«Fare il sindaco di Milano? Perché no? È la mia città»- Corriere.it

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I giornali, la tv, il calcio. E quella tentazione per la politica. Geppi Cucciari e Giorgio Lauro presentano Urbano Cairo come «uno degli uomini più potenti del Paese» prima di ingaggiare l’editore del Corriere, di La7, e presidente del Torino Calcio, nel botta e risposta, ieri, ai microfoni di Un giorno da pecora su Radio Rai 1. «Potente? Io non uso i miei giornali» dice. Come da copione, Cucciari usa il «tu» e Lauro il «lei» e si va avanti per un po’ con domande tipo «come te la cavavi con il pallone da piccolo» e «cosa vuole fare da grande». La prima risposta è: «Cercavo di imitare Claudio Sala,senza riuscirci. E tenevo troppo la palla». Da grande, Cairo vuole fare Cairo: «Il mio lavoro mi piace». L’editore non si sottrae al gioco della politica, terreno sul quale viene incalzato da anni. Cucciari e Lauro sanno che, insieme al giornalismo, la politica è una delle antiche passioni dell’imprenditore che, nel 2016, quando era già il proprietario di La7, con la sua Cairo Communication ha conquistato il controllo di Rcs in Piazza Affari. Però Cairo spiazza quando ammette: «Io sindaco di Milano? Perché no, la adoro, è la mia città!». Quando poi conduttori gli chiedono di scegliere tra le opzioni di incarico a sindaco, a presidente di Regione o a presidente del Consiglio risponde: «L’ultima…». «Un divertente scambio di battute — spiega poi — Se accetti di andare a Un giorno da pecora, stai al gioco. Poi, certo, mi viene chiesto con una certa frequenza se sono disponibile a entrare in politica. La mia risposta è che nella vita mai dire mai».
A suo tempo fu Matteo Salvini a offrirgli la candidatura a sindaco di Milano. «Sì,io però ho scelto di scalare Rcs. A malincuore ho rinunciato. Non so neanche se sarei stato adatto a fare il sindaco con Salvini». Perché? «Io sono di centro, proprio di centro». Come Renzi? «Renzi è molto bravo, peccato che oggi non abbia più il consenso di una volta. Anche Calenda è molto bravo». Ed è quest’ultimo che in serata replica: «Cairo ha fatto un ottimo lavoro, è uno dei pochi editori puri, magari si candidasse..».

Meloni? «Si sta impegnando molto, ha fatto buone cose in politica estera ma ha tanti problemi da risolvere. E il mondo migliore di farlo non è giocare in difesa ma andare all’attacco». Se la premier fosse un calciatore, chi potrebbe ricordarle? «Un centrocampista, uno come Picchio De Sisti». Se dovesse affidarle una trasmissione? «Le farei fare Piazza Pulita. A Schlein darei Propaganda Live». Per chi ha votato? «Non lo dico. Votai Zaccagnini, perché era una persona per bene. Una volta ho votato Pannella». Comprerà Mediaset? «No, è una grande azienda ma io adoro La7, che è ormai la quinta rete in prime time a un’incollatura dal terzo posto di Italia1 e me la tengo stretta». Chi le piacerebbe fra i conduttori di centrodestra? «Bruno Vespa. Ogni volta che lo vedo mi dice “com’è che non mi hai ancora chiamato?”. Ma lui è la Rai, è la terza Camera, come fai a spostarlo». E ancora sul calcio, un nuovo affondo: «Per Salvini il decreto Crescita è immorale? Non capisco. Se ti permette di portare in Italia campioni che pagano le tasse,anche se un po’ meno del massimo, è comunque un vantaggio per lo Stato perché senza il decreto questi campioni non verrebbero. È anche un vantaggio per il campionato di serie A, per lo spettacolo, e per le persone a casa che si divertono di più. Il calcio è l’unico settore che non ha avuto nulla durante il Covid. Ma porta all’erario 1,3 miliardi, ne genera 16 con le scommesse , di cui 2 vanno allo Stato, e occupa quasi 200 mila persone».

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