Disturbi alimentari nella pre-adolescenza: le cause del problema

admin
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«Ciao mamma, ti voglio bene».
«Ciao Anna, anche io ti voglio bene».
«Mamma, tu mi vuoi bene?»
«Sì Anna, ti voglio bene».
«Ciao mamma, buonanotte, ti voglio bene»
«Ciao Anna, buonanotte, anche io ti voglio bene».
«Mamma, ma tu mi vuoi bene?».

Ogni sera, quando va a letto, Anna inizia con la mamma questa «conversazione» che va avanti per 10 minuti. Ha 8 anni e un atteggiamento alimentare restrittivo che la porta a mangiare soltanto pochi alimenti, ma al suo disturbo si è aggiunto anche questo rituale ossessivo-compulsivo da quando, in contemporanea, sono cambiate la sua maestra e l’allenatrice sportiva. Il caso di Anna non è però un episodio isolato. «Dal Covid in poi sono emersi alcuni aspetti clinici preoccupanti fra i giovanissimi che soffrono di disturbi del comportamento alimentare», spiega Pamela Pace, la psicoterapeuta che la segue e che nel 2006 ha fondato l’Associazione Pollicino Onlus, specializzata nella cura dei disagi psicologici in età evolutiva e, in particolare, dei disordini del comportamento alimentare da 0 a 16 anni.

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Anoressia e bulimia, ma anche drunkoressia, vigoressia e night eating syndrome. Nella Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla facciamo luce anche sui disturbi «emergenti» del comportamento alimentare e sui sintomi con i quali si manifestano. Per sensibilizzare, alzare la soglia dell’attenzione, aiutare tempestivamente chi ne soffre

«Attualmente si rivolgono a noi genitori di bambini di età compresa tra i due e i 13-14 anni, che oltre al disturbo alimentare presentano anche altri sintomi, tra cui fobie, forte oppositività e appunto rituali ossessivo-compulsivi», precisa la specialista. «L’altro cambiamento significativo riguarda invece l’aumento di casi ARFID, un disturbo alimentare molto serio, determinato da una tenace selettività alimentare prolungata nel tempo e che nella visita pediatrica di chi ne è soggetto mostra già un’incidenza sulla curva di accrescimento». Si tratta, in particolare di bambini che mangiano soltanto due o tre tipi di cibi e «non c’è verso di convincerli a cambiare: se si prova a togliere questi alimenti e a proporre altro, sono capaci di digiunare».

I soggetti ARFID, fanno parte dal 2013 dei quadri clinici di disturbo alimentare e sono in aumento. Le stime dell’Osservatorio Pollicino dicono che dal 2021 a oggi, i casi di anoressie prepuberali – ovvero riscontrate tra i 10/11 anni – sono aumentate del 30% e includono gravi problematiche relative all’immagine corporea. Riguardo invece ai casi DNA (Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione (anginofobia, fagofobia, emetofobia, selettività, iperfagia, sovrappeso) e ARFID, la crescita relativa alla fascia d’età fra i 4 e i 10 anni è stata addirittura del 63%.

Ma a cosa è dovuto questo aumento precoce dei disturbi alimentari aggravati dalla comparsa di «stintomi» collaterali di disagio? «Premesso che ogni situazione è sempre da valutare individualmente, a livello generale possiamo certamente dire che il Covid ha creato una serie di fragilità, di destabilizzazioni, di precarietà che i bambini hanno recepito come spugne», spiega la psicoterapeuta. «Noi non pensiamo mai che i bambini, dentro e fuori casa, possano vedere, sentire e “respirare” quello che sta pervadendo la condizione umana: problemi economici, di salute, di lavoro, le guerre, l’aumento dei femminicidi. Tutto questo può incidere fortemente sulla loro psiche».

Tutto questo viene alimentato da un altro aspetto fortemente destabilizzante per la generazione dei giovanissimi, legato al fatto che nel discorso sociale il cibo e il corpo sono elevati allo Zenit: «Stiamo osservando la precocità con cui le bambine entrano in conflitto con lo specchio, con l’immagine del corpo. Se prima iniziavano intorno ai 9-10 anni a dire “ho la pancia”, “ho le cosce grosse”, “devo dimagrire” – e il corpo entrava in gioco anche nel rapporto con il cibo – oggi incontriamo bambine di 6 o 7 anni che già dicono di voler dimagrire perché “hanno la faccia “cicciona”», evidenzia Pace.

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