«Mes, accuse gravi e false. Chiedo un giurì d’onore»- Corriere.it

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Ormai lo scontro è frontale. E soprattutto infinito. Giuseppe Conte contro Giorgia Meloni. Il leader Cinque Stelle con una conferenza stampa annuncia di aver chiesto di convocare il giurì d’onore della Camera per valutare le parole del premier Giorgia Meloni nei suoi confronti. La presidente del Consiglio mercoledì scorso, parlando della ratifica del Mes, aveva detto: «L’ha fatta il governo Conte, l’ha fatta senza mandato parlamentare e un giorno dopo essersi dimesso, quando era in carica solo per gli affari correnti». Da quel momento la polemica non si è placata. Anzi, si è inasprita. Al punto che Conte, incalzato dai cronisti, sbotta: «Non mi deve paragonare a Meloni sennò mi offende». Il leader stellato attacca la premier e accusa Fratelli d’Italia di voler evitare il confronto. Racconta che «c’e’ stato un mezzo invito» ad Atreju «e quando hanno capito che l’avrei accettato se lo sono rimangiato», mentre poteva essere occasione «per un dibattito sul Mes, che ho proposto».

Il presidente M5S stavolta ha preso carta e penna e ha scritto a Lorenzo Fontana (e ha avvertito anche Sergio Mattarella). Nella missiva al presidente della Camera, anticipata dal Corriere, Conte dice che Meloni «ha leso» la sua «onorabilità»: «Siamo ben oltre la normale dialettica parlamentare — scrive l’ex premier — (…)». E rimarca «l’accusa di aver agito in modo fraudolento, al di fuori del mandato parlamentare: è la più grave accusa che mi si possa muovere rispetto alla vicenda in esame, sia da un punto di vista politico, che da un punto di vista istituzionale e costituzionale». Conte invita Fontana, secondo l’articolo 58 del regolamento di Montecitorio, a convocare il giurì d’onore. Parte subito il tam tam delle ipotesi (per ora senza conferma) che vedono in pole position per la presidenza il forzista Giorgio Mulé. «Se Fontana darà seguito alla nostra richiesta saremo soddisfatti», dicono i Cinque Stelle, che fanno notare come il giurì d’onore nei confronti di un premier in carica sia al quanto insolito. Poi sottolineano come Meloni abbia preferito rispondere a Schlein: «Conte politicamente le fa male e lei lo ignora». Un passaggio che suona come una rivendicazione implicita di Conte del ruolo di antagonista della premier.

L’obiettivo del presidente M5S era la premier, ma tuttavia Conte non risparmia neppure la leader dem. All’ipotesi di vedere Schlein come federatrice (del centrosinistra, aveva proposto Romano Prodi), replica: «Mi auguro che lo sia, perché il Pd ha bisogno di fare chiarezza al proprio interno dei vari passaggi. Noi non abbiamo bisogno di nessun federatore. Mi piacerebbe che il Pd possa, federando tutte le correnti, far chiarezza sulla questione morale». Parole che hanno fatto infuriare i dem (dal Nazareno fanno notare come la segretaria pd non abbia mai attaccato altri leader d’opposizione) e che accendono ancora di più la competizione interna alla coalizione in vista delle Europee. Conte, intanto, si sfila: non sarà in lista a giugno. «Lo escludo nel modo più assoluto», spiega ai cronisti.

Intanto tra i litiganti — Conte e Meloni — si inserisce Carlo Calenda, che boccia così l’idea di istituire un giurì d’onore: «È una buffonata, sembrano Sandra e Raimondo. Portiamo il Mes in Parlamento e vediamo chi lo vota. Facciamo questo voto e non ci copriamo di ridicolo con tutto il mondo». «Conte cerca sempre pretesti per andare sui giornali», commenta invece il vicepremier Antonio Tajani

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