La cultura e l’alimentazione, la quadara e i suoi simboli: respiro di socialità, unità, unicità, felicità

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Di Pierfrancesco Greco

L’anima profonda, genuina, coinvolgente di una pratica assurta nei secoli a sospiro di specificità esistenziale che ha il sapore del costume, del folklore, della cultura, quella capace di “narrare felicemente la nostra Calabria”, come evidenziato dalla dottoressa Giovanna Pizzi: questo il filo conduttore della Tavola Rotonda “Il Rito della Quadara: ieri come oggi strumento di identità storica, sociale ed economica”, svoltosi nella cornice del Palazzo Ducale della famiglia Sersale di Cerisano.

Moderato con acribia dal giornalista Francesco Mannarino, il meeting, a cui hanno partecipato i rappresentanti delle associazioni e confraternite operanti nel panorama gastronomico-culturale regionale e nazionale, guidati da Emilio Iantorno, presidente dell’Associazione “La Quadara” e da Marco Porzio, Presidentedella FederazioneItaliana Circoli Enogastronomici, nonchè eminenti giornalisti, come Andrea Radic, conduttore televisivo di Gambero Rosso, ed esponenti del mondo politico, tra cui Gianluca Gallo, Assessore Regionale alle politiche agricole, e il Sindaco di Cerisano, Lucio Di Gioia, ha offerto interessanti spunti di conoscenza e riflessione; su tutti, quello del professor Vito Teti, il quale, partendo dalle osservazioni della dottoressa Pizzi, ha spiegato come “la narrazione felice della Calabria sarà più credibile se riusciremo, facendo sistema, a superare l’arretratezza strutturale, ma anche sanitaria e scolastica, di alcune aree.

Su tali presupposti, i beni culturali e artistici delle nostre zone possono unire le comunità, rendendole culla di un’effettiva rigenerazione esistenziale. Una rigenerazione in cui il cibo, i riti come la quadara e i simboli a essa connessa, rivestono un ruolo essenziale, come ci ricordano le tante associazioni e confraternite volte a promuovere e a esaltare le eccellenze gastronomiche calabresi e italiane. Al riguardo, teniamo presente che l’Italia è unificata nelle ricchezze e nelle specificità alimentari, le medesime che la rendono varia e, nel contempo, la uniscono; una varietà e un’unicità in cui la Calabria può essere, deve essere protagonista. In questo periodo si sente parlare di autonomia differenziata: ecco, io spero che si tenga sempre presente l’afflato unitario in cui ha trovato linfa la spinta vitale della nostra vicenda nazionale; afflato di cui in Calabria ci sono tracce vivide, come nel borgo di San Lorenzo, nel reggino, che, al tempo dello sbarco di Garibaldi a Melito, è stato il primo paese ad aderire al movimento unitario.

Un movimento che va mantenuto vivo e di cui l’alimentazione è parte importante, anche in Calabria, la quale, in tale ambito, riprendendo il discorso iniziato poco fa, ha la possibilità di affermare la sua unicità e di diventare punto di riferimento nell’ottica di una rigenerazione anche culturale: l’alimentazione che porta socialità, convivialità, solidarietà, in definitiva felicità”.

Una felicità in grado di recare conoscenza e coscienza, dando ristoro a ogni respiro dell’anima.

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