La palestra Babele a Pioltello, il club dei rifugiati dove la lotta libera diventa il trampolino per vincere la libertà

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Locale spoglio, piccolo, vitale. In un angolo di Pioltello si nasconde una palestra che somiglia a una Babele e si riempie di campioni dai Paesi più sfortunati della terra che parlano lingue una diversa dall’altra. Allenamento continuo, durissimo. Insieme. Fame di vittoria e un obiettivo comune: arrivare sul podio. Ci sono gli allenatori e i volontari che gestiscono il luogo. Poi i protagonisti. Atleti fortissimi in una disciplina: la lotta, in varie declinazioni. Qui i sogni si mescolano e trovano linfa reciproca. Iman Mahdavi, 27 anni, perseguitato in Iran e arrivato a piedi in Italia attraverso la Turchia, è campione nazionale di lotta libera e grazie all’Alto commissariato delle Nazioni unite (Unhcr) è stato inserito nel programma del Comitato olimpico per i rifugiati. Unico prescelto in Italia su 48 atleti in totale, punta dritto a conquistare l’oro l’anno prossimo, alle Olimpiadi di Parigi.
Vicino a lui Kateryna Moskalova, profuga Ucraina dalle gambe d’acciaio: capelli biondi tinti di viola, gareggia anche contro uomini. Allenandosi con Iman è riuscita a conquistare la medaglia d’oro mondiale di lotta sambo femminile.

Ancora c’è Mohamed Elsayed Essam Fathy, egiziano, 18 anni, arrivato come minore straniero non accompagnato: ha iniziato ad allenarsi nella lotta greco romana a otto anni come molti bambini della sua cittadina d’origine, Melig, a Nord del Cairo: combatteva duramente, tutti i giorni dopo la scuola. Al campionato nazionale arriva prima terzo, poi secondo e alla fine per tre volte conquista la medaglia d’oro egiziana nella categoria cadetti (Under-17). Arrivato in Italia, Mohamed è diventato l’ottavo al mondo e adesso anche il fratellino Uday, 5 anni, in Egitto vuole iniziare a lottare.

Di Cuba è invece Andy Soto, 19 anni: di lui gli allenatori dicono che ha «il cuore nei pugni» perché nella lotta sfoga la rabbia ma mette anche gli ideali di rivincita e giustizia. Nel suo Paese era campione nazionale giovanile, ora è medaglia d’oro nella Coppa Italia 2023, dove possono partecipare anche sportivi senza la cittadinanza italiana. Il mese scorso lui e Iman hanno gareggiato insieme ad un Torneo Internazionale a Lione e manco a dirlo, sono saliti entrambi sul podio.

La lista è lunga. Gjete Prenga, campione nazionale in Albania, ha vinto poi la medaglia d’oro nella Coppa Italia 2022 e scalda i motori per vincere ancora quest’anno. Mentre la più piccola stella di questo stranissimo, minuscolo, eppure grandissimo Lotta Club Seggiano di Pioltello è Anamaria Rosca, 11 anni, dalla Moldavia. Appena arrivata sul podio (seconda) al campionato nazionale italiano, dal suo metro e sessanta scarso ha giurato al «deus ex machina» della palestra, presidente del Club (e lui stesso volontario) Beppe Gammarota che «vincerà presto l’oro».

Dice Gammarota: «Non è facile autofinanziare questa realtà, proviamo a partecipare ai bandi e raccogliamo qualche contributo dai nostri sostenitori ma non vogliamo rinunciare alla gratuità per questi campioni che hanno storie così particolari. Lo facciamo perché crediamo fermamente nel valore dello sport come strumento di ascesa sociale e integrazione, ma lo sa qual è la soddisfazione più grande? Che in quel valore, e in particolare nella lotta che è poi la vita, credono ancora di più, ormai, i nostri stessi atleti».

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