«Il patto di Stabilità un compromesso. Il Mes? Il vero problema è il debito »- Corriere.it

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Una caratteristica che viene riconosciuta al ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, è la pazienza. Senza dubbio necessaria nelle difficili trattative in Europa e anche per gestire le tensioni nella maggioranza. Ma ieri Giorgetti, ascoltato in commissione Bilancio alla Camera, davanti all’incalzare delle opposizioni che lo hanno messo in difficoltà sulla mancata ratifica del Mes, si è armato anche di realismo per respingere gli attacchi. Giocando soprattutto in difesa. Ecco, per esempio, cosa ha detto dell’accordo raggiunto nell’Unione europea sulla riforma del patto di Stabilità: «Senza un accordo, sarebbe rimasto il vecchio Patto. Da questo punto di vista, abbiamo fatto un passo avanti, anche se rispetto alla proposta della Commissione c’è stato un passo indietro. Sono state introdotte tantissime clausole per le richieste di tanti Paesi. È un compromesso. La valutazione sul nuovo patto di Stabilità la faremo tra qualche anno».

No a nuove manovre

Nel frattempo, ha aggiunto, «non c’è da fare festa, dobbiamo dire le cose come stanno», senza nascondersi — ha ammesso — che «abbiamo creato un sistema di regole complicato», che «rischia di essere pro-ciclico», cioè di aggravare eventuali recessioni, anziché risolverle. Detto questo, però, il ministro ha assicurato che le politiche del governo «sono coerenti con quello che è previsto dal nuovo Patto» e quindi «non sono previste manovre aggiuntive». Ma certo la musica cambia rispetto alla «allucinazione psichedelica nella quale abbiamo vissuto negli ultimi quattro anni» quando, grazie alla sospensione del patto di Stabilità conseguente all’emergenza Covid, si è «pensato di «poter fare debito e deficit». «Ci siamo assuefatti a questo Lsd — ha ammonito Giorgetti — e dobbiamo eliminare punto per punto tutte le misure che non ci possiamo permettere». Chiaro riferimento al Superbonus. Sul quale ha aggiunto: «I dati degli ultimi mesi vanno addirittura peggio, in termini di spesa, rispetto al previsto. Il Parlamento deciderà (su eventuali proroghe, ndr), ma so in cuor mio il limite di quello che posso fare e lo dirò in Consiglio dei ministri (nella riunione di oggi, ndr), perché questa norma ha dei risultati radioattivi che non riusciamo a gestire».

Il fondo salva-Stati

Più in difficoltà il ministro è parso sulla riforma del Mes, il fondo europeo salva-Stati, che la Camera non ha ratificato (e l’Italia è l’unico Paese che ha detto di no) contrariamente agli auspici dello stesso Giorgetti. Le opposizioni, che per questa divergenza rispetto alla maggioranza (è stata soprattutto la Lega, partito del ministro, a non volere la ratifica), chiedono da giorni le dimissioni del ministro, ieri sono tornate alla carica. «Io — si è difeso Giorgetti — non ho mai detto in nessuna sede che l’Italia avrebbe ratificato il Mes». Poi ha minimizzato: «Il Mes non è né la causa né la soluzione dei nostri problemi. Il nostro problema si chiama debito, in particolare quanto costa».

Gli oneri sul debito

Da questo punto di vista, il nuovo patto di Stabilità mantiene l’obiettivo di arrivare a un debito non superiore al 60% del Pil (e un deficit non oltre il 3%) ma attraverso un percorso graduale (piani di rientro negoziati con la commissione di 4 anni, o 7 in caso di riforme) ed escludendo dal computo, nella fase di avvio (fino al 2027), proprio i maggiori oneri sul debito. Non a caso Giorgetti ha sottolineato che «il 2024 non sarà toccato dalle nuove regole. Il Patto non può che partire dal 2025». Anche per questo il ministro non è preoccupato per la manovra. Anzi, sulla legge di Bilancio, in dirittura d’arrivo proprio alla Camera (l’ok definitivo è previsto per domani), ha detto che «l’esame parlamentare ha prodotto una serie di emendamenti che determinano un miglioramento di tutti i saldi di finanza pubblica». Le modifiche passate al Senato non hanno alterato, secondo il ministro, «la quadratura e l’impianto della manovra».

Gli attacchi

Di parere contrario le opposizioni, su tutti i temi toccati dal ministro. «Giorgetti — dice Piero De Luca (Pd) — ammette la responsabilità di un accordo al ribasso sul patto di Stabilità. Si è peggiorata la proposta iniziale della Commissione, danneggiando gravemente l’Italia». «Il ministro — aggiunge Riccardo Ricciardi, vicepresidente del Movimento 5 Stelle — parla di Lsd e di allucinazione in riferimento agli ultimi quattro anni. Ebbene, lo stesso Giorgetti ha passato quasi tre anni al governo, prima da ministro dello Sviluppo, poi da ministro dell’Economia». Sul Mes c’è stato un botta e risposta con Luigi Marattin. Il deputato di Italia viva ha chiesto: «Il senatore Borghi ha dichiarato di aver deciso lui con Meloni il no al Mes. Le chiedo chi è il ministro dell’Economia, lei o il senatore Borghi?». «Non so se la decisione sia stata presa con una telefonata tra Borghi e la presidente Meloni. Tendo anche a non leggere i giornali», ha risposto Giorgetti. Drastico il leader di Azione, Carlo Calenda: «Giorgetti dopo aver detto che il Mes era positivo per l’Italia e averlo visto bocciare in Aula senza colpo ferire, su iniziativa del suo partito, dovrebbe dimettersi».

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