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È un disturbo difficile da smascherare perché si nasconde dietro una parvenza di sane abitudini alimentari. L’ortoressia nervosa, però, quando è portata all’estremo, diventa un vero e proprio disturbo alimentare. Colpisce in prevalenza gli uomini, come documentato da un’ indagine condotta da Nutrimente, associazione onlus per la prevenzione, la cura e la conoscenza dei disturbi del comportamento alimentare. In Italia ci sarebbero circa 400 mila persone affette da ortoressia, con una netta prevalenza maschile (11,3%) rispetto alle donne (3,9%).
Ortoressia: qualità del cibo in primis
«Oltre alle patologie più note legate alla quantità del cibo (anoressia e bulimia), esiste anche un disturbo legato alla qualità», conferma Daniela Bavestrello, psicologa e psicoterapeuta esperta in disturbi alimentari. Tutto ha inizio con una piccola “fissazione”: si evita lo zucchero, si scelgono solo alimenti di stagione, si eliminano i cibi confezionati. Poi, via via, il regime si fa sempre più restrittivo, tanto da condizionare pesantemente le proprie abitudini. Via tutto ciò che non è biologico, oppure via i carboidrati, via la carne a seconda delle teorie salutistiche abbracciate.
I sintomi a cui prestare attenzione
Il termine ortoressia deriva dal greco rthos (giusto) e orexis (appetito) ed è stata coniata nel 1997 dal dietologo americano Samuel Bratman che se la auto-diagnosticò. Si rese infatti conto che aveva cominciato ad avere delle fissazioni: masticava ogni boccone almeno 50 volte, viveva il cibo come un’ossessione, ricercando solo alimenti naturali, biologici e non contaminati da sostanze chimiche artificiali, oltre a voler sapere tutto sull’origine, la lavorazione e il confezionamento dei cibi.
Quando ci si riconosce in questi sintomi, l’ortoressia è già in uno stadio piuttosto avanzato: con il tempo, i criteri di ammissibilità degli alimenti diventano sempre più rigidi e si può arrivare anche a saltare completamente i pasti.
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Ma da dove nasce questa profonda ansia alimentare? I fattori sono diversi e hanno anche cause sociali: dall’invasione di notizie sul rischio di cibi potenzialmente contaminati, all’eccessiva attenzione all’aspetto fisico a cui contribuiscono le pressioni dall’esterno che promuovono la perfezione a tutti i costi. Le persone che soffrono di ortoressia, spesso trasformano in ossessione anche l’attenzione alla propria forma fisica (vigoressia). Sul piano personale, questo disturbo tende a colpire le persone che hanno già la tendenza a disturbi ossessivi compulsivi o ad avere la paura delle malattie (ipocondria): comportandosi in questo modo pensano così di tenerle lontane.
Si può fare l’auto-diagnosi
Come si diceva, non è facile distinguere un semplice atteggiamento salutistico da una mania vera e propria. «L’unico modo è cercare di osservare con distacco i propri comportamenti» suggerisce la dottoressa Bavestrello.
Un primo step è chiedersi quanto la propria mania alimentare impedisce di condividere i pasti con gli altri, che mangiano cibi “normali”, accettare inviti, acquistare al supermercato più vicino, andare al ristorante o fare uno spuntino al bar. Se queste limitazioni sono sempre di più, vuol dire che si è oltrepassato il confine.
Altro campanello d’allarme riguarda il tempo che si passa a pensare al cibo, a come distribuirlo durante la giornata, a dove si può trovare quel determinato alimento. Se tutto questo impegna la mente per diverse ore al giorno, potrebbe trattarsi di ortoressia.
Un ulteriore sintomo del disturbo sono i forti sensi di colpa quando si sgarra dal regime alimentare.
L’ortoressia porta all’isolamento sociale
Ci sono anche altri atteggiamenti che devono insospettire: programmazione con molto anticipo dei pasti, eccessiva attenzione alle etichette e alla composizione e alla confezione degli alimenti, preparazione dei cibi secondo rituali ad attrezzi ben precisi. Seguire queste regole fa sentire bene, osservare in modo scrupoloso le proprie eccessive regole alimentari porta chi soffre di ortoressia una grande soddisfazione. Al contrario, ogni trasgressione genera un profondo sconforto e forti sensi di colpa. Inutile dire che godere della convivialità diventa impossibile: per cui le scuse per non mangiare insieme alle altre persone diventano sempre più frequenti e fantasiose.
Il test per capire il grado del disturbo
Lo stesso Bratman oltre a descrivere il disturbo per primo elaborò un test per verificare se si soffre di ortoressia. Eccolo di seguito:
- Spendi più di 3 ore al giorno riflettendo sulla tua alimentazione?
- Pianifichi i tuoi pasti diversi giorni prima?
- La possibilità che i cibi che assumi ti facciano ingrassare è sempre più importante del piacere di mangiarli?
- Lo stato di ansia nella tua vita è aumentata da quando hai riflettuto sulla tua alimentazione?
- Sei diventato più severo con te stesso nei confronti del tuo comportamento quotidiano e alimentare?
- La tua autostima aumenta quando ti alimenti in modo corretto?
- Hai eliminato radicalmente diversi cibi che ti piacevano in favore di cibi più salutari?
- Ti riesce più difficile mangiare fuori casa, in ristoranti diversi?
- Ti senti in colpa quando non mangi in modo corretto?
- Ti senti in pace con te stesso e in pieno controllo quando mangi in modo corretto?
La risposta positiva a 3 domande indica un profilo di normalità; 4-8 risposte affermative sono già indicative di ortoressia, da 9 a 10 di ortoressia grave.
Per curare il disturbo, il trattamento dovrebbe prevedere un lavoro in sinergia tra psicoterapeuta e medico nutrizionista. Procedendo gradualmente, scoprendo le vere cause del problema che sono il più delle volte di natura affettiva, si impara ad acquisire una graduale flessibilità nell’alimentarsi, e si attenua la necessità di esercitare un controllo maniacale sul cibo. Nei casi in cui l’ortoressia nervosa sia già diventata una forma grave, è indicato rivolgersi ai centri specializzati nei disturbi alimentari.
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