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Caro Aldo,
la storia del Mes, Meccanismo europeo di Stabilit, sembra una telenovela sudamericana. Non si riescono a capire le ragioni di chi non vuole ratificare il Mes. Lei ci pu aiutare?
Sergio Guadagnolo
Oggettivamente la mancata ratifica del Mes un problema pi politico che di sostanza quotidiana: infatti, il meccanismo nato nel 2012 interviene solo nelle crisi delle banche, finanziando le banche stesse, senza invece intervenire in aiuti concreti e specifici per le ulteriori effettive esigenze quotidiane dei cittadini europei. Lei che ne pensa?
Daniel Polo Pardise
Cari lettori,
Il Mes non serve solo alle banche. l’embrione di un Fondo monetario europeo, un modo per garantire i singoli Stati — e, certo, anche le loro banche — di fronte ai mercati. un messaggio agli speculatori: i Paesi dell’Unione europea — almeno quelli che adottano l’euro — non sono soli, dietro c’ la solidariet degli altri, e in particolare del pi grosso, la Germania. Dovrebbe essere abbastanza intuitivo che questo meccanismo nell’interesse soprattutto dei Paesi finanziariamente pi deboli. In particolare c’ un Paese che ha tremila miliardi di euro di debito pubblico, paga per finanziare il debito pi di tutti gli altri, fa meno figli che durante la prima guerra mondiale, in alcune regioni ha pi pensionati che lavoratori, avendo prepensionato allegramente sino all’altro ieri cinquantenni in ottima salute. il Paese che avrebbe pi interesse a creare meccanismi di solidariet europea. Ma un Paese allegramente ottimista, passato spensieratamente da Mario Draghi all’attuale governo considerato in Europa un osservato speciale. Ora il punto di riferimento dei ministri e delle istituzioni finanziarie europee, Giancarlo Giorgetti, stato sfiduciato in modo clamoroso dal suo stesso partito. Il no al Mes chiaramente ideologico. La Meloni non ha voluto farsi scavalcare sul versante sovranista da Salvini. Salvini ripete il mantra secondo cui le nostre banche sono solide; e la Popolare di Vicenza? La Popolare di Bari? La Carige? Etruria? Il Monte dei Paschi (tradizionale dominio della sinistra)? Erano solide anche quelle? Torna in mente un altro mantra, ascoltato pi volte tra il 2008 e il 2010: L’Italia uscir dalla crisi prima e meglio degli altri. L’ottimismo una virt; ma a volte acceca. E le conseguenze si pagano carissime. Il problema che tanti italiani — i veri ricchi che stanno all’estero, i falsi poveri che si rifugiano in quel paradiso fiscale in patria che la no tax area o non fanno neppure la dichiarazione dei redditi — non hanno nulla da perdere.
LE ALTRE LETTERE DI OGGI
Storia
In un call center mi hanno offerto 5 euro all’ora lordi
La scorsa settimana ho fatto un colloquio di lavoro, dopo anni di ricerca di un impiego confacente alle mie competenze, senza risultato. Mi sono imbattuta in un call center. Era la prima volta che mi presentavo in un call center. La signora che mi ha fatto il colloquio, alla quale ho dato del lei fino alla fine, mi ha fin da subito dato del tu. Gi questo dato basterebbe per inquadrare la situazione: tu mi dai del lei perch io sono io; io posso darti del tu, perch tu non conti nulla. Mi ha fatto sedere a debita distanza da lei, a due scrivanie di distanza, con la bella scusa del Covid. Mi ha chiesto di parlarle di me. Io ho iniziato a parlare di me, delle mie esperienze, delle mie competenze… ma il mio discorso durato pochissimo. La selezionatrice ha preso prontamente la parola, per non smettere pi di tessere le lodi dell’azienda e bla bla bla. Poi passata alle informazioni concrete: orari di lavoro, tipo di contratto e retribuzione. All’inizio credevo di non aver capito bene. Invece s, mi ha detto proprio cos, 5 euro lordi all’ora, con un contratto di collaborazione. Essendo io una persona di 56 anni, con 32 anni di esperienza professionale, ed essendo una persona con disabilit, per guadagnare 5 euro lordi all’ora, dovrei disdire l’assegno di invalidit di 313 euro mensili, che incompatibile con il lavoro. Se si trattasse di un lavoro serio e concreto, ben felice di scrivere all’Inps e comunicare che non devono pi mandarmi l’assegno di invalidit, ma con una prospettiva come quella del call center, per 5 euro lordi orari, logico che non fattibile. E ti fanno sentire anche una privilegiata per aver avuto accesso al colloquio. Sono senza parole.
Giovanna Galasso
INVIATECI LE VOSTRE LETTERE
Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.
MARTEDI – IL CURRICULUM
Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino
MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO
Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai.
GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA
Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica
VENERDI -L’AMORE
Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita.
SABATO -L’ADDIO
Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno.
DOMENICA – LA STORIA
Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia.
LA FOTO DEL LETTORE
Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.
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