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C’è anche Alberto Franceschini, tra i fondatori delle Brigate Rosse, tra gli identificati di domenica dalla Digos alla commemorazione dell’oppositore russo Alexei Navalny. Franceschini è il compagno di una delle attiviste dell’associazione promotrice «Annaviva». I manifestanti si erano dati appuntamento al giardino Anna Politkovskaja, alla stazione Garibaldi a Milano.
«È capitato pure a me nella vita di essere identificato. Non comprime una qualche libertà personale», ha commentato lunedì il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, a Milano per sottoscrivere un accordo regionale sui beni confiscati alla criminalità organizzata. «L’identificazione delle persone — ha chiarito — è un’operazione che si fa normalmente per il controllo del territorio. Il personale mi è stato riferito che non avesse piena consapevolezza».
Sabato in Questura era arrivato un preavviso via mail, come normalmente accade, a nome del presunto organizzatore Boris Gonzhalenko che annunciava tre presenti. Secondo quanto spiegato da via Fatebenefratelli, la pattuglia degli agenti in borghese, trovatasi di fronte un gruppo maggiore di persone, è intervenuta proprio per identificare Gonzhalenko. Lunedì pomeriggio gli attivisti dell’associazione «Annaviva» hanno replicato l’omaggio a Navalny, ancora al giardino Politkovskaja e sempre lasciando dei fiori. «Quando siamo arrivati la polizia era già lì. Ci hanno chiesto i documenti qualificandosi — ha raccontato Marina Davydova, portavoce dell’associazione —. Volevamo fare quello che altri russi non possono permettersi altrove».
Una decina le persone che hanno lasciato lumini o fiori. «Dovevano venire altre persone ma molti hanno preferito evitare, per paura», ha concluso Davydova. In serata davanti a Palazzo Marino c’è stato un presidio con oltre 200 persone, a cui hanno aderito tutti i partiti del Consiglio comunale. La piazza si è illuminata con le luci dei telefoni accese in contemporanea in ricordo di Navalny.
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