Dieta flexitariana: principi, schema, pro e contro

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Nel regime alimentare flessibile, come suggerisce il termine flexi, sono favoriti i vegetali, ma figurano anche carne e pesce

Una delle diete che piacciono di più, perché non troppo rigida e flessibile, come suggerisce in effetti il nome, è la dieta flexitariana. Carne e pesce non sono banditi, ma ne viene limitato il consumo, mentre si dà ampio spazio a cereali, legumi, ortaggi. Questo regime alimentare viene apprezzato anche perché, in questo modo, ha un impatto ambientale inferiore ed è più sostenibile. 

 

Chi ha lanciato la dieta flexitariana?

Il nome deriva dalla combo lessicale tra gli aggettivi flessibile e vegetariano. Della dieta flexitariana così concepita si è cominciato a parlare in tempi piuttosto recenti, quando anche in Italia si è diffuso un libro dedicato all’argomento e intitolato The Flexitarian Diet: The Mostly Vegetarian Way to Lose Weight, Be Healthier, Prevent Disease, and Add Years to Your Life. L’autrice e ideatrice del metodo è la dietologa a stelle e strisce Dawn Jackson Blatner

 

Benefici della dieta

Oltre al fatto che non è drastica e fa bene anche all’ambiente, la dieta flexitariana presenta alcuni vantaggi. Secondo la sua ideatrice, la Blatner, chi la segue: 

– pesa il 15% in meno di chi non la sceglie e “carica” sulla carne

– vive in media tre anni in più rispetto alla controparte che opta per un regime alimentare ipercalorico con eccesso di alimenti raffinati.

 

Quanto si perde? 

Seguendo attentamente le indicazioni – previo consulto con il proprio medico di fiducia – e facendo regolare movimento, la dieta flexitariana potrebbe permettere di perdere fino a 4 chili in 14 giorni. L’apporto calorico giornaliero è di circa 1500 calorie, suddivise tra colazione (300), spuntino mattutino (150), pranzo (400), spuntino pomeridiano (150) e cena (500). 

 

Come è articolata la dieta? 

Ma, concretamente, che cosa significa seguire una dieta flexitariana? Come abbiamo detto, non si deve dire no a priori alla carne e al pesce, limitati a due o tre pasti settimanali.  

 

Ecco altri pilastri della dieta flexitariana

 

verdure fresche senza amido (peperoni, fagiolini, cavolfiore) e frutta fresca (arance, mele, uva, frutti di bosco) sono i grandi protagonisti da cui arriva il 40% del fabbisogno settimanale; 

– un minimo di accortezza in più ci vuole con gli ortaggi amidacei, cioè piselli, patata dolce, zucca;

– i cereali preferibilmente integrali, come farro, grano saraceno, quinoa devono essere consumati spesso; 

– via libera anche a legumi, principale fonte di proteine vegetali, e alla frutta secca come le mandorle, i pistacchi e gli anacardi e i semi di lino o chia, ricchi di minerali e Omega 3; 

– insieme cereali e legumi devono rappresentare il 40% del fabbisogno alimentare della settimana;

– sì a uova e latticini;

– in tutto il fabbisogno settimanale che deriva da fonti animali non deve superare il 20%;

– meglio preferire sempre cibi naturali e poco elaborati a quelli lavorati; 

 

Cosa è concesso e cosa no

Non sono esclusi nemmeno piccoli peccati di gola, purché con parsimonia, come un quadretto di cioccolato, un calice di vino, qualche fetta di insaccato. Vanno limitati golosità dolci e alimenti zuccherati. Per dare sapore nei cibi che ti prepari nella dieta flexitariana puoi usare erbe e spezie: dall’origano al timo fino allo zenzero e alla curcuma. 

 

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