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Le malattie infiammatorie croniche intestinali (Mici) nei bambini non sono più considerate malattie rare, come fino a poco tempo fa: sono in costante crescita e coinvolgono 1 bambino su 2 mila in Europa occidentale. A confermare questa tendenza è Marco Gasparetto, professore Associato di Gastroenterologia Pediatrica a Norwich (Regno Unito), intervenuto all’ultimo Congresso Italiano di Pediatria dove ha sottolineato che «Non solo registriamo un aumento di casi, ma ne vediamo l’insorgenza sempre prima, anche in bambini sotto i 6 anni, persino sotto i 2 anni».
Cosa sono le Mici
Si tratta di patologie complesse e multi-fattoriali. Le due forme principali sono la malattia di Crohn(Mc) e la rettocolite ulcerosa (Rcu), sebbene stiano diventando sempre più frequenti forme «non classificate». I sintomi più frequenti sono calo ponderale, dolore addominale, diarrea, presenza di sangue nelle feci e ritardo dello sviluppo puberale. «Circa il 25% delle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali vengono diagnosticate in età pediatrica e quella preadolescenziale-adolescenziale (11-13 anni) risulta la più frequentemente colpita. Tuttavia, l’aumento dell’incidenza si sta verificando in tutte le fasce dei minori, con casi riscontrati addirittura nei primissimi anni di vita. L’attuale incidenza della Malattia di Crohn, che assieme alla rettocolite Ulcerosa rappresenta il fenotipo di malattia principale, varia da 1.3 a 6 casi ogni 100000 bambini in Europa. L’Italia è tra i paesi con incidenza ancora intermedia variabile da 1.3 a 2.3 pazienti ogni 100000 bambini. Tuttavia, la tendenza è in costante aumento e secondo un recente lavoro canadese continuando di questo passo nel 2030 potremmo arrivare ad una prevalenza complessiva di 150 casi ogni 100000 bambini », spiega Annamaria Staiano Presidente della Società Italiana di Pediatria.
Sotto accusa la dieta occidentale
L’aumento di casi in età pediatrica è una tendenza che vede coinvolti tutti i Paesi industrializzati o in via di industrializzazione e che riporta l’attenzione sulla dieta occidentale come uno dei fattori di rischio più rilevanti nello sviluppo di queste patologie. «Il netto aumento di incidenza a cui stiamo assistendo dopo la rivoluzione industriale nei paesi industrializzati e il nuovo picco che si sta verificando nei paesi in via di sviluppo, che prima sembravano non essere interessati dalla patologia, a dimostrazione di una vera e propria epidemia, implica l’intervento di fattori ambientali. E sappiamo che dalla rivoluzione industriale, la progressiva globalizzazione ha portato ad una diffusione su larga scala del modello di dieta occidentale, che è caratterizzata da maggiore assunzione di cibo, maggiore contenuto di grassi e carboidrati raffinati, basso contenuto di fibre e ridotto apporto di frutta e verdura. In aggiunta,il consumo di cibo in scatola ricco di emulsionanti e conservanti è finito sotto la lente di ingrandimento, in quanto esistono differenti evidenze che dimostrano il potenziale pro-infiammatorio a livello intestinale di queste sostanze. Pertanto, la messa a punto di regimi alimentari in grado di indurre e mantenere la remissione delle Mici sta diventando un obiettivo primario della ricerca. Del resto si accumulano evidenze su come la dieta mediterranea possa avere un ruolo preventivo nello sviluppo delle malattie infiammatorio croniche intestinali e per questo ne andrebbe raccomandata l’adozione sin dai primi anni», sottolinea Staiano.
I sintomi nei bambini
Vanno differenziati tra i due sottotipi. «Nel caso della Rettocolite Ulcerosa il sintomo più comune all’esordio di malattia è la rettorragia (sangue nelle feci) associata o meno a diarrea caratterizzata da feci poltacee o semi-liquide, urgenza evacuativa e dolore addominale che, nelle forme più severe, può accompagnarsi a febbre e a perdita di peso – spiega Staiano -. Nella Malattia di Crohn (MC) all’esordio la sintomatologia tende a essere molto insidiosa, soprattutto nel caso di interessamento esclusivo del piccolo intestino e il bambino può presentare come unico sintomo un ridotto accrescimento staturo- ponderale. La MC può avere un decorso subdolo capace di ritardare la diagnosi anche di diversi mesi. In alcuni casi possono esserci episodi di dolore addominale ricorrente di tipo crampiforme, spesso notturni e talvolta il quadro può simulare quello dell’appendicite acuta con febbre. Tra i sintomi più frequenti ci sono, anche in questo caso, l’urgenza evacuativa e la diarrea muco-ematica».
Mici in età pediatrica e adulta: le differenze
Le Mici in età pediatrica hanno caratteristiche differenti da quelle dell’adulto. «L’esordio è nella maggior parte dei casi più severo, con interessamento di più segmenti intestinali e la necessità di ricorrere precocemente a terapia che includono l’utilizzo di farmaci immunosoppressori e biologici anche in combinazione. In più i bambini, spesso necessitano di intervento chirurgico, più spesso e prima rispetto agli adulti», afferma Staiano. Essendo malattie multifattoriali a oggi non esistono protocolli di prevenzione validati, ma ci sono raccomandazioni sugli stili di vita. «Il modello dietetico che consente di massimizzare la prevenzione dell’infiammazione intestinale è rappresentato, come già accennato, dalla dieta mediterranea, limitando anche grassi saturi del latte ed evitando cibi o bevande contenenti grandi quantità di emulsionanti, come salse, cibo da fast food, margarine, gelati. Se consideriamo altri fattori di rischio occorre limitare nei limti del possibile l’utilizzo di antibiotici nei primissimi anni di vita e implementare la diffusione dell’allattamento materno, che sembra avere un ruolo protettivo» conclude la presidente dei pediatri.
Le cause tra epigenetica e fattori ambientali
Tra le cause di sviluppo delle Mici sono stati individuati fattori genetici, epigenetici, ambientali ed immunologici ma gli studi sono ancora in corso. «Quello che si sa è che sono malattie immunomediate, ossia malattie in cui il sistema immunitario innesca risposte infiammatorie contro il proprio organismo. Per il momento non è disponibile una cura definitiva per quanto siano stati sviluppati numerosi nuovi trattamenti. A oggi sono state individuate più di 240 mutazioni genetiche correlate, ma spiegano meno di un terzo dei casi, il che ha stimolato ulteriormente la ricerca focalizzata su epigenetica e fattori ambientali. In particolare, la dieta e il suo ruolo nella modulazione della flora intestinale rappresenta un’area di ricerca in continua espansione per quanto un ruolo protettivo o preventivo di modelli dietetici specifici non sia stato ad oggi dimostrato», spiega Marco Gasparetto.
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