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Una gigantografia di Alexei Navalny sotto la statua del Marc’Aurelio accoglie i primi manifestanti in piazza del Campidoglio. Una specie di altare alla memoria del dissidente, morto in carcere a 47 anni, che è già decorato da mazzi di fiori e lettere di vicinanza. «Un fiore per un uomo coraggioso» ha scritto su un biglietto Francesca, deponendo un mazzo di rose accanto alle altre foto del principale oppositore di Putin. «Volevo omaggiare questo eroe, simbolo della resistenza a Putin» spiega Fabio mentre lascia alcuni fiori davanti alla foto di Navalny. Su un lato della piazza sono già pronte numerose fiaccole pronte per la commemorazione in programma.
La piazza contesta il leghista Romeo
Alle 18.30 la piazza del Campidoglio è piena, tantissime le fiaccole accese dai manifestanti. Ma a rompere la calma è l’arrivo del leghista Massimiliano Romeo, incalzato dalle domande dei giornalisti sulla vicinanza del suo partito al governo di Vladimir Putin e contestato dalla piazza con urla e accuse: «Vergogna», «Parlaci di Savoini, dove sono i 49 milioni? Vattene a Mosca, leghista». Romeo ha risposto: «Ricordo che ci sono presidenti del Consiglio che hanno stipulato accordi con Putin rendendo il nostro Paese dipendente dalla Russia a livello energetico». Quanto a Navalny: «Quello che è accaduto è davvero sconcertante. In democrazia, dove l’opposizione è la base, un fatto di questo genere testimonia che ci troviamo davanti a un sistema autoritario che bisogna contrastare».
Gualtieri a Putin: «Fermati!»
Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, alle 18.40, ha dato il via alla commemorazione condannando la «lunga, deliberata, feroce morte di Navalny». A chi si oppone a Putin, in Russia e nel mondo, Gualtieri ha rivolto un messaggio di sostegno: «Non siete soli. Noi siamo con voi. La nostra condanna ai delitti di cui si è macchiato il regime di Puti è assoluta». Il sindaco ha poi espresso la sua «vicinanza e solidarietà alla famiglia di Navalny», prima di lanciare un appello a Putin e ai militari russi: «Fermatevi! Da quasi due anni piangiamo i morti ucraini e russi, morti a cui si è aggiunta quella di un uomo libero come Navalny. Di lui ci resta in eredità l’amore per la democrazia. Ma siamo convinti che la sua morte sia un chiaro segno di debolezza e paura del regime russo».
Le testimonianze
A prendere la parola sono poi tre attivisti russi antiputiniani, costretti a scappare dalla loro patria, che hanno ricordato la vicenda di Alexei Navalny, e le loro storie personali: «Il regime di Putin sta uccidendo i suoi rivali. Noi russi residenti in questo momento fuori dalla Russia abbiamo il privilegio di non essere arrestati se portiamo i fiori. In varie città della Russia sono state arrestate più di 400 persone solo per voler portare i fiori in ricordo di Navalny, e con la sua uccisione è diventato un regime totalitario, rivediamo quello che succedeva con Stalin, i cittadini sono prigionieri». E c’è spazio anche per il ricordo di Anna Politkovskaja, la giornalista assassinata a Mosca nel 2006, nota (e scomoda a Putin) per i suoi reportage sulla seconda guerra cecena e per le sue aspre critiche contro le forze armate e i governi russi sotto la presidenza di Putin, accusati del mancato rispetto dei diritti civili e dello stato di diritto.
In piazza anche Schlein e Calenda
«Noi siamo qui contro un regime che non tollera il dissenso e uccide la libertà e siamo qui in solidarietà a tutti quei cittadini russi che anche in questi giorni stanno protestando pacificamente il loro dissenso e per questo vengono arrestati. I democratici come noi non possono tollerare in nessun paese la compressione dei diritti fondamentali e quindi è importante essere qui dopo l’uccisione politica di Navalny di cui c’è un solo responsabile: il regime russo di Putin». Così Elly Schlein alla fiaccolata in Campidoglio per Navalny. Carlo Calenda, organizzatore della fiaccolata, commenta: «Sono contento che tutte le forze politiche siano qui. Non è una cosa comune per l’Italia. È un segnale importante di solidarietà per chi muore per la libertà. I dissidenti russi combattono per la libertà che è un valore universale e non è limitato al Paese per cui si combatte. Noi siamo qui per questa ragione». E sui fischi a Romeo: «Non mi fanno piacere. Chiunque è qui oggi è per ricordare un martire della libertà. È importante farlo senza polemiche. Stasera siamo qua solo per Navalny e per quelli come lui che rischiano la vita o che la perdano, come gli ucraini da cui io starò il 24 febbraio»
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