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La primavera è arrivata in anticipo sul mercato europeo del gas, dove il prezzo continua a scendere. Anche la soglia dei 25 euro per Megawatt ha ceduto al ribasso al Ttf, hub di riferimento per il Vecchio continente, dove nella seduta di mercoledì 14 si è toccato un minimo di 24,5 euro.
Era da otto mesi che il combustibile non scambiava a un prezzo così basso. E per ritrovare valutazioni analoghe nel periodo invernale bisogna andare più indietro nel tempo, fino al 2021, quando la guerra in Ucraina non era ancora cominciata e il gas russo ci riforniva in grandi quantità, con costi contenuti.
La grande crisi energetica, arrivata al culmine nel 2022, aveva fatto impennare il gas fino a valori superiori a 340 euro/MW.
L’emergenza adesso sembra lontana, anche se scommettere su un’ulteriore forte riduzione dei prezzi rischia di essere un azzardo visto che gran parte del fabbisogno europeo oggi è soddisfatto dal gas liquefatto (strutturalmente più costoso rispetto a quello recapitato via pipeline) e viste le incertezze che ancora permangono all’orizzonte. Tra queste, la scadenza a fine anno del contratto per il transito in Ucraina delle forniture di Gazprom, che non sono ancora azzerate.
In Italia ad esempio il gas russo arriva tuttora (proprio via Ucraina), sia pure in misura molto ridotta rispetto a un tempo e in forza di contratti non facilmente rescindibili. L’Austria – che non avendo un affaccio sul mare non può importare direttamente Gnl – ha addirittura aumentato la sua dipendenza da Mosca,spingendosi a uno sbalorditivo 98% a dicembre: un dato che ha sollevato scandalo a Vienna, spingendo il ministero dell’Energia a studiare soluzioni per consentire a Omv di sottrarsi agli obblighi legali con Gazprom.
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