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di Vera Martinella
Gli esiti di una ricerca sul British Journal of Sports Medicine mettono in luce che aumentando di poco l’attività fisica svolta per salvaguardare il sistema cardiovascolare e polmonare scende del 35% il pericolo di un carcinoma
Un uomo su otto farà i conti con una diagnosi di tumore alla prostata. Con oltre 40mila nuovi casi diagnosticati nel 2023 in Italia è, infatti, il tipo di cancro più frequente nel sesso maschile dopo i 50 anni. E i numeri sono in aumento anche fra i più giovani. C’è però molto che si può fare per limitare le probabilità d’ammalarsi, a cominciare da una costante attività fisica: una ricerca appena pubblicata sul British Journal of Sports Medicine, ad esempio, mette in luce che aumentando di poco (del 3% o più) il fitness cardiorespiratorio il rischio di cancro alla prostata scende ben del 35%.
Chi rischia di più
«Lo hanno già dimostrato numerose ricerche scientifiche: praticare regolarmente sport, o comunque fare movimento in base alle proprie possibilità, è una strategia di prevenzione efficace per molti tipi di cancro – sottolinea Bernardo Rocco, professore ordinario di Urologia all’Università degli Studi di Milano e direttore dell’Urologia all’Ospedale San Paolo -. Finora non sono molti gli studi incentrati su ginnastica e carcinoma prostatico, ma sappiamo per certo che gli stili di vita sono fondamentali. Fra le cause note che fanno lievitare le probabilità di ammalarsi di carcinoma prostatico (oltre alla familiarità per questa patologia), ci sono un alto contenuto di proteine nella dieta e la sindrome metabolica, una patologia caratterizzata da aumento della circonferenza dell’addome, ipertensione arteriosa, ipertrigliceridemia, ridotti livelli di colesterolo “buono” HDL e aumento della glicemia a digiuno». Diversi studi hanno poi evidenziato il ruolo, nell’insorgenza del tumore, di una dieta particolarmente ricca di grassi saturi e di un eccessivo consumo di carne rossa e latticini.
Un controllo annuale
L’ago della bilancia in salita è un pericolo fin dall’adolescenza, come hanno evidenziato recentemente le conclusioni di una ricerca: ingrassare di un chilo all’anno fra i 17 e i 29 anni fa salire del 13% la probabilità di avere un carcinoma aggressivo e del 27% quella di una forma letale. E proprio gli stili di vita scorretti (fumo, sedentarietà, consumo di alcol e cattiva alimentazione, che spesso comporta sovrappeso) sono indicati dagli esperti come motivi plausibili dell’aumento dei casi di cancro in giovane età.
«Tutte buone ragioni per fare più movimento possibile – sottolinea Rocco, che è anche presidente del Comitato Scientifico di Europa Uomo Italia -, da bambini fino all’età avanzata. Così come sarebbe bene che tutti gli uomini (dall’adolescenza in poi) facessero almeno una visita l’anno dall’urologo, esattamente come fanno le donne con il ginecologo. Poi a partire dai 50 anni, e dai 45 anni se c’è familiarità e si rischia di più, si parte con l’esame del Psa, la strategia più efficace per una diagnosi precoce».
Fitness cardiorespiratorio
Nel nuovo studio pubblicato sul British Journal of Sports Medicine, i ricercatori svedesi hanno analizzato i dati relativi a quasi 58mila uomini, raccolti in un database che ha raccolto informazioni sull’attività fisica svolta, sugli stili di vita, sullo stato di salute generale, su massa corporea e altezza. I partecipanti hanno anche eseguito test che misuravano i loro livelli di fitness cardiorespiratorio e sono stati tenuti sotto osservazione per moti anni (in media sette). «Fitness cardiorespiratorio significa “benessere del cuore” – spiegano gli autori della ricerca -, tanto che bassi livelli di fitness cardiovascolare sono associati a maggiore mortalità e malattie cardiache. È un’attività fisica svolta al fine di salvaguardare il sistema cardiovascolare e polmonare e per stabilire l’idoneità cardiorespiratoria, ossia l’abilità o la capacità del cuore, dei polmoni e dei muscoli di assumere ossigeno e di usarlo per produrre energia». Gli esiti hanno così messo in luce che i maschi fisicamente più attivi, quelli con livelli più alti di cardiofitness, hanno meno probabilità di sviluppare un carcinoma prostatico.
Problemi urinari
«Pur non esistendo sintomi caratteristici del carcinoma della prostata all’esordio – conclude Rocco -, non bisogna ignorare la comparsa di vari problemi urinari, quali: difficoltà a iniziare la minzione, flusso urinario debole, necessità di “spingere” durante la minzione, incompleto svuotamento della vescica, elevata frequenza delle minzioni, urgenza di svuotare la vescica e presenza di minzioni notturne. Sono sintomi che si accompagnano all’ipertrofia prostatica benigna, molto comune nei maschi dopo i 50 anni e che quindi non devono allarmare, ma che non devono essere sottovalutati e ignorati. Basta parlarne con il medico di famiglia che valuterà se è necessaria la visita con lo specialista urologo, facendola precedere da eventuali esami. Questa semplice attenzione potrà essere la prevenzione migliore del carcinoma prostatico, consentendo una diagnosi precoce e tempestiva».
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