E’ morto Stefano Gheller, paladino della lotta per il fine vita. L’Ulss: «Niente suicidio assistito»

admin
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BASSANO DEL GRAPPA – Stefano Gheller, 51 anni, è morto oggi, 22 febbraio 2024, in ospedale a Bassano: soffriva di una grave forma di distrofia muscolare. Gheller,…

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BASSANO DEL GRAPPA – Stefano Gheller, 51 anni, è morto oggi, 22 febbraio 2024, in ospedale a Bassano: soffriva di una grave forma di distrofia muscolare. Gheller, originario di Cassola, era un paladino della battaglia per il suicidio medicalmente assistito e il suo riconoscimento nella legge per il fine vita, bocciata in Veneto nelle settimane scorse. Nello scorso dicembre era stato ricoverato in Pneumologia con un quadro clinico aggravato da una polmonite. L’Ulss 7 Pedemontana precisa che «Gheller è morto in seguito a complicanze sopraggiunte alla patologia che ne aveva determinato il ricovero. È stato assistito da diversi specialisti, tra cui l’equipe di Cure Palliative, che già aveva in carico il paziente e che si è adoperata per ridurre la sua condizione di sofferenza. Non è stata attivata la procedura del suicidio assistito» pur avendo avuto per primo, nei mesi scorsi, l’autorizzazione dalla sanità veneta.

«Non ha paura della morte»

«Non ho alcuna paura della morte – aveva detto qualche tempo fa – ma della sofferenza che la precede». Gheller soffriva di una grave forma di distrofia muscolare facio-scapolo-omerale che aveva ereditato dalla madre. Ai giornalisti e allo stesso presidente del Veneto Luca Zaia aveva sempre detto di non voler morire, ma di voler decidere quando lasciare la vita nel momento in cui il dolore fosse diventato insopportabile. L’uomo, residente a Cassola, era attaccato al ventilatore da 35 anni. Il 13 ottobre 2022 aveva ottenuto dall’Azienda sanitaria Pedemontana la possibilità di accedere al suicidio assistito. «La notizia che potrò porre fine alla mia esistenza quando la sofferenza diventerà insopportabile – aveva ripetuto – mi ha fatto amare ancora di più la vita». 

Zaia: «La sua scomparsa mi lascia sgomento»

«Abbiamo sperato fino all’ultimo che Stefano potesse veder migliorare le proprie condizioni fisiche. Ho seguito quotidianamente l’evoluzione della sua malattia, tramite il direttore generale Bramezza e la direzione dell’ospedale di Bassano. La notizia della scomparsa mi ha lasciato sgomento». Lo dice il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, commentando la notizia della scomparsa di Stefano Gheller. «Sapevo che le condizioni erano critiche – aggiunge -, ma l’epilogo è stato davvero repentino. Se ne va un’icona dei diritti civili, e delle battaglie per i diritti civili. Ho conosciuto Stefano dopo la famosa domanda per il suicidio assistito, che volle presentare e che ottenne dopo l’iter amministrativo portato avanti. Ma ricordiamoci che Stefano aveva anche già sottoscritto le sue Dat, le disposizioni anticipate di trattamento, quindi il suo testamento biologico. Una volontà che è stata rispettata in questa fase ultima della sua vita». «Stefano – prosegue Zaia- ci ha lasciati fisicamente, ma non se ne va, non solo come ricordo ma anche per le azioni che ha voluto portare avanti col suo impegno. Debbo dire che è stato sempre un grande sostenitore delle libertà. È stato una persona che ha amato la vita. Ricordo quando nel nostro primo incontro mi ha parlato di investire risorse per creare in Veneto le spiagge per disabili gravi. Ed anche quando gli ho dato una mano per cambiare l’auto con la quale amava muoversi, in una costante ricerca di conoscenza e libertà. Stefano era un ragazzo intelligentissimo, che io non dimenticherò mai».

L’associazione Luca Coscioni

«Ci uniamo al dolore della sorella Cristina e a chi ha voluto bene a Stefano – dichiarano – Filomena Gallo, Marco Cappato e Diego Silvestri, rispettivamente Segretaria Nazionale, Tesoriere e coordinatore Cellula Padova e Vicenza dell’Associazione Luca Coscion – La sua lotta per poter restare fino alla fine libero di poter decidere sulla sua vita, e dunque anche sul suo morire, è stata condotta con coraggio e determinazione letteralmente straordinari. Nonostante gli ostacoli inimmaginabili che ha dovuto affrontare, Stefano ha mantenuto una carica e una serenità contagiosa. Essere riuscito ad ottenere la possibilità di accedere al “suicidio assistito”, anche se poi ha seguito una strada diversa, ha rappresentato un precedente fondamentale per le altre persone malate in Veneto e in tutta Italia»

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Il Gazzettino

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