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Cagliari Le foto parlano, trasmettono notizie non solo volti, e anche emozioni. Questa che vedete pubblicata qui a fianco vale ancor di più. Perché è il saluto di Massimo Moratti alla sua azienda. All’uscita dalla riunione con i vertici Vitol e con i sindacati, lo staff di Saras ha voluto fargli una sorpresa: non solo i fiori, ma un lungo applauso scandendo il suo nome ripetutamente. In un attimo decine di operai, tecnici e impiegati fuori dai turni si sono diretti verso la palazzina che ospita la riunione e hanno voluto salutare il loro patron. Lui, già in auto, è risceso, ha cercato di dire due parole, ma è stato sopraffatto dall’emozione. Un sorriso e poi via, dando l’addio alla creatura inventata caparbiamente dal padre Angelo e portata avanti negli anni dal fratello Gianmarco e da Massimo stesso. Ieri è stata la giornata del simbolico passaggio di consegne tra i Moratti e Vitol. Quello ufficiale avverrà alla fine dell’estate e sarà scandito da scadenze di Borsa e istituzionali. Nella riunione a cui hanno partecipato per la famiglia anche il figlio Massimo, per Vitol si è presentato l’amministratore delegato Russel Hardy, accompagnato da quattro direttori di divisione, risorse umane, raffinazione, mercati e ricerca e sviluppo. Come traduttore un esperto trader italiano che lavora da Ginevra per Vitol. È toccato a Massimo ripetere ancora una volta perchè «con grande sofferenza, ma per stare al passo dei tempi che cambiano», la famiglia si è decisa al gran gesto, «ma per rafforzare e continuare il business sin qui intrapreso». Parole rassicuranti e nel segno della continuità quelle di Hardy che ha messo in risalto il modello (però irripetibile) delle relazioni industriali messe in piedi dai Moratti e ha assicurato su investimenti e impegno del nuovo azionista, garantendo ampia autonomia sulla gestione al management locale. «Parole rassicuranti – ha detto Stefano Fais Rsu della Cgil – che adesso dovranno trovare applicazione nel tempo. Il clima cordiale fa ben sperare. Sull’impegno non dubitiamo, così come sulle forze, le competenze e le relazioni di livello mondiale che Vitol è in grado di mettere sul tavolo». «Abbiamo apprezzato il metodo – ha aggiunto Carla Meloni della Uiltec – autonomia e fiducia al management sono valori che vanno declinati, ma sapere che c’è un grande gruppo mondiale con il quale confrontarsi con tecnicalities e competenze uniche ci rassicura. Il nostro dovere è verificare la fiducia che stiamo dando alla nuova proprietà, mantenendo, come diceva Gianmarco Moratti, sempre i piedi per terra, nella buona e nella cattiva sorte». Saras è stata un modello, a maggior ragione per la Sardegna, di impresa che ha accompagnato la crescita produttiva a un sistema di cultura industriale e di relazioni che ha pochissimi confronti anche a livello internazionale. E non è bastato essere “una grande famiglia”, come i dipendenti Saras si sentono. Serviva, ed è stato dimostrato, un senso di appartenenza che da ultimo durante l’emergenza covid si è dimostrato appieno. «Per questo – conclude Marco Nappi, segretario Femca-Cisl – ci ha fatto piacere quando Hardy ha voluto sottolineare l’estrema attenzione al sistema di relazioni messo in piedi da Saras in questi decenni. E noi abbiamo ribadito che questo sistema sta in piedi con diversi pilastri che si sostengono a vicenda».
Per usare una espressione calcistica che piacerebbe a Massimo, adesso i lavoratori Saras, tutti, dal direttore generale all’ultimo assunto, sono un pò usciti dalla loro “comfort zone”. Sono in un campo aperto al mondo, dove gli errori sono severamente puniti. È il mondo delle multinazionali, di cui purtroppo la Sardegna non riserva un buon ricordo. È il mondo dei mercati globali, dove Vitol può alimentare i prodotti petroliferi in entrata e in uscita dai 13 punti di attracco meglio di chiunque altro, perchè è uno dei controllori dei mercati
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