La maggioranza va in pezzi sul terzo mandato: bocciato l’emendamento della Lega, contro Forza Italia e FdI. Meloni: «Non era nel programma»

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«Il terzo mandato non era inserito nel programma, non è iniziativa del governo, era un’iniziativa parlamentare». Queste le parole, detta a “5 minuti” su Rai1, della presidente del consiglio Giorgia Meloni, che prova a minimizzare la spaccatura nella maggioranza dopo il voto sul terzo mandato per i governatori. «Ci sono state opinioni diverse, massima serenità» ma «non è una materia che in qualche maniera crea problemi al governo o alla maggioranza», ha assicurato la premier. «L’Italia – spiega – viene percepita come il governo più stabile in Europa perché è il governo più stabile in Europa. Leggo sui giornali delle litigate e ne rido con le persone con cui starei litigando. Che il governo cada è solo una speranza della sinistra». «Sono favorevole al vincolo dei due mandati», ha poi ribadito Meloni, sempre da Bruno Vespa, ma a Porta a porta. «Credo che la cosa più sensata sia trovare una regola che vale per tutti», quindi anche per sindaci e governatori.

Nulla da fare per La Lega sulla proposta del terzo mandato per sindaci e governatori, su cui spingeva da settimane. Questa mattina il partito di Matteo Salvini ha ritirato l’emendamento che chiedeva la possibilità di estendere l’incarico per i sindaci dei grandi Comuni, quelli con più di 15mila abitanti. Rimasta sul tavolo, la proposta di modifica per il terzo mandato ai governatori è stata invece bocciata nel primo pomeriggio in commissione Affari costituzionali: coi voti contrari non solo delle opposizioni ma anche delle altre forze di maggioranza, Fratelli d’Italia, Forza Italia e Noi moderati. 16 in totale i voti contrari, 4 quelli favorevoli oltre a un’astensione: ad esprimersi a favore oltre alla Lega è stata solo Italia Viva. Il relatore Alberto Balboni (FdI), d’altra parte, aveva dato parere negativo ad entrambe le proposte di emendamenti del Carroccio. Ma Salvini questa mattina non aveva voluto fare marcia indietro per lo meno sulla proposta legata ai governatori, come dichiarato ad Agorà Rai Tre: «Vota il Parlamento, andiamo avanti. Vota il Parlamento, non l’ascolteranno». E così lo scontro di vedute tra Lega e altri partiti della maggioranza, a poche ore dall’apertura dei seggi per le Regionali in Sardegna, è deflagrato pubblicamente nei voti in commissione alla Camera.

Toti: «Un dibattito surreale»

Il presidente della Liguria, Giovanni Toti, a Mattino Cinque ha avvertito: «Se non si mette ordine sul vincolo del terzo mandato rischiamo nei prossimi due-tre anni di avere un contenzioso tra governo centrale e Regioni quasi infinito». «La Costituzione prevede che gli statuti e le leggi elettorali siano competenza esclusiva delle Regioni – ha aggiunto Toti -. Non so se vorrò fare il terzo mandato onestamente, vedremo se ci sono le condizioni per farlo, se è un vantaggio per la mia Regione e per la mia maggioranza politica. È una decisione che spetta ai territori, agli amministratori dei territori e soprattutto agli elettori». A detta di Toti, il dibattito sul terzo mandato è «surreale»: «Quando si parla del tema si semplifica molto. La legge sul terzo mandato e su tutto quanto riguarda i presidenti di Regione è stata recepita in modo diverso nelle Regioni, in Liguria ad esempio non è stata recepita subito ed è stata recepita in parte nella scorsa legislatura, il Veneto sta già facendo il terzo mandato e potrebbe andare verso il quarto, altre Regioni l’hanno recepita». «Il terzo mandato in Liguria si potrebbe comunque fare, non lo dico per interesse personale, noi abbiamo modificato la legge elettorale nella passata legislatura e quindi la prossima sarà di fatto la seconda della nuova era – conclude il governatore ligure -. Il Veneto di Zaia sta già celebrando il terzo mandato».

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