oggi sono 3 milioni, i dati di Ats Val Padana

admin
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Nel periodo post-pandemico, nelle province di Cremona e Mantova si è registrato un aumento di casi di disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (Dna) con un’insorgenza sempre più precoce a carico delle fasce più giovani della popolazione. È quanto emerso durante il convegno “Piano dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione in Ats della Val Padana: dalla diagnosi precoce alla presa in carico” organizzato nei giorni scorsi presso la Camera di commercio a Cremona. L’evento, rivolto ai professionisti sociosanitari del territorio, ai medici e ai pediatri, ha avuto l’obiettivo di approfondire, attraverso la partecipazione di esperti, la tematica dei Dna e del loro trattamento, illustrando il piano locale con le azioni di informazione, formazione e sensibilizzazione, programmate da Ats e dalle Asst in raccordo con le Associazioni del territorio.

 

La crescita dei casi

Al convegno, aperto con un video messaggio dell’assessore regionale al welfare Guido Bertolaso e del direttore generale di Ats Salvatore Mannino, sono state illustrate le azioni del piano biennale regionale sui Dna e la loro declinazione sul territorio. Nello specifico, Laura Rubagotti, dirigente Ssd promozione della salute e prevenzione fattori di rischio comportamentali, ha descritto le attività di sensibilizzazione e informazione rivolte ai setting scuola, luoghi di lavoro e comunità. Dall’analisi del dott. Marco Villa è emerso come in Italia i nuovi casi di Dna siano più che raddoppiati negli ultimi tre anni e decuplicati in 20 anni (dai 300 mila del 2000 ai tre milioni di oggi). La fascia di esordio della malattia è anticipata rispetto al passato, coinvolgendo i ragazzi tra i 15 e i 19 anni con casi anche di età inferiore ai 10 anni. “Si tratta di una patologia che colpisce prevalentemente le donne e i giovani, dal momento che l’83% dei nuovi casi è di sesso femminile e la fascia d’età 15-19 anni rappresenta il 30% di tutti i pazienti”, ha esposto Marco Villa.

 

Aumento degli interventi sul territorio

Dall’analisi emerge inoltre che quattro casi su dieci non hanno avuto contatti con le strutture del Servizio sanitario nazionale (Ssn). Per un caso su quattro la prima diagnosi è avvenuta in pronto soccorso e quasi la metà dei nuovi casi ha avuto altri accessi al ps nell’anno successivo alla diagnosi. Quasi due terzi dei casi trattati nel 2021 e nel 2022 non hanno avuto contatti con strutture del Ssn. “Numeri utili per orientare le azioni di Ats e della rete sociosanitaria locale e che confermano la necessità di migliorare ed implementare le azioni sul territorio, per intercettare precocemente il bisogno e assicurare alle persone con Dna e alle loro famiglie, un intervento completo e multidisciplinare”, ha evidenziato Carolina Maffezzoni, direttore sociosanitario di Ats e direttore scientifico del convegno. A tal fine, il piano biennale locale dei Dna insieme all’Ats della Val Padana ha definito, in stretta collaborazione con le Asst, gli interventi da realizzare per potenziare l’offerta ambulatoriale, residenziale e semi residenziale nelle province di Cremona e Mantova e migliorare le attività di informazione e sensibilizzazione da rivolgere alla popolazione generale e in particolare al mondo scolastico.

 

 



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