richieste che si basano su dati piuttosto allarmanti: “In Italia viene uccisa una donna ogni tre giorni. Inoltre il recente e tragico omicidio di Giulia Cecchettin, ha mostrato con evidente tragicità la situazione irrisolta e in costante crescita dei femminicidi – che sono, ormai con ogni evidenza – un fatto sociale non singoli casi di disagio psichico criminale” si legge nel documento.

Tanto che “l’Unione Europea ha più volte condannato l’Italia in quanto carente di una corretta valutazione del rischio offrendo una risposta tardiva e inefficace rispetto alle denunce, archiviando troppi casi nella fase preliminare e facendo uno scarso uso degli ordini di protezione di cui un’alta incidenza della violazione”.

Insomma, diventa indispensabile che da parte dell’amministrazione pubblica, a tutti i livelli,  vi sia un’assunzione di responsabilità e la volontà di contrastare il fenomeno con ogni mezzo.

LaBos

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