Alimentazione intuitiva, i 10 principi per non stare mai più a dieta- Corriere.it

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Sapete perché continuate a ingrassare? Perché siete o siete stati a dieta.

Proprio così: sembra paradossale ma l’effetto yo-yo esiste (ne abbiamo parlato QUI) ed è stato descritto in decine di lavori scientifici. La notizia peggiore è che, come scrive la British Heart Foundation, tra coloro che perdono peso, solo 1 su 5 lo manterrà, la maggior parte delle persone riacquisterà un terzo del peso perso nel primo anno e il resto nei successivi 3-5 cinque anni.

Il numero di persone a dieta continua a crescere, come anche quello delle persone in sovrappeso. Come mai?
Le ripetute diete (anche questo è dimostrato) possono influenzare il metabolismo, la capacità di sentirsi affamati o sazi e indurre ansia e sensi di colpa riguardo al cibo.

È scontrandosi con questi problemi che nel 1995 due nutrizioniste americane, Evelyn Tribole e Elyse Resch, hanno inventato l’«alimentazione intuitiva», subito adottata dal movimento «anti-dieta» che proclama: «non si può vivere a dieta per sempre» e «le diete falliscono».

Cosa propone l’alimentazione intuitiva? Sostanzialmente di «guarire» dal nostro rapporto sbagliato con il cibo in modo da non stare più a dieta e fare pace con un bisogno fisiologico che è naturale e sarà sempre con noi, quello di mangiare. Per farlo, nessuna conta delle calorie o esclusione di alimenti o categorie di nutrienti, ma l’adesione – ragionata – a 10 principi base (a tutti e dieci!) di stampo prevalentemente psicologico.

Eccoli in sintesi:
1) Smetti di stare a dieta. Per te non funziona.
2) Onora il senso di fame: mangia quando il tuo corpo ti dice che hai fame e smetti di mangiare quando sei sazio.
3) Fai pace con il cibo: nessun alimento è vietato. Il cibo non è una ricompensa e nemmeno una punizione.
4) Sfida la «polizia» alimentare: i pensieri negativi che classificano gli alimenti come «buoni» o «cattivi» e portano a sentimenti di fallimento o senso di colpa.
5) Ritorna al piacere del cibo: non mangiare mentre sei in macchina, mentre sei di corsa a un appuntamento o quando sei distratto. Mangiare è un piacere.
6) Percepisci la sensazione di sazietà. Fai una pausa durante il pasto per pensare al sapore e a quanto sei pieno. Smetti di mangiare quando sei completamente sazio, anche se questo significa lasciare il cibo nel piatto o dire no al dolce.
7) Affronta le emozioni senza usare il cibo: quando siamo stressati, tristi, annoiati o soli, spesso utilizziamo il cibo per gestire le nostre emozioni.
8) Rispetta il tuo corpo: abbandona aspettative irrealistiche, i canoni estetici ci hanno insegnato a voler cambiare il nostro aspetto. Badiamo piuttosto alla salute e alla funzionalità del nostro corpo.
9) Il movimento è fonte di benessere. Il nostro corpo è fatto per muoversi: facciamo uno sport che ci piace e sentiremo la differenza. Alla fine, l’esercizio migliore è quello che fai davvero.
10) Onora la salute: l’alimentazione deve essere moderata. Scegli pasti e spuntini che siano nutrienti, ma anche soddisfacenti e gustosi, con alimenti che fanno stare bene e danno energia.

I principi dell’alimentazione intuitiva possono essere utili in un percorso non di dieta, ma di consapevolezza rispetto all’alimentazione, che può portare tutti a mangiare in modo sano per vivere in salute bene e a lungo. E un regime alimentare sano, adottato per sempre, porterà con sé inevitabilmente il raggiungimento del peso adatto alla propria costituzione e persona.
«L’alimentazione intuitiva è un modo per approcciare il cibo in maniera più sana e senza costrutti mentali che deviano o ostacolano», commenta Ilaria Prandoni, biologa e nutrizionista di Palazzo della Salute del Gruppo San Donato. «Moltissime persone in sovrappeso hanno un rapporto complicato con il cibo e mangiare non risulta più qualcosa di naturale, di positivo — continua la specialista —. Il nutrirsi è un bisogno biologico, però il comportamento alimentare non è solo biologico. È influenzato da molti fattori: ormonali, genetici, religiosi, credenze, comportamenti, ambiente… è qualcosa di molto complesso che non è facile da gestire. I dieci punti sono stati pensati per ridurre al minimo i fattori esterni che influenzano l’assunzione del cibo, con lo scopo di aiutare le persone a mangiare basandosi sulle proprietà “sensoriali” degli alimenti e sugli indicatori interni di fame».

Nello specifico, quali vantaggi può portare una concezione dell’alimentazione di questo tipo?
«Lo vedo come un metodo che può essere inserito solo all’interno di un percorso – sostiene l’esperta —: soprattutto all’inizio, lasciare i pazienti soli ad applicare questi principi può portare a risultati molto vari. Per molti potrebbe essere complicato. È necessario che innanzitutto le persone imparino a familiarizzare con alcuni principi della nutrizione, a conoscere gli alimenti che fanno bene, quelli necessari e a capire come i vari elementi interagiscono nel nostro corpo. La scelta dei cibi deve essere fatta conoscendo cosa è meglio mangiare quindi una base di educazione alimentare è fondamentale».

Ci sono controindicazioni?
«In linea generale no, ma non deve essere un metodo per perdere peso, anche perché gli studi relativi all’efficacia dell’alimentazione intuitiva sul dimagrimento sono poco consistenti e non danno indicazioni valide, soprattutto nel lungo termine – spiega Prandoni —. Lo utilizzerei per perfezionare la capacità di percepire i segnali di fame e sazietà. Può anche aiutale le persone a ridurre la “fame emotiva”, quella che porta a mangiare per “compensare” le emozioni negative. Non sarà facile, ma applicando un principio alla volta si riuscirà a ritrovare un’armonia con il cibo».

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