Ilaria Salis, il padre: “Mia figlia dipinta come una terrorista, ora trovare casa a Budapest per i domiciliari è un’impresa”

admin
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“Mia figlia è stata descritta come una terrorista in Ungheria. Trovare una casa a Budapest dove farle scontare i domiciliari è un’impresa ardua”. Roberto Salis, il padre della militante antifascista Ilaria Salis, sta per imbarcarsi per Milano. Due giorni ha trascorso nella capitale ungherese, per vedere sua figlia in reclusa da più di 12 mesi nella prigione di massima sicurezza di Gyoirskocsi Utca, incontrare l’avvocato magiaro György Magyar e l’ambasciatore italiano Manuel Jacoangeli, e cercare un alloggio in cui fissare il domicilio provvisorio nella speranza che il giudice conceda a sua figlia la misura cautelare alternativa.

Ilaria Salis, l’ostaggio



“Per i domiciliari serve un contratto che non riusciamo ad ottenere”

Nessuno però per ora vuole affittargli casa. “Siamo andati in giro con l’agente immobiliare a vedere alcune abitazioni – racconta – Le condizioni che vengono richieste per ottenere i domiciliari sono molto complicate. Bisogna presentare un contratto a tempo indeterminato per un alloggio che non so per quanto occuperemo. E il tribunale vuole anche un’offerta di cauzione. Servono le condizioni economiche per farlo, non tutti possono permetterselo”. Gli amici di Ilaria Salis hanno anche attivato un crowdfunding per pagare le spese legali e aiutare la famiglia. Tra parcella degli avvocati magiari e traduttori sono state spese 35mila euro, altre 260 al mese sono servite per la vita in carcere e le telefonate, il primo grado costerà altri 15mila euro, poi c’è la cauzione che va si aggira attorno ai 30mila euro e infine l’affitto della casa.

“La campagna di diffamazione complica le cose perché qui la reputazione di Ilaria che è pessima: continuano a girare immagini di gente massacrata e di cui le viene attribuita la responsabilità mentre sono cose che non hanno alcuna attinenza con il processo e non aiutano anche le diffamazioni in Italia”, spiega ancora Roberto Salis.

Quanto alla figlia, accusata di lesioni aggravate nei confronti di tre neonazisti, che ieri ha parlato con il deputato dem Paolo Ciani partito dall’Italia per incontrarla, racconta: “L’ho vista sempre più pallida ed è provata perché una sola ora d’aria fuori dalla cella è pesante, ma quando stiamo insieme proviamo a sorridere sempre: lei resta una combattente e tiene duro”.

I tedeschi ricercati: “Ci costituiamo ma no all’estradizione in Ungheria, non vogliamo finire come Salis”

Intanto, secondo quanto emerge dal sito del Tagesschau, i genitori di alcuni militanti antifascisti tedeschi ricercati per le aggressioni a estremisti di destra a Budapest del febbraio dell’anno scorso, episodi paralleli a quelli per i quali è stata arrestata Ilaria Salis, hanno annunciato la disponibilità dei figli a costituirsi a patto però che non vengano estradati in Ungheria. Sono nove le persone ricercate. “Molti degli accusati sono disposti a consegnarsi alle autorità”, dice Wolfram Jarosch, padre di un ragazzo detenuto in carcere a Dresda con l’accusa di aver preso parte a quelle aggressioni. “Ma vogliono garanzie che non saranno estradati in Ungheria, che potranno rimanere qui in Germania”, ha precisato l’uomo, in linea con quanto dichiarato dalla madre, che vuole restare anonima, di un’altra delle persone coinvolte: “Quello che noi genitori chiediamo è un processo equo qui in Germania, in conformità con lo stato di diritto”‘, ha detto la donna. Le dichiarazioni – aggiunge Tagesschau – sono avvenute dopo le “impressionanti” immagini di Salis in catene (così come il coimputato tedesco Tobias Edelhoff, condannato a tre anni di carcere) e le condizioni “miserabili” della carcerazione descritte dall’insegnante milanese.

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