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Alcuni giorni fa ho effettuato un trapianto renale grazie a un rene donato da mio fratello. Ho letto che è possibile sospendere o diminuire i farmaci immunosoppressori: in quali casi?
Risponde Arrigo Schieppati, Centro ricerche cliniche per le malattie rare, Istituto Mario Negri, Bergamo (VAI AL FORUM)
Ricerche condotte all’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, in collaborazione con l’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, hanno dimostrato che è possibile evitare la crisi di rigetto dell’organo trapiantato senza farmaci. Questo risultato si raggiunge somministrando al momento del trapianto cellule staminali, cioè cellule del midollo osseo capaci di trasformarsi in qualsiasi tipo di cellula di qualsiasi organo o tessuto. L’uso delle staminali ha come obiettivo quello di ridurre l’attività delle cellule del sistema immunitario, responsabili delle crisi di rigetto.
Sperimentazione clinica
Gli studi sono stati condotti in laboratorio, su animali, e hanno aperto la strada alla sperimentazione nell’uomo, in pazienti con trapianto di rene da donatore vivente. Alla prima fase di sperimentazione clinica ha partecipato un numero piccolo di persone. I risultati finora raccolti documentano che la procedura è fattibile e sicura. I primi pazienti trattati sono stati seguiti nel tempo e in un caso è stato possibile attuare la riduzione graduale, fino a sospensione, della terapia antirigetto. L’obiettivo dei prossimi studi è proprio quello di documentare, su un più ampio numero di soggetti, che la somministrazione al momento del trapianto di cellule staminali può determinare una condizione di tolleranza verso l’organo trapiantato, senza più usare farmaci.
Terapia antirigetto
L’impiego di cellule staminali è tuttora in fase di sperimentazione e non è prassi ordinaria: non può essere dunque proposto fuori dalla ricerca. Vorrei però rassicurarla: oggi, in tutti i Centri che seguono i pazienti trapiantati, si presta molta attenzione ad applicare i più moderni schemi di terapia antirigetto, proprio con l’obiettivo di ridurre gli effetti avversi dei farmaci e al tempo stesso assicurare la più lunga vita possibile all’organo trapiantato.
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