gli abusi da evitare, i farmaci “giusti” e le terapie Il Tirreno

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PISA. Si può curare ma, nei casi gravi, si può anche morire. Ne soffre in media un pisano su otto. Si tratta più spesso di forme lievi, sensibili alle cure e guaribili senza grossi problemi, ma la forma grave (5-10%) può portare anche al Pronto Soccorso. L’asma (malattia infiammatoria respiratoria cronica) quella “fatale”, è rara, ma fa notizia, prende le prime pagine dei giornali ed il “salva vita” è il Pronto Soccorso.

Lo spiega Pierluigi Paggiaro, professore di Malattie dell’Apparato Respiratorio dell’Università di Pisa e Pneumologo presso il Minihospital “Sandro Pertini” di Capannoli. Tuttavia il numero di morti nella fascia di età inferiore a 40 anni non è piccolo, oltre 70 soggetti all’anno in Italia nel periodo 2009-2012. Secondo il CNR di Pisa è in sensibile aumento. I decessi si possono azzerare, ma solo attraverso una corretta valutazione del paziente e la scelta dei farmaci e delle strategie da adottare.

I casi di asma bronchiale sono in aumento ed in crescita anche i decessi. Perché ci si ammala e perché si muore?

«Nell’adulto e nell’anziano, la morte per asma è dovuta in gran parte dalla gravità dell’asma, che risponde poco alle terapie abituali o che viene gestita in maniera scorretta facendo spesso abuso del cortisone per via orale. In questi pazienti anche la presenza concomitanti malattie gioca un ruolo determinante nella gravità dell’asma. Per loro esistono già da alcuni anni i farmaci moderni, i cosiddetti “farmaci biologici” che in una larga parte dei pazienti con asma grave riescono, con somministrazioni sottocutanee mensili o bimensili, a far star bene i pazienti, molte volte completamente bene (la cosiddetta “remissione”) , permettendo loro una vita sostanzialmente normale, senza riacutizzazioni e senza la necessità di ricorrere al cortisone per via orale. È importante che vengano tempestivamente identificati ed avviati ai Centri pneumologici della zona o di riferimento regionale, per avviare queste terapie che stanno davvero cambiando la storia dell’asma. La morte per asma oggi è un evento che è possibile azzerare, attraverso una corretta valutazione del paziente e la scelta dei farmaci e delle strategie da adottare».

Com’è la situazione a Pisa?

«L’epidemiologica dell’asma nella nostra zone di Pisa è stata studiata da tempo e ripetutamente dal gruppo di Epidemiologia del CNR di Pisa, e dagli anni’90 fino ai’20 si è osservato un sensibile incremento sia della diagnosi di asma che dei sintomi suggestivi di asma, arrivando a interessare quasi l’8% della popolazione generale. Certamente molte forme di asma sono lievi-moderate che possono essere ben trattate con minimi livelli di terapia, ma una percentuale dei soggetti asmatici valutabile attorno al 5-10% è affetto da asma grave che continua a dare sintomi importanti, gravi riacutizzazioni e spesso accessi al Pronto Soccorso o ricovero in ospedale nonostante una cura apparentemente adeguata.

Quale aggettivo userebbe per indicare il livello di mortalità in Italia?

«La malattia risponde bene alla terapia, ma ci sono ancora oggi casi di morte. I dati mondiali prevedono oltre 400. 000 morti per asma nel mondo alla fine di questo decennio. Anche in Italia la mortalità per asma è rilevante dai dati dell’ISTAT, pur con una sensibile riduzione negli ultimi anni, e sembra di gran lunga prevalente tra i soggetti oltre gli 80 anni. Tuttavia il numero di morti nella fascia di età inferiore a 40 anni non è piccolo, oltre 70 soggetti all’anno in Italia nel periodo 2009-2012».

Che differenza c’è nel decorso dell’adulto e del bambino?

«Due scenari: la morte per asma nel bambino e nel giovane adulto e quella nell’anziano. Nel giovane, la cosiddetta “asma fatale” è un evento raro, ma che fa notizia. Qui a Pisa abbiamo assistito ad alcuni eventi: giovani asmatici che improvvisamente hanno un attacco grave che porta a morte a domicilio o al Pronto Soccorso. Casi che compaiono sulle prime pagine dei giornali. Occorre poi considerare gli arrivi al Pronto Soccorso in gravi condizioni, ma che fortunatamente vengo salvati, talora anche con manovre rianimatorie. Il prototipo è: paziente adolescente o giovane adulto, con storia di asma infantile, modesti sintomi occasionali che tratta con il solo broncodilatatore (il ben conosciuto Ventolin) senza fare terapia regolare con i cortisonici inalatori (la prima scelta nella terapia dell’asma) e che improvvisamente o per esposizione massicia ad allergeni o invece per importanti infezioni virali, ha un attacco grave che non risponde a multiple dosi di Ventolin».

Ed i casi gravi in Italia?

«In Italia sono stati censiti, tra il 2013 e il 2015, 23 casi di asma fatale, tutti (tranne uno) con età inferiore a 41 anni, che non facevano terapia regolare ed usavano solo Ventolin al bisogno. Ciò sottolinea come anche nelle forme apparentemente lievi sia necessario usare strategie che mantengano sotto controllo l’infiammazione bronchiale persistente. Da alcuni anni i documenti (www. ginasma. it) hanno stabilito le strategie consigliate in questi pazienti a rischio. Nell’adulto e nell’anziano, la morte per asma è dovuta in gran parte dalla gravità dell’asma, che risponde poco alle terapie abituali o gestita in maniera scorretta facendo spesso abuso del cortisone per via orale. In tali sostituzioni, anche la presenza do concomitanti malattie giocano un ruolo determinante nella gravità dell’asma. Per questi esistono già da anni i farmaci moderni, i “farmaci biologici” che in una larga parte con asma grave riescono, con somministrazioni sottocutanee mensili o bimensili, a far star bene i pazienti, molte volte completamente bene (la “remissione”) , permettendo una vita sostanzialmente normale, senza riacutizzazioni e senza la necessità di ricorrere al cortisone per via orale. È importante che vengano tempestivamente identificati ed avviati ai centri pneumologici della zona o di riferimento regionale, per avviare terapie che stanno davvero cambiando la storia dell’asma».

La morte si può quindi evitare?

«La morte per asma oggi è un evento che è possibile azzerare, attraverso una corretta valutazione del paziente e la scelta dei farmaci e delle strategie da adottare».

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