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Continua lo scontro tra FdI e Lega sul decreto legge in materia elettorale al quale il partito di Salvini ha presentato un emendamento («Non concordato», protestano gli alleati) per aumentare da due a tre il tetto dei mandati per presidenti di Regione e sindaci. Con il Pd fortemente interessato, avendo in scadenza presidenti come Emiliano e De Luca, e FI alla finestra, il braccio di ferro al momento si focalizza sui due partiti del centrodestra soprattutto perché in ballo c’è l’eventuale ricandidatura in Veneto (sarebbe la quarta volta, ma la prima non si conta perché la legge era diversa) di Luca Zaia.
A ribadire perlomeno i fortissimi dubbi di FdI al terzo mandato è il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani. Che a proposito dell’emendamento della Lega(si voterà la prossima settimana, anche sul voto dei fuorisede) frena con decisione: «Ritengo che non sia il caso di approvare il terzo mandatoin un decreto che parla d’altro. La questione va posta in un altro contesto, le riforme non si fanno a spizzichi e bocconi. Penso che ora la questione non si ponga. Non è possibile approvarlo così, con una discussione di quarantotto ore».
Ma soprattutto, Ciriani va al vero nodo della questione, Zaia appunto, e rivendica la possibilità che nel 2025 possa essere un esponente di FdI a candidarsi: «Senza peccare di modestia, noi vogliamo giocare tutte le partite. Per Zaia, ottimo governatore, sarebbe il quarto mandato, l’alternanza potrebbe essere possibile. Nessuno è eterno, neanche Zaia». E ancora: «Fermo restando che la nostra stella polare è l’alleanza del centrodestra, chiediamo che ci venga attribuito un peso proporzionale ai nostri voti, sarà il Veneto, sarà il Piemonte».
A reagire è lo stesso Zaia, a Ping Pong su Radiouno. Che annuncia che, se passerà il terzo mandato, deciderà «pochi giorni prima» se ricandidarsi. E aggiunge: «à vero che non sono eterno, mi fa sorridere che l’unico dibattito in questo Paese sia il sottoscritto, mi sento un po’ come San Sebastiano, io ho altro da fare, non ho tempo da perdere». Poi, nel merito: «Se decidiamo di mettere al centro i cittadini nella scelta della classe dirigente, allora dobbiamo togliere il blocco dei mandati, che in Italia in maniera atipica esiste solo per i sindaci e i governatori, mentre non esiste per parlamentari o presidenti del Consiglio».
Con Zaia c’è la Lega, ovviamente. Il vice segretario Andrea Crippa assicura che non «c’è un ricatto» (tipo no al terzo mandato, no al premierato), ma ribadisce: «Vogliamo lasciare la possibilità a chi governa, come per alcuni sindaci, di potersi ricandidare e di sottoporsi al giudizio del popolo. Perché conta la democrazia e non i tavoli romani». Se anche nel Pd si discute — Lorenzo Guerini si dice «favorevole al terzo mandato» — è Giuseppe Conte a chiosare sullo stato della maggioranza: «Il centrodestra litiga su tutto, anche sul terzo mandato».
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