«Ho finito Renée Amato perché si muoveva e non volevo farla soffrire»

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Ha giustiziato Renée Amato con due colpi di pistola «perché si muoveva ancora e non volevo che soffrisse», poi si è allontanato in auto per tornare a Latina. L’orrore nell’orrore nella villetta di via Monti Lepini, a Cisterna di Latina, dove il maresciallo della Guardia di Finanza Christian Sodano ha ucciso Nicoletta Zomparelli e la figlia Renée, tentando di fare lo stesso con la sorella Desyrée, con la quale era fidanzato da meno di un anno. Emergono dettagli sconvolgenti sulla morte delle donne. «Ho sentito altri due spari mentre mi nascondevo dietro la legnaia», ha confermato proprio la 22enne nell’interrogatorio del pm Valerio De Luca e della Squadra mobile. 

Sequestrato il telefonino dell’omicida

Ora Desyrée è protetta dai parenti lontano da Cisterna. Ha fornito particolari ritenuti attendibili di cosa sia accaduto quando Sodano, che aveva dormito a casa sua, ha estratto la pistola per fare fuoco contro di lei, la sorella e la madre al culmine di una discussione fra loro due. Il 27enne in servizio al Reparto aeronavale di Ostia ha confessato ed è stato fermato per duplice omicidio e tentato omicidio. Nei prossimi giorni comparirà davanti al gip per l’udienza di convalida. Il suo telefonino è stato sequestrato con l’auto e la pistola: saranno analizzati chat e social utilizzati dal ragazzo. Il movente del duplice omicidio sarebbe legato alla sua incapacità di accettare la fine della relazione con Desyrée. 

Il racconto dell’orrore 

«Abbiamo litigato per questo motivo», avrebbe confermato la giovane. «Lui – è il senso del suo racconto raccolto dagli investigatori – ha impugnato la pistola e io mi sono messa a urlare. Sono fuggita, mi sono chiusa in bagno. Mamma e Renée sono corse e lui ha sparato a tutte e due. Poi è venuto verso il bagno, ha tentato di abbattere la porta prendendola a calci (in parte si è rotta, ndr)». E ancora: «Sono scappata in camera di mia sorella, ma lui mi ha raggiunto anche lì, e per questo sono uscita dalla finestra». Quindi si è nascosta dietro la legnaia: «Da lì ho udito altri due colpi – ha aggiunto -, e allora sono fuggita di nuovo nei campi, dopo essere passata da un buco nella recinzione». 

«È stata Desyrée a chiedermi di restare a dormire da lei»

Sodano avrebbe sparato almeno nove volte. L’arma d’ordinanza è stata trovata dai poliziotti sul divano dell’abitazione dello zio, in via Sgambati, al quartiere Q4 di Latina che lo ha convinto ad attendere l’arrivo degli agenti. Al suo avvocato, Lucio Teson ha fornito una versione opposta a quella della fidanzata. «Volevo suicidarmi perché Desyrée non voleva darmi una risposta sulla mia proposta di andare a vivere insieme a Latina – ha spiegato attraverso il legale -. Ho pensato che non mi volesse più. Ma non c’è stata alcuna lite, anzi è stata lei a chiedermi di rimanere a dormire a casa sua perché non stavo bene. Anche la madre era affezionata a me. Non so perché ho sparato a lei e a Renée. Io volevo solo uccidermi».

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