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La Commissione Ue rivede al ribasso le stime di crescita per l’Italia. Il nostro Paese crescerà dello 0,7% nel 2024 (rispetto allo 0,9% previsto dalle stime Ue dell’autunno). Limata al ribasso anche la stima di crescita dello scorso anno: il Pil, secondo la Ue, è cresciuto nel 2023 dello 0,6% (rispetto alla precedente stima dello 0,7%).
Ue ed Eurozona
Le previsioni d’inverno della Commissione Ue rivedono al ribasso la crescita sia nella Ue che nell’Eurozona: nel 2024 il Pil crescerà dello 0,9% nella Ue (rispetto alla stima precedente dell’1,3%) e dello 0,8% nell’Eurozona (rispetto all’1,2% della stima precedente). Nel 2025 l’economia tornerà in una nuova fase espansiva e crescerà dell’1,7% nella Ue e dell’1,5% nell’Eurozona.
L’inflazione
Secondo le nuove stime Ue, l’inflazione si ridurrà più velocemente del previsto. Nella Ue passerà dal 6,3% del 2023 al 3% del 2024 e al 2,5% del 2025. Nella zona euro diminuirà dal 5,4% del 2023 al 2,7% del 2024, al 2,2% del 2025. In Italia l’inflazione è stimata al 2% nel 2024 e al 2,3% nel 2025 come effetto di un atteso aumento dei salari, spinto dal settore pubblico.
I timidi segnali di ripresa
Anche se i rialzi passati continueranno a fare effetto, impedendo all’economia di cercare il rimbalzo, i segnali di ripresa si vedono già. Tra dicembre e gennaio i nuovi ordinativi hanno continuato ad aumentare sia nel manifatturiero che nei servizi, e i tassi dei mutui che scendono fanno ripartire le richieste di prestiti di famiglie e imprese. Qualche segnale arriva anche dalla produzione industriale, che a dicembre è aumentata inaspettatamente del 2,6% nella zona euro, mentre tutti gli analisti la davano in calo. È un dato da maneggiare con attenzione, perché contiene la situazione molto volatile dell’Irlanda, dove la produzione dell’industria a fine anno ha fatto un balzo del 23,5%.
Le revisioni al ribasso dei principali istituti
La strada per ritrovare lo slancio perduto resta quindi lunga, e molto incerta. Per questo, a dicembre, la Bce aveva rivisto il Pil del 2024 da +1% a +0,8%, il Fmi da +1,2% a 0,9%, e anche per l’Ocse è sceso a +0,6%. «Gli shock senza precedenti degli anni scorsi hanno avuto effetti profondi sulla crescita a medio termine che resta bassa e in calo», ha detto il vicepresidente della Bce, Luis De Guindos, che vede destinata a rallentare anche la crescita potenziale della zona euro.
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