Agroalimentare, oro verde dell’Italia. Creafuturo: Alimenti e Nutrizione: l’educazione alimentare – 2

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Il CREA scende in campo con la sua testata giornalistica on line, per raccontare in modo semplice come stanno cambiando l’agricoltura, l’ambiente e il cibo che mettiamo in tavola e cosa dobbiamo aspettarci per il futuro. Il pianeta in cui viviamo, l’ambiente che ci circonda, l’aria che respiriamo, il suolo che coltiviamo, il cibo che mangiamo e l’acqua che beviamo, non sono così scontati e garantiti, ma dobbiamo
prendercene cura, per trasmettere questo capitale naturale e culturale alle prossime generazioni. Da qui nasce l’idea di  CREAFuturo, che intende coniugare una informazione autorevole, fondata sulle evidenze scientifiche, chiara e puntuale, con la creatività e la forza della conoscenza, per far guardare al futuro con fiducia.

Cosa si intende per educazione alimentare? Perché è importante? Quali alimenti sono da preferire? Strumento efficace per favorire l’adozione di uno stile di vita sano, a partire da una alimentazione equilibrata, l’educazione alimentare mira anche a sensibilizzare sul rapporto fra qualità del cibo e qualità dell’ambiente, in un’ottica di sostenibilità. I comportamenti alimentari si acquisiscono fin dalla tenera età, perciò è indispensabile attuare programmi di educazione alimentare a partire dai banchi di scuola.  

Cos’è l’educazione alimentare

“L’educazione alimentare comprende ogni attività che miri allo sviluppo di comportamenti alimentari corretti e consapevoli del consumatore, nonché ad uno stile di vita sano, vissuto non come costrizione, ma come valore condiviso. La finalità ultima è quella di condurre ad una autonoma capacità di gestione corretta della propria alimentazione e, dunque, di difesa nei confronti di ogni forma di malnutrizione.” 

Figura 1. Logo Istituto Nazionale della Nutrizione

Questa è stata la definizione condivisa durante la Prima conferenza per l’educazione alimentare, organizzata dall’Istituto Nazionale della Nutrizione (oggi CREA Alimenti e Nutrizione) nel 1975. Nel passaggio da Istituto a Centro di ricerca, il CREA Alimenti e Nutrizione (CREA-AN) ha mantenuto nel tempo la capacità, le competenze – e la conseguente vocazione specifica nei compiti istituzionali – di rendere consapevoli cittadini grandi e piccoli delle loro scelte a tavola. La definizione di educazione alimentare e il suo obiettivo negli anni sono rimasti, infatti, sostanzialmente inalterati, con l’accento sull’insieme di strategie educative volte a facilitare l’adozione volontaria di scelte alimentari che conducano a salute e benessere.

Mangiare, ovvero l’atto di alimentarsi, è al tempo stesso un atto semplice, ma anche un equilibrio di moltissimi fattori, e mette in gioco processi psicologici, sensoriali ed emotivi, collegati alle caratteristiche culturali, sociali ed economiche dell’ambiente di appartenenza. Gli educatori hanno di fronte una grande sfida: configurare messaggi in grado di attirare l’attenzione, di senso compiuto, ma che siano al contempo scientificamente fondati, e che incoraggino – senza forzare – cambiamenti in comportamenti anche profondamente radicati nei destinatari dell’intervento.

Come fare educazione alimentare

Fare educazione alimentare non è insegnare quali sono i nutrienti e come calcolare le calorie, o almeno non è solo questo: la conoscenza dei fabbisogni, infatti, è una piccola parte della motivazione che porta a determinate scelte alimentari. Riguarda, tra l’altro, perlopiù gli adulti, o per interesse personale o per la necessità, reale o percepita, di seguire una dieta. Per questa tipologia di persone è necessaria un’informazione scientificamente fondata, univoca, che guidi le decisioni in maniera semplice e trasparente, a partire dalle etichette fino alle raccomandazioni delle Linee guida per una sana alimentazione (non dogmi, non leggi scritte nella pietra, ma indicazioni, appunto, suggerimenti), anche illustrate in forma di video o di brevi testi, come nel sito Sapermangiare.mobi (vedi riquadro).

E per i più giovani?

Per i più giovani, nelle scuole, l’approccio deve essere differente: come ben delineato nella letteratura scientifica e nelle Linee Guida per l’Educazione Alimentare – edite dal Ministero dell’Istruzione nel 2011 e nel 2015 -, bisogna distinguere il momento informativo (nutrienti, calorie, fabbisogni) dal momento educativo vero e proprio, che permette di orientare le scelte e i comportamenti, a partire dalle tradizioni familiari o del territorio, dalla cultura, le abitudini e le tipicità. Ovviamente, nel processo educativo non va tralasciato l’ambiente familiare, fondamentale nella modulazione dei comportamenti alimentari: i gusti e le preferenze di bambini e bambine si vanno formando col tempo, le loro abitudini non sono completamente radicate, ma perché possano essere effettivamente soggetti attivi di un cambiamento, devono trovare terreno fertile negli adulti di riferimento, che siano e si mostrino pronti a fare da esempio. È questo il motivo per il quale le attività vanno incentrate nella scuola, ambiente educativo per eccellenza, ma bisogna lavorare su tutto il sistema, formando quindi i docenti, per arrivare alle famiglie attraverso i bambini.

La spinta gentile

La teoria è quella dei piccoli passi: non aspettarsi grandi cambiamenti tutti insieme, ma focalizzarsi su pochi argomenti, con una spinta gentile verso consumi più equilibrati e in linea con i fabbisogni. La “gentilezza” di questa spinta verso prodotti che sono probabilmente i meno graditi ai bambini (frutta, verdura, legumi…), è spesso un punto dolente, perché è importante rispettare i tempi e i modi di tutti, e far sì che la tavola non diventi mai terreno di scontro. I pasti dovrebbero essere un momento sereno, di convivialità, di coinvolgimento e di condivisione. L’approccio, in famiglia ma anche a scuola, deve essere tranquillizzante e positivo: nessuna imposizione, nessun ricatto, nessuna ansia se qualcosa resta nel piatto. Vanno sottolineate le caratteristiche positive, ma senza categorizzare, proponendo l’assaggio, senza forzare al consumo. L’utilizzo di film o cartoni animati, o di storie raccontate nei libri, può aiutare a rendere più allettante l’esplorazione delle novità, così come il loro abbinamento a cibi già noti e accettati.

Tutto nella convinzione che non esistono cibi buoni o cattivi, ma alimentazioni più o meno bilanciate rispetto ai fabbisogni. Infine, non possono mancare le indicazioni mirate a consumi sostenibili, perché non si può prescindere dalla comprensione dell’esistenza di un legame tra qualità del cibo e qualità dell’ambiente (e conseguentemente qualità della vita).

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