Il nichel nei cibi – Terra Nuova

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Il nichel nei cibi. Alimentazione naturale

Il nichel è presente in molti alimenti comuni. Per esempio ne contengono elevate percentuali spinaci, funghi, kiwi, cacao, pomodoro, pera, asparagi, uva passa e lenticchie, talmente diffusi sulle tavole che per escluderli a rotazione occorre davvero una totale riorganizzazione della cucina. Anche fagioli e piselli ne hanno una certa quantità, ma essendo inferiore sono utilizzabili, certo non quotidianamente.

Per quanto riguarda i cereali, in generale la presenza di tale metallo nel chicco (cereale o estruso) è trascurabile, mentre la loro macinazione comporta una percentuale di residui variabile e spesso alta. È il caso del grano saraceno e del miglio, il cui chicco contiene poco nichel mentre i loro estrusi o farine macinate con procedimenti meccanici ne sono ricchi. Il mais (da acquistare rigorosamente bio per il rischio di ogm) è da impiegare saltuariamente; dopo le prime settimane possono essere ammessi di tanto in tanto un pochino di chicchi di granturco per dare colore a un’insalata o una manciata di corn flakes.

La cipolla ha buone quantità di nichel, ma se impiegata a piccole dosi per insaporire va bene. L’avena risulta un cereale ricco di questo metallo; lo stesso vale per le aringhe, le ostriche e altri frutti di mare.

Da parte loro, i semi oleosi – mandorle, nocciole, pistacchi, pinoli, arachidi, noci, sesamo, cocco essiccato, anacardi, lino, zucca, girasole – vanno ridotti drasticamente ed evitati se tostati o cotti. I procedimenti di conservazione e di tostatura, infatti, comportano una possibile alterazione degli oli.

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Le informazioni sono tratte dal libro Nichel. Consigli e ricette per affrontare intolleranze e allergie

Allergie e intolleranze sono in costante aumento negli ultimi decenni e un posto sempre più rilevante è occupato dalla reazione avversa al nichel. Ma questo metallo è ovunque, nel terreno così come nelle monete da 1 e 2 euro, nei contenitori alimentari così come nei cibi, soprattutto di origine vegetale. Che fare, quindi? Innanzitutto armonizzare i tre pilastri della salute: mente, corpo e nutrizione.

L’autrice soffre di celiachia e, per alcuni periodi, è stata intollerante al nichel. Parte quindi dalla propria esperienza personale e professionale per suggerire un percorso di guarigione a trecentosessanta gradi. Nel libro sono indicati i cibi “no” (grassi idrogenati e prodotti industriali in primis) e quelli che è possibile reintrodurre dopo un primo periodo di disintossicazione. Fondamentale è una corretta dieta di rotazione, cioè il cauto reinserimento, dopo un periodo di disintossicazione, di alcuni alimenti vegetali contenenti nichel.

Le oltre 90 ricette combinano, in un equilibrio perfetto, salute e sapore, perché l’allergia al nichel non sia solo sacrificio a tavola.

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di Terra Nuova


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