«È stato il vostro bravo ragazzo»

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Piccoli pupazzi di pezza e mazzi di fiori. Fiori bianchi: come la purezza, come la morte violenta che non ha perché. Una mano si avvicina al cancello di casa Cecchettin e posa, delicata, una candela; un’altra porta il disegno fatto da un bambino. Uno, due, dieci e ancora dieci… Una processione silenziosa, dal primo pomeriggio di oggi, sabato 18 novembre, lambisce il cortile della villetta a Vigonovo, Venezia: la casa che fu di Giulia. Paesani, occhi lucidi di dolore e lacrime, stanno portando calore, condivisione, quasi a fasciare il lutto della famiglia.

Un corteo silenzioso

La prima «testimone» è una bambina di 5 anni: con l’aiuto della mamma appende al cancello un foglio colorato: «Ha ritratto Giulia nel modo in cui la ricorda – spiega la madre, Elisabetta -: con un berretto in testa e il suo cane a fianco. Mia figlia è innamorata di quel cane. Giulia glielo lasciava sempre accarezzare quando passavamo di qui, con quel suo viso dolce…». Qualcuno, per pudore, si ferma prima del recinto familiare e, in disparte, lascia che il pianto scorra: «Anche se non la conoscevo – dice Nives, 76 anni – avrebbe potuto essere mia nipote, figlia o sorella… Ognuna di noi. Non penso che a lei, da quando ho saputo della scomparsa». Un uomo posa un «minimo» mazzo di tulipani gialli accanto alla fila di fiori che, ormai, circonda la casa. Non ha voce: piange piano. Ci sono bambini, ragazzi, adulti – uomini e donne – e tanti anziani: più deboli, forse più empatici. È un pellegrinaggio triste e, per questo, dolcissimo. «Le nostre lacrime non bagneranno le tue ali», dice uno dei tanti bigliettini  tra i fiori. Altre parole, altri pensieri: «Perdonaci per non aver fatto abbastanza per cambiare questa cultura». E poi: «Vola piccola, tra le braccia della tua mamma».

Il dolore di Elena

Dopo gli appellli e le parole dei giorni scorsi, umanissime e cariche di un’intelligente sensibilità, anche Elena Cecchentin ha dato forma al proprio dolore con alcune storie sul Instagram«È stato il vostro bravo ragazzo», si legge nel profilo della sorella di Giulia, che ha scelto di condividere un post della trapanese Valeria Fonte, giovane scrittrice che col prorio profilo Instagram porta avanti la battaglia contro «l’odio delle parole» e la violenza di genere. In una seconda storia si legge: «Per te bruceremo tutto». In una precedente, Elena aveva rilanciato un altro post, stavolta dell’attivista Carlotta Vagnoli: «Prevedibile dalla descrizione di quel bravo ragazzo, troppo bravo: non farebbe male neanche a una mosca. Certo, a una mosca no. Ma a una donna, beh, quella è tutta un’altra storia».

L’onda di rabbia 

Intanto, al temuto, primo epilogo di questa tristissima storia, nei social monta un’ondata di rabbia. Uno stato d’animo/sentimento scuro, che, in queste ore, sta unendo molte donne e che scorre nei tantissimi commenti alla notizia del ritrovamento del corpo di Giulia. «Troppi mostri in giro con le sembianze di uomini perbene», scrive  Antonella L.  Nei confronti di Filippo Turetta, Katiuscia Z. e Alessandra T. invocano una sorta di vendetta privata: «Speriamo che lui sia vivo… E che i genitori di Giulia facciano giustizia da soli… Perché ormai solo questo ci resta…», scrive la prima. «Non si passi per la legge… Giustizia in altro modo», le parole della seconda. Elisabetta chiede: «Ma lui (Filippo, ndr) che fine ha fatto?». Già: che fine ha fatto?  

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