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La nota multinazionale è nel mirino di gravi accuse da parte dei consumatori. Ecco cosa sta succedendo a Starbucks.
La catena di caffè più celebre del mondo, sta attraversando un momento burrascoso dal punto di vista della credibilità. Attualmente Starbucks possiede oltre 27 mila punti vendita ed è nota per i suoi caffè, i dolci e per l’aesthetic delle sue iconiche tazze da portare ovunque e acquistare in qualsiasi momento della giornata. Fondata a Seattle nel 1971, Starbucks nasce dall’idea imprenditoriale di due insegnanti e uno scrittore. Jerry Baldwin, Zev Siegl e Gordon Bowker, affascinati dalla tostatura dei chicchi di caffè, decidono di lanciarsi nell’impresa e affidano la loro fortuna al nome del primo ufficiale quacchero di Moby Dick.
Inizialmente nasce come una torrefazione, vendendo al pubblico chicchi di caffè tostati di ottima qualità. Nel 1987 i tre proprietari decidono di vendere la catena all’ex manager Howard Schultz, il quale esporta l’idea fuori dai confini di Seattle e la trasforma in un progetto di portata globale. Dopo l’apertura di moltissimi locali in vari posti nel mondo, Starbucks annuncia l’avvio nel 2017 del primo punto vendita anche a Milano.
A seguito della creazione della catena di coffeehouse, il manager Schultz riesce a divulgare nel resto degli Stati Uniti la cultura del caffè e crea un nuovo modo di gustarlo e di viverlo grazie al take away, personalizzando l’esperienza di ogni consumatore. Oggi Starbucks rappresenta un impero e un punto di riferimento in quei Paesi in cui la tradizione del caffè è una recente acquisizione. Non solo caffè, Starbucks è diventato un luogo gettonato di ritrovo e di studio per molti giovani.
Starbucks nei guai: cosa succede nei vertici della multinazionale
Il colosso del caffè torna nelle aule dei tribunali a causa di un presunto comportamento ingannevole nei confronti dei consumatori. Secondo quanto riportato all’attenzione delle autorità, l’app di Starbucks impedirebbe ai propri clienti di utilizzare il credito della propria carta fedeltà nel momento in cui quest’ultimo fosse inferiore al prezzo più basso presente nel menu.
Si tratterebbe, quindi, di un obbligo nei confronti dei consumatori, a ricaricare continuamente la propria carta, in modo da evitare di perdere il saldo già accumulato.
La denuncia, partita da un gruppo di tutela dei consumatori, ha raggiunto il procuratore generale di Washington nel mese di dicembre. Oltre alla motivazione alla base della denuncia, l’app di Starbucks non permetterebbe ai clienti di combinare i fondi rimanenti con altri metodi, né di utilizzarli come mancia per i dipendenti del punto vendita. Sulla base di quanto avanzato nella aule dei tribunali, si tratterebbe di un comportamento ingannevole da parte del colosso del caffè nei confronti dei propri clienti.
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